Io sono la luce eterna, il sole è un'ombra della mia luce.

6° «Figlia mia, vieni, prega la mia cara Mamma che ti faccia un po' di posticino nel suo seno materno, affinché tu stessa vedi lo stato doloroso in cui mi trovo». Onde mi pareva col pensiero che la nostra Regina Mamma, per contentare a Gesù, mi faceva un po' di posto e mi met­teva dentro. Ma era tale e tanta l'oscurità che non lo vedevo, solo sen­tivo il suo respiro; e lui nel mio interno seguiva a dirmi: «Figlia mia, guarda un altro eccesso del mio amore. Io sono la luce eterna, al sole è un'ombra della mia luce, ma, vedi dove mi ha condotto il mio amore, in che oscura prigione Io sono. Non c'è uno spiraglio di luce, è sempre notte per me, ma notte senza stelle, senza riposo, sempre desto. Che pena! La strettezza della prigione senza potermi menomamente muovere, le fitte tenebre; anche il respiro, respiro per mezzo del respiro della mia Mamma, oh! come è stentato! E poi, aggiungi le tenebre delle colpe delle creature: ogni colpa era una notte per me, che unendosi insieme formavano un abisso d'oscurità senza sponde. Che pena! Oh eccesso del mio amore, farmi passare d'una immensità di luce, di larghezza, in una profondità di fitte tenebre e di tale strettezze fino a mancarmi la libertà del respiro, e ciò tutto per amore delle creature»! E mentre ciò diceva gemeva, quasi con gemiti soffocati per mancanza di spazio, e pian­geva. Io mi struggevo in pianto, lo ringraziavo, lo compativo, volevo fargli un po' di luce col mio amore come lui mi diceva; ma chi può dire tutto? La stessa voce interna soggiungeva: «Basta per ora, e passa al settimo eccesso del mio amore».

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