Le 24 Ore della Passione di N.S.G.C.

La terza ora di agonia nell'Orto di Getsemani

SETTIMA ORA

dalle 11 alla mezzanotte


Preghiera di Preparazione

O Signor mio Gesù Cristo, prostrata alla tua divina presenza, supplico l’amorosissimo tuo cuore che voglia ammettermi alla dolorosa meditazione delle 24 ore, in cui per nostro amore tanto volesti patire nel corpo adorabile e nell’anima tua santissima fino alla morte di croce. Deh! dammi aiuto, grazia, amore, profonda compassione e intelligenza dei tuoi patimenti, mentre ora medito la Settima Ora, dalle 11 alla mezzanotte.

E per quelle che non posso meditare, ti offro la volontà che avrei di farle, e intendo intenzionalmente meditarle in tutte le ore che sono costretta o ad applicarmi ai miei doveri o a dormire.

Accetta, o misericordioso Signore, la mia amorosa in­tenzione, e fa che sia di profitto per me e per molti come se effettivamente e santamente eseguissi quanto desidererei praticare. Intanto grazie ti rendo, o mio Gesù, che per mezzo della preghiera mi chiami all’unione con te, e per piacerti di più, prendo i tuoi pensieri, la tua lingua, il tuo cuore, e con questo intendo pregare, fondendomi tutta nella tua Volontà e nel tuo amore; e stendendo le braccia per abbracciarti, poggio la mia testa sul tuo cuore ed incomincio.


Orazione preparatoria prima di ogni ora di agonia nell’Orto

O mio divino Redentore Gesù, deh! Conducimi con te, insieme ai tuoi tre cari apostoli, per assistere alla tua agonia nell’Orto degli Ulivi. Ammonita dal dolce rimprovero che tu facesti a Pietro e agli altri due dormienti discepoli, io voglio vegliare almeno un’ora con te nel Getsemani; voglio sentire almeno una trafittura del tuo cuore agonizzante, un alito del tuo affannoso respiro. Voglio fissare il mio sguardo sul tuo divin volto e contemplare come s’impallidisce, come si turba, come trambascia, come si curva fino alla polvere.

Già vedo, o penante mio Gesù, come la tua persona vacilla e cade, or da un lato, or dall’altro, come le tue amorose mani irrigidite s’intrecciano. Comincio a sentire i gemiti, le grida di amore e d’incomprensibile dolore che levi al cielo. O mio Gesù, agonizzante nel tetro Orto di Getsemani, fa scorrere su di me, in quest’ora che ti terrò compagnia, un rivolo, uno spruzzo di quell’adora­bilissimo sangue che scorre come torrenti da tutte le tue adorabili membra. Oh, lavacro preziosissimo del mio Sommo Bene che per me agonizza! Deh! Che io ti succhi, ti beva fino all’ultima stilla, e con te succhi e beva un sorso almeno dell’amaro calice del Diletto, e senta dentro di me le pene del suo divin cuore, anzi senta spezzarmi il cuore per il pentimento di aver offeso il mio Signore, che per me si riduce all’agonia di morte.

Ah, mio Gesù! Dammi grazia, dammi aiuto di penare, sospirare e piangere con te, almeno un’ora sola nell’Or­to degli Ulivi!

O Addolorata Madre Maria, fammi sentire la compassione del tuo trafitto cuore per Gesù agonizzante nel Getsemani. Così sia.


La terza ora di agonia nell’Orto di Getsemani

Dolce mio bene, il cuore più non mi regge: ti guardo e vedo che continui ad agonizzare. Il sangue a rivi ti scorre da tutto il corpo ed in tanta copia che, non reggendo più in piedi, ne sei caduto in un lago. O mio Amore, mi si spezza il cuore nel vederti sì debole e sfinito! Il tuo adorabile volto e le tue mani creatrici poggiano in terra e s’imbrattano di sangue. Parmi che ai fiumi di iniquità che le creature ti mandano, tu voglia dare fiumi di sangue per fare che queste colpe restino affogate in esso, e così con esso dare a ciascuno il rescritto del tuo perdono. Ma, deh, o mio Gesù, sollevati! È troppo ciò che soffri! Basti fin qui al tuo amore. E mentre pare che il mio amabile Gesù muoia nel proprio sangue, l’amore gli dà nuova vita. Lo vedo muoversi stentatamente, si alza e, così intriso di sangue e di fango, par che voglia camminare, e, non avendo forza, a stento si trascina.

