[1] ANTOLOGIA di MEDITAZIONI sulla DIVINA VOLONTÀ

Il "Fiat Divino" nel "Padre Nostro"

Meditazione di Roberto Lorenzetto



Gesù in tutta la sua vita, ha creato per i suoi figli, solamente una preghiera: “Il Padre Nostro”. Viene naturale pensare allora, che dentro a quelle parole, Lui, essendo Dio, abbia voluto racchiudere un significato, una intenzione e una santificazione tutte particolari e speciali; mi verrebbe da dire: intenzioni non sante, ma DIVINE.

Anzi, questa preghiera, contiene tutto ciò che Gesù voleva insegnare all'uomo per lodare il Padre, per glorificarlo e per chiedergli tutto ciò di cui, lui uomo, avesse avuto bisogno.

Speciali nella “forma”, speciali nel “contenuto” e speciali nella “sostanza”, come pregava e auspicava anche San Giovanni Paolo II°, quando parlava della nuova evangelizzazione: quella evangelizzazione della quale il mondo, vedeva esserne assetato, e averne tanto bisogno.

Speciale nella “forma”: perché con questa preghiera, Gesù insegna alla creatura di offrire a Dio, non più sacrifici, o offerte di cose, di denaro, di animali, ma le insegna a chiamare in causa sé stessa e ad esibire la propria stessa persona; insegna a chiamare in causa e ad offrire sé stessa con e per amore; le insegna, ancora, a parlare e comunicare con Dio Padre, in un modo tutto nuovo: dandoGli del “TU”, un “Tu!” confidenziale, parlandoGli senza più contorni, senza lunghi discorsi che sanno solo di umano, ma soprattutto, come detto prima, le insegna a mettere in gioco tutta sé stessa.

Speciale nei “contenuti e nella sostanza”: perché ciò che insegna di chiedere al “Padre Celeste”, è quello di cui veramente e realmente ha bisogno, cioè le cose del Cielo, le cose di lassù, come dice S. Paolo, e non le cose della terra, come contrariamente spesso noi crediamo e pensiamo; quelle, ci dice nel Vangelo, ce le darà in sovrappiù. Non ha detto: “Di che vi preoccupate?… Cercate prima il Regno di Dio e la sua Giustizia, e il Padre Vostro che sta nei Cieli, che conosce ogni cosa, tutto il resto ve lo darà in sovrappiù”; e il Regno di Dio da chiedere, è il suo “Fiat” da vivere in noi, quello stesso che chiede nella sua preghiera; e la “sua giustizia”, è il dovere che la creatura ha di cercarlo questo Regno, per farlo proprio e viverci dentro.

Proviamo a pensare cosa possiamo arrivare a fare, col non domandare ciò che Gesù ci invita a chiedere: cioè, a non chiedere il suo Regno e la sua Giustizia, e pregarlo per altri scopi, è andare contro la sua stessa preghiera, cioè, contro la sua Volontà.

In questa preghiera, Gesù ha voluto lasciare all'amata creatura, il suo vero e autentico testamento d’Amore: infatti un figlio non può amare di più il Padre Celeste, di come lo ama il figlio che vive totalmente in sé stesso, questa preghiera; e il Padre Celeste non può amare di più suo figlio, con l’accogliere ed esaudire questa preghiera che il figlio Gli fa.

Se questa preghiera poi, è il suo “Testamento d’amore” per la creatura, questa preghiera è anche il “testamento d’amore” della creatura per il suo Dio.

Se pensiamo che a formarla nel suo Cuore, è stato Gesù, vuol dire che queste parole sono uscite, e continuano ad uscire ancora oggi, dal Cuore e dalla bocca di Dio Stesso. E se Gesù è Dio, ogni suo respiro vale più di mille creazioni, ogni suo pensiero, vale più di tutta l’Eternità, e ogni sua parola vale più di milioni di mondi uniti insieme: ecco perché è importante ogni parola di questa preghiera; ogni parola pesa quanto pesa Dio; teniamolo presente quando la recitiamo! Quindi ogni parola del “Padre Nostro” contiene in se un significato immenso di luce, di dolcezza, di verità, di pace, di purezza, di sapienza, di chiarezza e di amore.

Ora, guardando a Luisa Piccarreta e a quello che Gesù le ha fatto scrivere, mi viene da pensare che Gesù sia tornato a dettarle le “Verità” sulla Divina Volontà, proprio per spiegare con chiarezza e semplicità, cosa intendeva dire e chiedere al Padre Celeste, per le sue creature, nel “Padre Nostro”: questa preghiera, ripeto, è il Suo vero “Testamento d’amore” e in questa preghiera sono racchiuse tutte le “Verità” necessarie ed indispensabili, per mezzo delle quali le creature possono entrare e vivere appieno in questo suo Regno della Divina Volontà.