Dolce mia Vita, lascia che ti porti fra le mie braccia. Vai forse dai cari discepoli? Ma quale non è il dolore del tuo adorabile cuore nel trovarli di nuovo addormentati! E tu, con voce tremula e fioca li chiami:

“Figli miei, non dormite. L’ora è vicina. Non vedete come mi sono ridotto? Deh, aiutatemi, non mi abbandonate in queste ore estreme!”.

E quasi vacillante, stai per cadere vicino a loro, mentre Giovanni stende le braccia per sorreggerti. Sei tanto irriconoscibile che, se non fosse stato per la soavità e dolcezza della tua voce, non ti avrebbero riconosciuto. Poi, raccomandando loro la veglia e la preghiera, ritorni nell’orto, ma con una seconda trafittura nel cuore. In questa trafittura vedo, mio Bene, tutte le colpe di quelle anime che, nonostante le manifestazioni dei tuoi favori in doni, baci e carezze, nelle notti della prova, dimenticando il tuo amore e i tuoi doni, sono rimaste come assopite ed assonnate, perdendo così lo spirito di continua preghiera e di veglia.

Mio Gesù, è pur vero che dopo aver visto te, dopo aver gustato i tuoi doni, rimanerne privi e resistere, ci vuol gran forza. Solo un miracolo può far che tali anime reggano alla prova. Perciò, mentre ti compatisco per queste anime, le cui negligenze, leggerezze e offese sono le più amare al tuo cuore, ti prego che, qualora esse giungessero a dare un solo passo che possa menomamente dispiacerti, tu le circondi di tanta grazia, da arrestarle, perché non perdano lo spirito di continua preghiera.

Mio dolce Gesù, mentre ritorni nell’orto, pare che tu non ne possa più: alzi al cielo la faccia intrisa di sangue e di terra, e ripeti la terza volta:

“Padre, se è possibile, passi da me questo calice. Padre Santo, aiutami! Ho bisogno di conforto. È vero che per le colpe addossatemi sono nauseante, ributtante, l’ultimo fra gli uomini innanzi alla tua maestà infinita. La tua giustizia è sdegnata verso di me. Ma guardami, o Padre, son sempre tuo Figlio, che formo una sola cosa con te. Deh, aiuto, pietà, o Padre! Non mi lasciare senza conforto!”.

Poi mi pare di sentire, o dolce mio Bene, che chiami in aiuto la cara Mamma:

“Dolce Mamma, stringimi fra le tue braccia come mi stringevi bambino. Dammi quel latte che succhiai da te, per ristorarmi e raddolcire le amarezze della mia agonia. Dammi il tuo cuore, che formava tutto il mio contento. Mamma mia, Maddalena, cari apostoli, voi tutti che mi amate, aiutatemi, confortatemi, non mi lasciate solo in questi momenti estremi. Fate tutti corona a me d’intor­no, datemi per conforto la vostra compagnia, il vostro amore!”.

Gesù, Amore mio, chi può resistere nel vederti in questi estremi? Qual cuore sarà mai sì duro, che non si spezzi nel vederti così affogato nel sangue? Chi non ver­serà a torrenti lacrime amare nel sentire gli accenti tuoi dolorosi che cercano aiuto e conforto? Mio Gesù, conso­lati: già vedo il Padre che ti spedisce un angelo per conforto ed aiuto, onde uscire da questo stato di agonia e poterti dare in mano ai giudei. E mentre starai con l’an­gelo, io girerò cielo e terra. Tu mi permetterai di prendere questo sangue che hai versato, affinché possa darlo a tutti gli uomini come pegno della salvezza di ciascuno, e portarti per conforto ed in ricambio i loro affetti, palpiti, pensieri, passi ed opere.

Celeste Mamma mia, vengo da te per andare insieme da tutte le anime, dando loro il sangue di Gesù. Dolce Mamma, Gesù vuol conforto, e il maggior conforto che gli possiamo dare è portargli anime. Maddalena, accompagnaci. Angeli tutti, venite a vedere come è ridotto Gesù. Egli vuole da tutti conforto, ed è tale e tanto l'abbat­timento in cui si trova, che non rifiuta nessuno.

Mio Gesù, mentre bevi il calice pieno d’intense amarezze che il celeste Padre ti ha mandato, sento che più sospiri, gemi, deliri, e con voce soffocata dici:

“Anime, anime, venite, sollevatemi. Prendete posto nella mia umanità: vi voglio, vi sospiro. Deh, non siate sorde alle mie voci, non rendete vani i miei desideri ardenti, il mio sangue, il mio amore, le mie pene! Venite, anime, venite!”.

Delirante Gesù, ogni tuo gemito e sospiro è una ferita al mio cuore che non mi dà pace, per cui faccio mio il tuo sangue, il tuo Volere, l’ardente tuo zelo, il tuo amore e, girando cielo e terra, voglio andare per tutte le anime per dar loro il tuo sangue come pegno della loro salvezza, e portarle a te per calmare le tue smanie, i tuoi deliri e raddolcire le amarezze della tua agonia. E mentre ciò farò, tu accompagnami col tuo sguardo.

Mamma mia, vengo da te, perché Gesù vuole anime, vuol conforto. Dunque, dammi la tua mano materna e giriamo insieme per tutto il mondo in cerca di anime. Racchiudiamo nel suo sangue gli affetti, i desideri, i pensieri, le opere, i passi di tutte le creature, e gettiamo nelle loro anime le fiamme del suo cuore, affinché si arrendano. E così chiuse nel suo sangue e trasformate nel­le sue fiamme, le condurremo intorno a Gesù, per raddolcire le pene della sua amarissima agonia.

Angelo mio custode, precedici tu, va’ disponendo le anime che devono ricevere questo sangue, affinché nessuna goccia resti senza il suo copioso effetto.

Mamma mia, presto, giriamo! Vedo lo sguardo di Gesù che ci segue, sento i suoi singhiozzi ripetuti che ci spingono ad affrettare il nostro compito.

Ed ecco, o Mamma, ai primi passi già siamo alle por­te delle case dove giacciono gli infermi. Quante membra straziate! Quanti, sotto l’atrocità degli spasimi, prorompono in bestemmie e tentano togliersi la vita! Altri sono abbandonati da tutti e non hanno chi presti loro una parola di conforto, i più necessari soccorsi, e perciò maggiormente imprecano e si disperano.

Ah, Mamma! Sento i singhiozzi di Gesù che si vede ricambiate in offese le sue più care predilezioni d’amore che fan patire le anime per renderle simili a Sé. Deh! Diamo loro il suo sangue, affinché somministri ad esse gli aiuti necessari e con la sua luce faccia comprendere il bene che c’è nel patire e la somiglianza che acquistano di Gesù.

E tu, Mamma mia, mettiti vicino a loro e, come madre affettuosa, tocca con le tue mani materne le loro membra addolorate, lenisci i loro dolori, prendile fra le tue braccia, e dal tuo cuore versa torrenti di grazie su tutte le loro pene. Fa compagnia agli abbandonati, consola gli afflitti, a chi manca di mezzi necessari disponi tu anime generose per soccorrerli; a chi si trova sotto l’atrocità degli spasimi impetra tregua e riposo, onde, rinfrancati, possano con più pazienza sopportare quanto Gesù dispone per loro.

Giriamo ancora ed entriamo nelle stanze dei moribon­di. Mamma mia, che terrore! Quante anime stanno per cadere nell’inferno! Quanti, dopo una vita di peccato, vogliono dare l’ultimo dolore a quel cuore ripetutamente trafitto, coronando l’ultimo anelito con un atto di disperazione! Molti demoni stanno intorno ad essi, gettando nei loro cuori terrore e spavento dei divini giudizi, e così dar l’ultimo assalto per condurli all’inferno. Vorrebbero sprigionare le fiamme infernali per avvolgerli in esse e così non dar luogo alla speranza. Altri, allacciati dai vin­coli della terra, non sanno rassegnarsi a dare l’ultimo passo.

Deh, o Mamma, i momenti sono estremi, essi hanno molto bisogno di aiuto! Non vedi come tremano, come si dibattono tra gli spasimi dell’agonia, come chiedono aiuto e pietà? Già la terra è sparita per loro. Mamma Santa, metti la tua mano materna sulla loro gelida fronte, accogli tu gli ultimi loro aneliti, diamo a ciascun moribondo il sangue di Gesù, e così mettendo in fuga i demoni, li disponga tutti a ricevere gli ultimi sacramenti e ad una buona e santa morte. Per conforto diamo loro le agonie di Gesù, i suoi baci, le sue lacrime, le sue piaghe; rompiamo i lacci che li tengono avvinti, facciamo sentire a tutti la parola del perdono e gettiamo tale fiducia nel cuore, da farli slanciare nelle braccia di Gesù. Gesù, quando li giudicherà, li troverà coperti col suo sangue, abbandonati nelle sue braccia e a tutti darà il suo perdono.