Con questa preghiera, Gesù ci fa capire che gli “scritti” che ha dato a Luisa, la sua piccola figlia, sono veramente la strada che conduce al Suo Regno, sono la porta che, SOLA, permette di entrarci dentro a questo Regno e viverci come cittadini del Regno Stesso, e non come estranei o intrusi.

Sembra che Gesù, con i “36 volumi”, “L’orologio della Passione di N.S.G.C.”, “La Vergine Maria nel regno della Divina Volontà”, e tutti gli altri scritti di Luisa, sia venuto a spiegare, come solo Lui sa fare, cosa aveva voluto e vuole tuttora chiedere a Dio Padre per la creatura, con la preghiera del “Padre NOSTRO”; e alla creatura, ad insegnare cosa fare per ottenere ciò che chiede al Padre con questa “Preghiera”.

Collegando il contenuto con gli scritti che ha dato a Luisa, sembra, quasi, che Gesù abbia iniziato a scrivere le “Verità” sulla Divina Volontà, proprio con la preghiera del “Padre Nostro”, duemila anni fa, e poi che si sia fermato, ed aspettato, per continuarle e completarle, in questi tempi, con Luisa.

Non c’è intenzione necessaria che non sia contenuta in questa preghiera, e che quindi non venga richiesta al Padre; e non c’è atto d’amore più completo e perfetto, che vivendo questa preghiera, la creatura, possa dare allo Stesso suo Dio, per ripagarlo dell’amore che Gli deve, sia per sé stessa che per tutto il genere umano.

Mi sembra di capire, che nella preghiera del “Padre Nostro”, c’è la prima e l’ultima parola di tutte le “Verità” scritte sulla Divina Volontà; sembrerebbe uno sproposito, ma non credo che lo sia.

Proviamo, ora, a capire cosa ci vuole insegnare Gesù con questa sua preghiera: “il Padre Nostro”. In un brano del volume 31 – 24/2/1933, Gesù dice:

“Figlia mia benedetta, ciò che è impossibile agli uomini, tutto è possibile a Dio. E se fosse impossibile che la mia Volontà possa regnare come in cielo così in terra, la mia bontà tutta paterna non avrebbe insegnato la preghiera del “Pater Noster”, perché fare pregare per cose impossibili, non l’avrei né Io recitato con tanto amore per primo, mettendomi a capo di tutti, né l’avrei insegnato agli Apostoli affinché l’insegnassero a tutto il mondo COME LA PREGHIERA PIÙ BELLA E PIÙ SOSTANZIOSA DELLA MIA CHIESA… (Questo vuol dire che tutto ciò che domanda lo si può ottenere!) Sicché tutto ciò che ho manifestato sulla mia Volontà sta racchiuso in quelle sole parole: “SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ COME IN CIELO COSÌ IN TERRA”. In queste poche parole sono racchiusi abissi di grazie, di santità, di luce, e abissi di comunicazioni e trasformazioni divine tra il Creatore e la creatura”.

Quel “Come in Cielo così in terra”, è la Divina Volontà vissuta totalmente, sempre e perfettamente. Questa Volontà Divina è al di là di tutto, al di sopra di tutto; ESSA È IN TUTTO: è nell'aria che respiriamo, nella luce del sole che ci illumina, nella terra che ci sostiene, nel cibo che ci nutre, nell'acqua che ci lava e ci disseta, nel vento che ci accarezza e ci ristora, nella pioggia che ci bagna, nel perdono del Sacramento, nell'efficacia di ogni Sacramento, nel respiro che ci dà la vita, nel moto che ci permette di muoverci, nel riposo che ci ricarica, nel lavoro di ogni giorno, nella gioia, nel dolore, nella ricchezza, nella povertà, e in tutte le altre cose, insomma in tutto.

Non esiste cosa o situazione che ci tocca che non sia “Volontà di Dio” voluta o permessa: voluta se porta Luce e Grazia, permessa se porta confusione, disordine.