Giriamo ancora, o Mamma. Il tuo sguardo materno guardi con amore la terra e si muova a compassione di tante povere creature che hanno bisogno di questo sangue. Mamma mia, mi sento spingere dallo sguardo inda­gatore di Gesù a correre perché vuole anime; sento i suoi gemiti nel fondo del mio cuore che mi ripetono:

“Figlia mia, aiutami, dammi le anime!”.

Ma vedi, o Mamma, come la terra è piena di anime che stanno per cadere nel peccato, e Gesù erompe in pianto nel vedere il suo sangue subire nuove profanazioni. Ci vorrebbe un miracolo che ne impedisse la caduta. Perciò diamo loro il sangue di Gesù onde trovino in esso la forza e la grazia per non cadere nel peccato.

Un altro passo ancora, o Mamma, ed ecco anime già cadute nella colpa, le quali vorrebbero una mano per rialzarsi. Gesù le ama, ma le guarda inorridito perché infangate, e la sua agonia si fa più intensa. Diamo loro il sangue di Gesù, onde trovino la mano che le rialzi. Vedi, o Mamma, sono anime che hanno bisogno di questo sangue, anime morte alla grazia. Oh, com’è deplorevole il loro stato! Il cielo le guarda e piange con dolore, la terra le mira con ribrezzo, tutti gli elementi son contro di loro e le vorrebbero distruggere, perché nemiche del Creatore. Deh, o Mamma, il sangue di Gesù contiene la vita! Diamolo adunque, affinché al tocco di esso, queste anime risorgano e risorgano più belle da far sorridere tutto il cielo e tutta la terra.

Giriamo ancora, o Mamma. Vedi, ci sono anime che portano l’impronta della perdizione, anime che peccano e fuggono da Gesù, che l’offendono e disperano del suo perdono. Sono queste i nuovi Giuda sparsi sulla terra e che trafiggono quel cuore tanto amareggiato. Diamo loro il sangue di Gesù, affinché questo sangue cancelli l’impronta della perdizione e vi imprima quella della salvezza, vi getti nei loro cuori tale fiducia e amore dopo la colpa, da farle correre ai piedi di Gesù e stringersi a quei piedi divini, per non distaccarsene mai più.

Vedi, o Mamma, vi sono anime che corrono all’im­pazzata verso la perdizione e non vi è chi arresti la loro corsa. Deh! Mettiamo questo sangue avanti ai loro piedi, affinché al tocco e alla luce di esso, alle sue voci supplichevoli che le vuol salve, possano indietreggiare e mettersi sulla via della salvezza.

Continuiamo, o Mamma, a girare. Vedi, vi sono anime buone, anime innocenti in cui Gesù trova le sue compiacenze ed il riposo nella creazione, ma le creature stanno intorno a loro con tante insidie e scandali, per strappare questa innocenza e cambiare le compiacenze ed il riposo di Gesù in pianto e amarezze, come se non avessero altra mira se non quella di dare continui dolori a quel cuore divino. Suggelliamo e circondiamo dunque la loro innocenza col sangue di Gesù come un muro di difesa, affinché non entri in esse la colpa. Con esso met­ti in fuga chi vorrebbe contaminarle e conservale illibate e pure, affinché Gesù trovi il suo riposo nella creazione e tutte le sue compiacenze, e per amor loro si muova a pietà di tante altre povere creature. Mamma mia, mettia­mo queste anime nel sangue di Gesù, leghiamole e rileghiamole col santo Voler di Dio, portiamole nelle sue braccia e, con le dolci catene del suo amore, leghiamole al suo cuore per raddolcire le amarezze della sua mortale agonia.

Ma senti, o Mamma, questo sangue grida e vuole altre anime ancora. Corriamo insieme, e portiamoci nelle regioni degli eretici e degli infedeli. Quanto dolore non sente Gesù in queste regioni! Egli, che è vita di tutti, non ha in contraccambio neppure un piccolo atto d’amo­re, non è conosciuto dalle sue stesse creature. Deh! O Mamma, diamo loro questo sangue, affinché fughi le tenebre dell’ignoranza e dell’eresia, faccia comprendere che hanno un’anima ed apra ad esse il cielo. Poi mettia­mole tutte nel sangue di Gesù, conduciamole intorno a lui come tanti figli orfani ed esiliati che trovano il loro Padre, e così Gesù si sentirà confortato nella sua amarissima agonia.

Ma Gesù sembra che non sia ancora contento, perché vuole altre anime ancora. Le anime moribonde di queste regioni se le sente strappare dalle sue braccia per andare a cadere nell’inferno. Già queste anime stanno per spirare e precipitare nell’abisso; nessuno è vicino a loro per salvarle; il tempo manca, i momenti sono estremi, si perderanno certo! No, Mamma, questo sangue non sarà sparso inutilmente per esse! Perciò voliamo subito da loro, versiamo il sangue di Gesù sul loro capo onde serva loro da battesimo ed infonda in esse fede, speranza ed amore. Mettiti, o Mamma, vicino a loro, supplisci a tut­to quello che loro manca. Anzi fatti vedere: sul tuo volto splende la bellezza di Gesù, i tuoi modi sono tutti simili ai suoi, e così, vedendo te, con certezza potranno conoscere Gesù. Poi stringile al tuo cuore materno, infondi in esse la vita di Gesù che tu possiedi, dì che come loro madre le vuoi felici per sempre con te in cielo e così, mentre spirano, ricevile nelle tue braccia e fa che dalle tue passino in quelle di Gesù. E se Gesù, secondo i diritti di giustizia, mostrerà di non volerle ricevere, ricordagli l’amore con cui te le affidò sotto la croce, reclama i tuoi diritti di madre, così che al tuo amore ed alle tue preghiere, egli non saprà resistere, e, mentre contenterà il tuo cuore, contenterà anche i suoi ardenti desideri.

Ed ora, o Mamma, prendiamo questo sangue e diamo­lo a tutti: agli afflitti, perché ne ricevano conforto; ai po­veri, perché soffrano rassegnati la loro povertà; ai ten­tati, perché ottengano la vittoria; agli increduli, perché trionfi in loro la virtù della fede; ai bestemmiatori, perché cambino le bestemmie in benedizioni; ai sacerdoti, acciocché comprendano la loro missione e siano degni ministri di Gesù. Con questo sangue tocca le loro labbra, affinché non dicano parole che non siano di gloria a Dio, tocca i loro piedi, affinché li mettano in volo per andare in cerca di anime da condurre a Gesù.

Diamo questo sangue ai reggitori dei popoli, perché siano uniti fra loro e sentano mitezza ed amore verso i propri sudditi.

Voliamo ora nel purgatorio e diamolo anche alle anime purganti, perché esse tanto piangono, e reclamano questo sangue per la loro liberazione. Non senti, o Mamma, i loro gemiti, le smanie d’amore, le torture, come continuamente si sentono attratte verso il Sommo Bene? Vedi come Gesù stesso vuole purgarle più subito per averle a sé: le attira col suo amore, ed esse ne contraccambiano con continui slanci verso di lui. E mentre si trovano alla sua presenza, non potendo ancora sostenere la purità dello sguardo divino, sono costrette ad indietreggiare ed a piombare di nuovo nelle fiamme.

Mamma mia, scendiamo in questo carcere profondo e, versando su di esse questo sangue, portiamo loro la luce, quietiamo le loro smanie d’amore, smorziamo il fuoco che le brucia, purifichiamo le loro macchie, e così, libere da ogni pena, voleranno tra le braccia del Som­mo Bene. Diamo questo sangue alle anime più abbandonate, affinché trovino in esso tutti i suffragi che le creature negano loro. A tutte, o Mamma, diamo questo sangue, né priviamone nessuna, affinché tutte in virtù di esso trovino sollievo e liberazione. Fa da regina in queste regioni di pianto e di lamenti, stendi le tue mani ma­terne, e ad una ad una mettile fuori da queste fiamme ardenti, e fa che tutte prendano il volo verso il cielo.

Ed ora facciamo anche noi un volo verso il cielo. Mettiamoci alle porte eternali e permetti, o Mamma, che dia anche a te questo sangue per tua gloria maggiore. Questo sangue ti inondi di nuova luce e di nuovi contenti, e fa che questa luce scenda a pro di tutte le creature, per dare a tutti grazie di salvezza.