 


“PADRE NOSTRO”

Dal Volume 35 – 10/1/1938:

“Bambini miei, ascoltatemi. Io vi amo assai e voglio farvi conoscere la vostra origine. Guardate il cielo: lassù tenete un Padre celeste che vi ama assai, ma vi ama tanto che non si contenta di farvi da Padre dal Cielo, di guidarvi, di crearvi un sole, un mare, una terra fiorita per rendervi felici, ma amandovi di un amore esuberante vuole scendere nei vostri cuori, formare la sua reggia nel fondo dell’anima vostra, facendosi dolce prigioniero di ciascuno di voi; ma per fare che? Per dare vita al vostro palpito, respiro e moto. Sicché voi camminate e cammina nei vostri passi, si muove nelle vostre mani, parla nella vostra voce. E mentre camminate, vi movete, siccome vi ama assai, ora vi bacia, ora vi stringe, ora vi abbraccia e vi porta come in trionfo, perché siete i suoi cari figli. Quanti baci e abbracci nascosti non vi da questo nostro Padre Celeste! E voi perché disattenti, non avete fatto incontrare il vostro bacio al suo e i vostri abbracci al suo paterno abbraccio, e Lui è restato col dolore che i suoi figli non Lo hanno né baciato né abbracciato.

Ora bambini miei cari, sapete cosa vuole da voi questo Padre Celeste? Vuole essere riconosciuto in voi, vuole che riconosciate che ha la sua sede nel centro dell’anima vostra; e siccome Lui vi da tutto, né vi è cosa che Lui non vi dà, vuole il vostro amore e tutto ciò che fate.

Amatelo! L’amore non si parta mai dal vostro cuore, dalle vostre labbra, dalle vostre opere, da tutto, e questo sarà il cibo prelibato che darete alla sua Paternità. Lui vi ama assai e vuole essere amato; nessuno può giungere ad amarvi come Lui vi ama, tanto (è) vero che avete anche un padre terreno, ma quanto è dissimile dall'amore del Padre Celeste! Lui non vi segue sempre, non vigila i vostri passi, non dorme insieme, né palpita nel vostro cuore, e se cadete neppure ne sa nulla; invece il Padre Celeste non vi lascia mai: se state per cadere vi dà la mano per non farvi cadere, se dormite vi veglia, ed anche se giocate e fate delle impertinenze sta con voi e conosce tutto ciò che fate. Perciò amatelo assai!... Datemi la parola che lo amerete sempre, sempre! Dite insieme con Me: Vi amiamo Padre nostro che sei nei Cieli, Vi amiamo Padre Nostro che risiedete nei nostri cuori.

Questa è la fotografia del Padre che ci fa vedere Gesù!

Ora facciamo delle semplici considerazioni. Il Padre è colui che accende la vita del figlio, la madre è colei che la accoglie in sé per svilupparla. Il padre trasmette al figlio la sua stessa entità, gli trasmette il suo stesso germe, trasmette nel figlio il suo DNA. Qual è la prova incontestabile che conferma la paternità di un padre per suo figlio? È il suo DNA, che racchiude la stessa storia e la stessa vita sia del padre che del figlio. Da questo si conosce la genealogia del figlio: conoscendo le sue origini. E le nostre origini sono in Dio, quindi abbiamo in noi stessi il DNA di Dio Padre: siamo figli suoi, Figli di Dio Padre, perché veniamo da Lui, e quindi, come figli, abbiamo in noi le Sue stesse caratteristiche.

La preghiera del “Padre Nostro” è una preghiera che coinvolge tutte le creature, è cioè preghiera universale, come Gesù stesso l’ha voluta, per tutti! E solo così deve essere. Se la preghiera non è universale, non è preghiera della quale Dio si innamora.

L’escludere dall'intenzione anche una sola anima, non sarebbe preghiera per tutti, e quindi non sarebbe né universale, né pienamente gradita a Dio: Gesù ci insegna che ama ogni singola creatura umana, tanto quanto tutte le altre creature umane unite insieme. Quindi nessuno deve essere escluso dall'essere beneficato dalla preghiera del “Padre Nostro”.

Dio è Padre di tutti, quindi diremo sempre: “Padre Nostro” e non “Padre mio”; e non dimentichiamo che quando lo recitiamo, ci rivolgiamo a Colui che ci ha dato la vita, a Colui che ne è l’Autore e Creatore e conservatore.

 


“CHE SEI NEI CIELI”

Se il cielo sopra le nostre teste è uno soltanto, come mai Gesù ha detto “che sei nei cieli” al plurale, e non ha detto “che sei nel cielo”?

I cieli dei quali parla Gesù, non è il cielo che noi vediamo, la stupenda volta azzurra che è sopra la nostra testa. I cieli dei quali parla Gesù, i cieli nei quali risiede e si trova il Padre Celeste, sono i cieli della nostra anima, dove le stelle sono le Sue virtù, i fiori sono le Sue opere, e il sole che vi risplende è la Sua Divina Volontà regnante.

Questi cieli sono di gran lunga più grandi e più belli del cielo che vediamo sopra il nostro capo. È lì nei cieli dei nostri cuori che abita Dio Padre con il Figlio e con lo Spirito Santo; non in altri cieli, ma lì in questi cieli della nostra anima.