Mamma mia, dà anche a me questo sangue. Tu conosci quanto ne ho bisogno. Con le tue stesse mani materne ritoccami tutta con questo sangue e, ritoccandomi, purifica le mie macchie, sana le mie piaghe, arricchisci la mia povertà. Fa che questo sangue circoli nelle mie vene e mi ridoni tutta la vita di Gesù, scenda nel mio cuore e me lo trasformi nel cuore stesso di lui, mi abbel­lisca tanto che Gesù possa trovare tutti i suoi contenti in me.

Infine, o Mamma, entriamo nelle regioni celesti e diamo questo sangue a tutti i santi, a tutti gli angeli, affinché possano ricevere gloria maggiore, prorompere in ringraziamenti a Gesù e pregare per noi, onde in virtù di questo sangue li possiamo raggiungere.

E dopo aver dato a tutti questo sangue, portiamoci di nuovo da Gesù. Angeli, santi, venite con noi. Ah, lui sospira le anime! Vuol farle rientrare tutte nella sua umanità per dare a tutte i frutti del suo sangue. Mettiamole intorno a lui e si sentirà ritornare la vita e ricompensare dell’amarissima agonia che ha patito.

Ed ora, Mamma Santa, chiamiamo tutti gli elementi a fargli compagnia, affinché anche loro diano onore a Gesù.

O luce del sole, vieni a diradare le tenebre di questa notte per dare conforto a Gesù. O stelle, coi vostri tremuli raggi, scendete giù dal cielo, venite a dar conforto a Gesù. Fiori della terra, venite con i vostri profumi; uccelli, venite coi vostri gorgheggi; elementi tutti della terra, venite a confortare Gesù. Vieni, o mare, a rinfrescare e a lavare Gesù. Egli è il nostro Creatore, la nostra vita, il nostro tutto. Venite tutti a confortarlo, a prestargli omaggio come a nostro sovrano Signore. Ma, ahi, ché Gesù non cerca luce, stelle, fiori, uccelli. Egli vuole ani­me, anime!

Ecco, o dolce mio Bene, tutti insieme con te: ti è vicina la cara Mamma, riposati pure fra le sue braccia, ne avrà conforto anch'essa, stringendoti al seno, perché molta parte ha preso alla tua dolorosa agonia. È qui anche Maddalena, è qui Maria e tutte le anime amanti di tutti i secoli. Deh! O Gesù, accettale, e dì a tutte una parola di perdono e di amore, nel tuo amore legale tutte, affinché nessun’anima più ti sfugga.

Ma, ahi! A me sembra che tu dica:

“O figlia, quante anime a forza mi sfuggono e piombano nell’eterna rovina! Come potrà dunque calmarsi il mio dolore se un’anima sola io amo tanto, quanto amo tutte le anime insieme?”.

Agonizzante Gesù, pare che stia per spegnersi la tua vita: già sento il rantolo dell’agonia, i tuoi begli occhi sono eclissati dalla vicina morte, tutte le tue membra so­no abbandonate e spesso parmi che non più respiri. Mi sento scoppiare il cuore dal dolore. Ti abbraccio e ti sen­to gelido, ti scuoto e non dai segno di vita. Gesù, sei morto? Afflitta Mamma, angeli del cielo, venite a piangere Gesù e non permettete che io continui a vivere senza di lui, che già non posso. Me lo stringo più forte e sento che dà un altro respiro, e poi di nuovo non dà segni di vita. Lo chiamo: “Gesù, Gesù, Vita mia, non morire!”.

Ma già sento lo strepito dei tuoi nemici che vengono a prenderti. Chi ti difenderà nello stato in cui ti trovi?

E lui, scosso, pare che risorge da morte a vita, mi guarda e mi dice:

“Figlia, sei qui? Sei stata dunque spettatrice delle mie pene e delle tante morti che ho subito. Or sappi, o figlia, che in queste tre ore d’amarissima agonia nell’orto, ho racchiuso in me tutte le vite delle creature, ed ho soffer­to tutte le loro pene e la stessa loro morte, dando a ciascuna la mia stessa vita. Le mie agonie sosterranno le loro, le mie amarezze e la mia morte si cambieranno per loro in fonte di dolcezza e di vita. Quanto mi costano le anime! Ne fossi almeno contraccambiato! Tu hai visto che mentre morivo, ritornavo a respirare: erano le morti delle creature che sentivo in me”.

Mio affannato Gesù, giacché hai voluto racchiudere in te anche la mia vita e quindi anche la mia morte, ti prego, per questa tua amarissima agonia, di venirmi ad assistere nel punto della mia morte. Io ti ho dato il mio cuore per rifugio e riposo, le mie braccia per sostenerti e tutto il mio essere a tua disposizione, ed, oh, quanto vo­lentieri mi darei nelle mani dei tuoi nemici per poter morire io in vece tua!

Vieni, o Vita del mio cuore, in quel punto a ridarmi ciò che ti ho dato: la tua compagnia, il tuo cuore per let­to e riposo, le tue braccia per sostegno, il tuo respiro affannoso per alleviare i miei affanni, in modo che io, respirando, respirerò per mezzo del tuo respiro che, come aria purificatrice, mi purificherà da qualunque macchia e mi disporrà all’ingresso della eterna beatitudine.

Anzi, mio dolce Gesù, applicherai all’anima mia la tua stessa santissima umanità, in modo che tu, guardandomi, mi guardi attraverso te stesso e, guardando te stesso, non trovi nulla di che giudicarmi. Poi mi bagnerai nel tuo sangue, mi vestirai con la candida veste della tua Santissima Volontà, mi fregerai col tuo amore e, dandomi l’ultimo bacio, mi farai spiccare il volo dalla terra al cielo.

E ciò che voglio per me, fallo a tutti gli agonizzanti; stringili tutti nel tuo amplesso d’amore e, dando loro il bacio dell’unione con te, salvali tutti e non permettere che alcuno si perda.

Afflitto mio Bene, ti offro quest’ora in memoria della tua passione e morte, per disarmare la giusta collera di Dio per i tanti peccati, per la conversione di tutti i peccatori, per la pace dei popoli, per la nostra santificazione ed in suffragio delle anime purganti. 

Ma vedo che i tuoi nemici sono vicini e tu vuoi lasciarmi per andare loro incontro. Gesù, permettimi di darti un bacio sulle labbra, che Giuda ardirà baciare col suo bacio infernale, e di asciugarti il volto bagnato di sangue su cui ora pioveranno schiaffi e sputi. Stringimi forte al tuo cuore e non permettere che io mi separi mai da te. Ti seguo e tu benedicimi.


Riflessioni e Pratiche

Gesù, in questa terz’ora del Getsemani, chiese dal cielo aiuto, ed erano tante le sue pene, che chiese conforto anche dai suoi discepoli. E noi, in qualunque circostanza, dolore, sventura, chiediamo sempre aiuto dal cielo? E se anche ci rivolgiamo alle creature, facciamo ciò ordinatamente, presso chi può santamente confortarci? Siamo rassegnati almeno, se non abbiamo quei conforti che speravamo, servendoci della noncuranza delle creature per abbandonarci di più nelle braccia di Gesù?

Gesù fu confortato da un angelo. E noi, possiamo dire che siamo l’angelo di Gesù con lo starci intorno a lui per confortarlo e prendere parte alle sue amarezze? Ma, per poter fare da vero angelo a Gesù, è necessario prendere le pene come mandateci da lui, perciò come pene divine; solo allora possiamo osare di confortare un Dio tanto amareggiato. Altrimenti, se le pene le prendiamo in senso umano, non possiamo servircene per confortare que­st’Uomo-Dio, e quindi non possiamo fare da angeli.

Nelle pene che Gesù ci invia, pare ci mandi il calice dove noi dobbiamo mettere il frutto delle medesime; e queste pene, sofferte con amore e rassegnazione, si convertiranno in dolcissimo nettare per Gesù. In ogni pena diremo: “Gesù ci chiama a fare l’angelo intorno a lui; vuole i nostri conforti, e perciò ci fa parte delle sue pene”. 

Amor mio, Gesù, nelle mie pene cerco il tuo cuore per riposo, e nelle tue intendo darti riparo con le mie pe­ne, per scambiarcele insieme, ed io sia [così] il tuo angelo consolatore.