Quanto corriamo, a destra e a sinistra, di qua e di là per incontrarlo questo amato Padre Celeste, mentre Lui è lì, dentro il cielo della nostra anima, vicino a noi più di quanto noi immaginiamo. Dice Papa Benedetto XVI°: “Dio è più intimo a me, più di quanto lo sia io stesso!” E quanto ci parla da questo cielo, ma noi non Lo sentiamo! Questo perché il nostro orecchio è più attento e sensibile alla voce e alle lusinghe del mondo che alla sua voce nel nostro cuore; mentre Gesù nel S. Vangelo dice: “Il Padre vostro sa di cosa avete bisogno ancora prima che glielo chiediate”, sempre che vi fidiate di Lui.

Pensiamo, se risiede e vive dentro di noi, come può non conoscere le nostre reali necessità, quelle vere, come può non conoscere i nostri pensieri, i nostri desideri? Lui che è Dio e che conosce ogni cosa, che conosce tutto e dispone di tutto? E invece di ricorrere a Lui, ci rivolgiamo a dei maghi o cartomanti! Quanto siamo pazzi!

Abbandoniamoci allora come morti sulle sue braccia, e il nostro impegno sia solo il renderGli questo cielo che è in noi, il più bello, il più santo e il più immacolato possibile, preparandogli così una dimora degna, degna di un Dio che ci è Padre, e che vuole a tutti i costi venire a vivere e regnare in noi.

E come deve essere questa dimora perché possa essere tanto bella e santa da essere degna di Dio? Non può essere certo la nostra povera umanità, imbrattata dal peccato come è. Questa dimora sapete qual è? È la stessa SS. Umanità di Gesù e di Maria Santissima, che per amore ci fanno dono di Sé Stessi proprio per questo preciso scopo: Preparare nel cielo della nostra anima, una degna dimora a Dio Padre. Dio, può trovare degna dimora solamente in un altro Dio, ecco spiegato il perché, di avere in noi la SS. Umanità di Gesù e di Maria SS. ed ecco la degna dimora per Dio.

 


SIA SANTIFICATO IL TUO NOME”

“Santificare” vuol dire “adorare” nel senso più stretto della parola.

Vol.16 - 13/05/1924:

“Figlia mia, la vera e perfetta adorazione sta nell'accordo completo dell’unione della Volontà di Dio con l’anima. Quanto più l’anima fa “una” la sua volontà con quella del suo Creatore, tanto più è completa e perfetta la sua adorazione; e se la volontà umana non è “una” con la Divina, molto più se da Dio è lontana, non si può dire che è adorazione, ma ombra, oppure come tinta senza colore, che non lascia neppure la traccia; e se la volontà umana non è disposta a ricevere il bacio dell’unione della Volontà Suprema, invece di adorazione può essere insulto e disprezzo.

Il primo atto di adorazione è quello di riconoscere la Volontà del Suo Creatore per compirla; se questo non c’è, con le parole si adora, coi fatti si insulta e si offende. E se vuoi conoscere il vero e perfetto modello dell’adorazione, vieni con Me in mezzo alle Tre Divine Persone… Il primo atto delle Divine Persone è l’accordo perfetto della nostra Volontà, ed è tanto unificata la nostra Volontà, che non si può discernere quale sia la Volontà dell’Uno o dell’Altro, tanto che sebbene le nostre Persone sono distinte, siamo Tre, ma la Volontà è una, e questa Volontà “una” produce un atto continuato di perfetta adorazione tra le Divine Persone; l’Una adora l’Altra… Sicché l’accordo della volontà umana con la Divina è il primo anello di congiunzione tra il Creatore e la creatura, e da questo scendono in lei, come da dentro un canale, le virtù Divine, e producono in essa la vera adorazione”.

Vol.6 - 9/08/1904: Io non guardo tanto alla molteplicità ed alla grandezza delle opere, quanto alla relazione che esse hanno direttamente con l’ubbidienza Divina o indirettamente con l’ubbidienza con chi mi rappresenta”.

Santificare il nome. Il nome e cognome identifica e dice chi uno è, quando è nato, da dove viene e dove va, e ogni altra notizia anagrafica che gli appartiene.

Il Nome del Padre Celeste è la sua Stessa Entità, è la Sua Stessa Persona, è il Suo Stesso Essere: “Io Sono Colui che Sono!”.

E cosa significa “santificare” il Suo Nome, il suo Essere Dio? Santificare è vivere secondo una Volontà “Santa” espressa e manifestata!!!: I dieci Comandamenti.

Santificare la festa, santificare la giornata, santificare il lavoro, santificare il matrimonio, il battesimo, lo si fa con i Comandamenti.

Santificare la vita però, è di più: non vuol dire osservare delle regole ma è vivere nel modo che conosco fare felice Colui che Unico è Santo. È vivere gli insegnamenti di Dio con in me la Sua Volontà che è Santa, e che sola mi può santificare di quella santità non umana, ma Divina con la quale ama essere santificato; perché questa è la santità che Dio desidera da tutti noi, dall'umanità intera: Santi della sua Stessa Santità, che non è la pratica delle virtù, ma la Sua Stessa Santità di Dio.

Santificare la vita, è vivere secondo un progetto che è tutto e solo Santo, e di Santo c’è solo Dio, quindi è vivere di Dio e in Dio. Santificare il Nome di Dio, è lo stesso vivere in Lui Dio, e questo lo si può realizzare solo vivendo nella Divina Volontà: VIVERE IN DIO è solamente vivere nella Sua Volontà Adorabile.

Qualcuno potrebbe dire “È impossibile! Non si può!”

Volume 30 - 3/1/1932: “Figlia mia, tutto a Noi è possibile. Le impossibilità, le difficoltà, gli scogli insormontabili delle creature si sciolgono innanzi alla nostra Maestà Suprema, come neve dinnanzi ad un sole ardente… Un atto solo di nostra Volontà ci glorifica più di quanto ci possano offendere tutti i mali e peccati che si commettono dalle creature”.

Ecco come santificare il Nome di Dio, e come il Nome di Dio resta glorificato e santificato dalla sua creatura.

 


“VENGA IL TUO REGNO”

Vol.15 - 14/04/1923:

“Ora, figlia mia, veniamo alla mia Volontà. Tu credi che sia una santità come le altre santità? Un bene, una grazia quasi pari alle altre che ho fatto per tanti secoli agli altri santi ed a tutta la Chiesa? No, no! QUI SI TRATTA DI UNA EPOCA NUOVA, d’un bene che deve servire a tutte le generazioni!...

Per far venire la Redenzione e disporre le anime a questo, feci la promessa del futuro Messia, affinché con lo sperarlo non solo si disponessero, ma potessero trovare anche essi nel futuro Redentore la loro salvezza.

Ora per disporre le anime a vivere nel mio Volere e farli partecipi dei beni che Esso contiene e fare ritornare l’uomo sulla via della sua origine, come da Me fu creato, volli Io pregare per il primo, facendo risuonare la mia voce da un punto all'altro della terra fin nell'alto del Cielo dicendo: “Padre nostro che sei nei Cieli”. Non dissi Padre Mio, ma lo chiamai Padre di tutta l’umana famiglia, per impegnarLo in ciò che doveva seguire: che tutti santifichino il Tuo Nome, affinché venga il Regno Tuo sulla terra, e la tua Volontà si faccia come in Cielo così in terra: era questo lo scopo della creazione, ed Io chiedevo al Padre che fosse compiuto.

Come Io pregai, il Padre cedette alle mie suppliche, e formai il germe di un tanto bene, e per fare che questo germe fosse conosciuto, insegnai agli apostoli la mia preghiera, perché questi la trasmettessero a tutta la Chiesa, affinché come il popolo del futuro Redentore trovarono la salvezza in Esso e si disposero a ricevere il promesso Messia, così con questo germe formato da Me, la Chiesa preghi e ripeta tante volte la stessa mia preghiera, e si disponga a ricevere il dono e che i suoi figli riconoscano ed amino il mio Celeste Padre come Padre loro, in modo da meritare d’essere amati da figli e ricevano il gran bene che contiene il fare la mia Volontà come in cielo così in terra…

E se nella Redenzione volli venire a salvare l’uomo perduto, a soddisfare le sue colpe, per le quali lui era impotente a farlo, a dargli un rifugio e tant'altri beni che la Redenzione contiene, ora la mia Volontà volendo sfoggiare più in amore che nella stessa Redenzione, col fare che si faccia come in Cielo così in terra, viene a dare all'uomo il suo stato d’origine, la sua nobiltà, lo scopo con cui fu creato, viene ad aprire la corrente tra la Volontà Sua e l’umana, in modo che assorbita da questa Volontà Divina, la creatura, dominata, le darà vita in Essa e Lei regnerà in terra come in Cielo”.