Orazione di ringraziamento dopo ogni ora di agonia nell’Orto

Grazie ti rendo, o dolcissimo mio Signore, che ti sei degnato di tenermi in tua compagnia per un’ora almeno, nella tremenda tua agonia nell’Orto. Ahi, che troppo scarso conforto hai potuto trovare in me, o mio buon Gesù! Ma il tuo infinito amore e la sovrabbondante carità del pietoso tuo cuore, ti fanno trovare sollievo anche nel minimo atto di compassione che la creatura ti dimostra. Ah! Non mi uscirà più dalla mente la vista della tua adorabile persona tremante, abbattuta, affranta, umiliata nella polvere e tutta sparsa di sudore di sangue nel cupo orrore del Getsemani. Io ho provato, o Gesù, che lo stare con te penante, il sentire anche una stilla dell’ango­sciosa amarezza del tuo divin cuore è la sorte più grande che può aversi su questa terra.

O Gesù, generosamente rinunzio alle terrene e fallaci cose; voglio te solo, oppresso, penante, afflitto mio Signore. Dall’Orto al Calvario voglio farti sempre fedele e dolce compagnia.

O Gesù, fammi catturare con te, trascinare con te ai tribunali; fammi parte degli oltraggi, degli insulti, degli sputi, degli schiaffi con cui i tuoi nemici ti copriranno. Conducimi con te da Pilato ad Erode, da Erode a Pilato. Legami con te alla colonna e fammi sentire una parte dei tuoi flagelli; dammi alquanto delle tue spine, Gesù, che mi trafiggano. Fa che con te io sia condannata a morire crocifissa: tu come vittima di amore per me, ed io come tua vittima espiatrice per i miei peccati.

Dammi la sorte del Cireneo per seguirti al Calvario, e lì fa che con te io sia inchiodata sulla croce e con te ago­nizzi e muoia.

O Addolorata Madre, che mi hai dato aiuto per compassionare Gesù agonizzante nell’Orto, dammi aiuto per stare con te crocifissa sulla stessa croce di Gesù, e di sapergli offrire le più degne riparazioni coi meriti stessi della sua passione e morte di croce. Così sia.


Preghiera di Ringraziamento

Mio amabile Gesù, tu mi hai chiamata in quest’Ora della tua passione a tenerti compagnia, ed io son venuta. Mi parve di vederti angosciato e dolente, pregare, riparare e patire, e con le voci le più tenere ed eloquenti perorare la salvezza delle anime. Ho cercato di seguirti in tutto e ora, dovendoti lasciare per le mie solite occupazioni, sento il dovere di dirti un Grazie e un Ti benedico.

Sì, o Gesù, Grazie ti ripeto le mille e mille volte, e ti lodo e benedico per tutto ciò che hai fatto e patito per me e per tutti. Grazie e Ti benedico per ogni goccia di sangue che hai versato, per ogni tuo respiro, palpito, passo, parola, sguardo, e per ogni amarezza e offesa che hai sopportato. Per tutto, o mio Gesù, intendo segnarti con un Grazie e un Ti benedico.

Deh, o Gesù, fa che tutto il mio essere ti mandi un flusso continuo di ringraziamenti e benedizioni, in modo da attirare su di me e su tutti il flusso delle tue grazie e benedizioni!

Deh, o Gesù, stringimi al tuo cuore colle tue santissime mani e segna tutte le particelle del mio essere col tuo Ti benedico, per fare che da me altro non possa uscire che un inno continuo verso di te! Perciò mi lascio in te, per seguirti in ciò che farai; anzi opererai tu stesso per me. Ed io, fin d’ora, lascio i miei pensieri in te per difenderti dai tuoi nemici, il respiro per corteggio e compagnia, il palpito per dirti sempre Ti amo e a rifarti dell’amore che non ti danno gli altri; le gocce del mio sangue a ripararti e a restituirti gli onori e la stima che ti tolgono i tuoi nemici con gl’insulti, sputi e schiaffi, e tutto il mio essere per guardia.

Dolce mio Amore, sebbene debbo attendere alle mie occupazioni, resto nel tuo cuore; ho paura d’uscirne. Tu mi terrai in te, non è vero? I nostri palpiti si intenderanno a vicenda e si confonderanno insieme in modo da darmi vita, amore, stretta unione inseparabile con te. Mio Gesù, se vedi che sto per sfuggirti, il tuo palpito si acceleri nel mio, le tue mani mi stringano più forte al tuo cuore, i tuoi occhi mi guardino e mi gettino saette di fuoco, affinché io, sentendoti, mi lasci subito tirare all'unione con te.

Deh, mio Gesù! Dammi il bacio del divino amore, abbracciami e benedicimi; io ti bacio nel dolcissimo tuo cuore, e mi resto in te.