Volume 23 5/02/1928:

“Figlia mia, come Adamo peccò, Dio gli fece promessa del futuro Redentore; passarono secoli, ma la promessa non venne meno e le generazioni ebbero il bene della Redenzione. Ora come venni dal Cielo e formai il Regno della Redenzione, prima di partire al cielo feci un’altra promessa più solenne del Regno della Mia Volontà, e questa fu nel Pater Noster, e per darle più valore e per ottenerlo più presto, la feci questa promessa formale, nella solennità della mia preghiera, pregando il Padre che facesse venire il Suo Regno e la Divina Volontà come in cielo così in terra.

Mi misi Io a capo di questa preghiera, sapendo che tale era la sua Volontà e che pregato da Me non Mi avrebbe negato nulla, tanto più che con la sua stessa Volontà Io pregavo e chiedevo una cosa dal mio stesso Padre voluta. E dopo averla formata questa preghiera innanzi al mio Padre Celeste, sicuro che mi veniva accordato il Regno della mia Volontà Divina sulla terra, l’insegnai ai miei apostoli, affinché l’avessero insegnata a tutto il mondo, perché uno fosse il grido di tutti: “Sia fatta la tua Volontà come in Cielo così in terra”.

Volume 19 - 13/09/1926:

“Figlia mia, il mio Essere Supremo possiede il perfetto equilibrio, nel dare alle creature le mie grazie, i miei doni, (e) molto più poi questo Regno del Fiat Supremo, che è il dono più grande che Io già avevo dato nel principio della creazione e che l’uomo con tanta ingratitudine mi respinse.

Ti pare poco mettere a disposizione sua una Volontà Divina con tutti i beni che Essa contiene? E non per un’ora, per un giorno, ma per tutta la vita? Il Creatore che depone nella creatura la sua Volontà adorabile per poter mettere in comune la sua somiglianza, la sua bellezza, i suoi mari infiniti di ricchezze, di gioie, di felicità senza fine? E solo col possedere la Nostra Volontà la creatura poteva acquistare i diritti di comunione, di somiglianza e di tutti i beni del suo Creatore. Senza di Essa non ci può essere comunione con Noi, e se qualche cosa le creature prendono, sono appena le piccole nostre sfioriture e le briciole dei nostri interminabili beni.

Ora, un Dono sì grande, una felicità così immensa, un diritto di somiglianza divina, con l’acquisto della nobiltà della nostra figliolanza respintaci da Adamo, credi tu che sia una cosa facile che la Sovranità Divina, senz'essere pregata, senza che nessuno si desse pensiero di ricevere questo Regno del Fiat Supremo, Lo donasse alle creature? Sarebbe ripetere la storia che successe nell'Eden terrestre e forse anche peggio. E poi la nostra Giustizia si opporrebbe giustamente…

Ora chi mai ha pregato finora con interesse, con insistenza, mettendo il sacrificio della propria vita, perché il Regno del Fiat Supremo venga sulla terra e che trionfi e domini? Nessuno! È vero che la Chiesa recita il “Pater Noster” dacché Io venni sulla terra, nel quale si domanda che: “venga il Regno tuo”, affinché la mia Volontà si faccia come in cielo così in terra; ma chi è che pensa alla domanda che fa? Si può dire che restò nella mia Volontà tutta l’importanza di tale domanda, e le creature la recitano tanto per recitarla, senza intendere e senza interesse di ottenere quello che domandano”.

Volume 30 - 2/4/1932:

“Io stesso insegnai il PATER NOSTER, affinché tutti pregassero che venga il mio regno, affinché si faccia la mia Volontà come in cielo così in terra; se non dovesse venire, sarebbe stato inutile insegnare una tale preghiera, ed Io cose inutili non ne so fare. E poi le tante verità manifestate sulla mia Divina Volontà non dicono a chiare note che il suo regno verrà sulla terra, non per opera umana, ma per opera della nostra onnipotenza? Tutto è possibile quando noi vogliamo”.

Dice Gesù nel S. Vangelo:

“Il mio Regno non è di questo mondo altrimenti migliaia di angeli mi difenderebbero”.

Quindi questo “venga”, significa che non c’è ancora questo Regno, altrimenti Gesù avrebbe detto: “Padre conferma il tuo Regno che già esiste!” Invece ha detto: “Venga il Tuo Regno”, ciò significa che deve ancora venire, deve ancora manifestarsi. Per questo Gesù ci invita a chiederlo, e a chiederlo con insistenza e con perseveranza. Se esistesse già in noi non avrebbe senso di chiederlo.

Ma non è sufficiente. Per chiederlo, è necessario desiderarlo, e nel desiderarlo dobbiamo già amarlo: dobbiamo aspettarlo con amore, e nel momento che si manifesterà, perché Lei, la Divina Volontà, si manifesterà in un momento della nostra vita, Gesù ci chiede di riconoscerla ed accoglierla come Regno nostro, dentro il quale viverci; come Regno di pace, Regno d’amore, Regno di vita, come Regno di Dio.

Quanti di noi che diciamo di conoscere Gesù, Lo abbiamo accolto davvero?! Lo abbiamo riconosciuto, accolto ed amato? Non come hanno fatto i giudei circa duemila anni fa, che non l’hanno né riconosciuto, né accolto, né amato, ma riconoscerlo, accoglierlo in noi e amarlo come nostra proprietà, come la casa di nostro Padre e casa nostra.

 


“SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ COME IN CIELO COSÌ IN TERRA”

Questo è il cuore della preghiera che Gesù ha voluto insegnarci; è il cuore dell’unica preghiera che ci ha lasciato. In questa preghiera viene manifestato il “Regno di Dio”, e tutto il progetto di vita che la creatura deve realizzare per possedere questo Regno.

Volume 31 - 6/1/1933: “Figlia benedetta, quando l’anima si dà in balia della mia Volontà, essa tiene virtù di far perdere la vita del male… Come la mia Volontà regna nell'anima, così le passioni si sentono perdere la vita… Ecco perciò la grande necessità di fare sempre la mia Volontà e di vivere in Essa, se vuoi sbandire tutti i mali e sradicare anche le radici delle passioni”.

Pensate, ogni volta che diciamo il “Padre Nostro”, Lui Gesù si fa garante davanti al Padre; cioè la voce che lo pronuncia è la nostra voce, ma l’intenzione, la santità, la forza e la vita che lo accompagna, è la sua: è come se a recitare questa preghiera davanti al Padre, fosse Lui, Gesù in persona.

Nessuno infatti può presentarsi innanzi al Padre se non Gesù solo (ecco perché le nostre preghiere spesso non arrivano nemmeno al soffitto della nostra stanza, perché vogliamo essere noi gli autori e gli interpreti delle nostre preghiere e non chiamiamo Gesù a farle in noi).

Ecco il “Regno” tanto sospirato e nominato da Gesù; ecco il “Regno di Dio”: Regno perfetto, senza ombra di macchia, ma splendente più che Sole; ecco il “Regno di Dio” che regna in Paradiso: La Volontà di Dio regnante, dominante e beatificante; quella Volontà Divina che tutto contiene e tutto racchiude, dove il mare di grazie, di luce e di amore che lo riempiono è un mare senza confini, è un mare infinito.

“Fare la Volontà di Dio”, questo hanno fatto i Santi del passato; loro conoscevano che la pratica delle virtù era la Volontà di Dio e che doveva essere compiuta per suo amore, e con queste intenzioni l’hanno fatta e si sono santificati; e questo dovrebbe essere l’impegno di ogni cristiano che desidera essere tale: almeno “fare la Volontà di Dio”. Ma Gesù a quel “sia fatta la tua Volontà”, ha aggiunto subito “come in cielo così in terra”. Ciò significa che quel “sia fatta la tua Volontà”, non era sufficiente e non era ancora la pienezza del Regno voluto da Lui, perché il vero “Regno di Dio” è quello dove vive e regna la sua Adorabile Volontà, e non dove la si fa soltanto.

Il “Regno di Dio”, non è fatto di imposizioni, né di comandi, come è per colui che fa la Volontà di Dio. Il “Regno di Dio”, è la “Pienezza dell’Amore condiviso fra Dio e la sua creatura prediletta”, dove ciò che vuole Dio lo vuole anche la creatura; dove ciò che fa Dio, fa anche la creatura. Ecco perché subito dopo il “sia fatta la tua Volontà”, che è il fare la Volontà di Dio, Gesù ha subito aggiunto “come in cielo , così in terra”, che è il vivere nella Divina Volontà, cioè la pienezza del Suo Regno.

Quel “sia fatta la tua Volontà” è la preparazione alla pienezza del Regno Suo, del “come in cielo, così in terra”.

Ma facciamoci una domanda, per capire come si vive in Cielo: Come vivono gli Abitatori Celesti? Vivono immersi completamente e volontariamente, perché innamorati ed estasiati, in quella Volontà di Dio che li ha, prima creati, e poi conservati per l’Eternità in Lui; e questo dovrebbe essere “la storia” anche di tutti noi fin da ora, qui, sulla terra. In parole semplici, il nostro vivere dovrebbe essere simile al vivere dei Beati in Cielo.

Più semplicemente ancora, è: vivere volendo, accogliendo, amando e vivendo l’Adorabile Volontà di Dio, come fosse davvero e realmente la nostra stessa volontà, in tutto ciò che dispone per ognuno di noi, sempre; è quella passività voluta in noi, che lascia libero Lui di operare nella nostra volontà, nella nostra vita! In altre parole, ciò che dispone Dio, sarà la stessa cosa che vogliamo vivere anche noi. In questo “Regno di Dio”, la nostra volontà combacerà completamente e perfettamente con quella di Dio. Il volere qualcosa di diverso, sarebbe andare contro la Divina Volontà, anche se si trattasse di chiedere un miracolo. Ciò che ama Dio, lo ameremo anche noi. Mai faremo una cosa, anche fosse una cosa santa, se quella cosa non fosse la stessa voluta da Dio per noi per quel preciso momento. Ecco perché “come in cielo così in terra”, i Santi in cielo, non farebbero nemmeno un battito di ciglia se non fosse anche Volontà di Dio.

Volume 20 – 15/10/1926:

“Figlia mia, “Sia fatta la tua Volontà”, che Io insegnai a pregare nel “Pater Noster”, significa che tutti dovevano pregare che almeno facessero la Volontà di Dio, e questo è di tutti i cristiani e di tutti i tempi, né si può dire cristiano chi non si dispone a fare la Volontà del Suo Padre Celeste.

Ma tu non hai pensato all'altra postilla che viene immediatamente dopo: “Come in Cielo così in terra”. Il come “in Cielo così in terra” SIGNIFICA VIVERE NEL VOLERE DIVINO, significa pregare che venga il Regno della mia Volontà sulla terra, per vivere in Esso.

Nel Cielo non solo fanno la mia Volontà, ma vivono in Essa, la posseggono come cosa e Regno proprio; e se la facessero e non la possedessero non sarebbe piena la loro felicità, perché la vera felicità incomincia dal fondo dell’anima.

Fare la Volontà di Dio non significa possederla, ma sottoporsi ai suoi comandi. Invece vivere in Essa è possesso.

Quindi nel “Pater Noster”, nelle parole “Sia fatta la tua Volontà” c’è la preghiera che tutti debbono fare la Volontà suprema, e nel “come in Cielo così in terra”, che l’uomo ritorni in quella Volontà da dove uscì, per riacquistare la sua felicità, i beni perduti ed il possesso del suo Regno”.

Così si vive nella Divina Volontà: semplicemente chiamandola sempre in ogni cosa che facciamo e che viviamo, facendola poi, in noi, dominatrice assoluta.

Volume 17 - 18/9/1924: “Il vivere nella mia Volontà è regnare in Essa e con Essa, mentre il fare la mia Volontà è stare ai miei ordini.

Il primo stato è possedere la mia Volontà, il secondo è ricevere le disposizioni, eseguire i comandi.

Il vivere nel mio Volere è fare propria la mia Volontà come cosa propria, e disporre di Essa. Il fare la mia Volontà è tenerla in conto come Volontà di Dio, non come cosa propria, e non poter disporre di Essa come si vuole.

Il vivere nella mia Volontà è vivere con una sola Volontà, quella di Dio... Il farla è vivere con due volontà, cosicché quando do gli ordini di eseguire la mia, le creature sentono il peso della loro volontà che vi mette contrasti e, ad onta che seguano gli ordini della mia Volontà con fedeltà, sentono il peso della natura ribelle, le loro passioni ed inclinazioni”.

 


“DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO”

Volume 15 - 2/5/1923:

“Figlia mia, quando il mio Fiat Voluntas Tua avrà il suo compimento come in cielo così in terra, allora verrà il pieno compimento della seconda parte del Pater Noster, cioè dacci oggi il nostro pane quotidiano. Io dicevo: “Padre Nostro, a nome di tutti, tre specie di pane ogni giorno Vi chiedo: Il Pane della tua Volontà, anzi più che pane, perché se il pane è necessario due o tre volte al giorno, invece questo è necessario ogni momento, in tutte le circostanze, anzi dev'essere non solo pane, ma come aria balsamica che porta la vita, la circolazione della Vita Divina nelle creatura; Padre, se non è dato questo pane della Tua Volontà, non potranno mai ricevere tutti i frutti della mia Vita Sacramentale, che è il secondo pane che tutti i giorni ti chiediamo; oh! come si trova male la mia Vita Sacramentale perché il Pane della tua Volontà non li alimenta, anzi trova il pane corrotto della volontà umana, oh! come mi fa schifo! come lo rifiuto! e sebbene vado a loro, ma i frutti, i beni, gli effetti, la santità non posso darli, perché non trovo il pane nostro, e se qualche cosa do è in piccola porzione, a seconda delle loro disposizioni, ma non tutti i beni che contengo; e la mia Vita Sacramentale aspetta paziente che l’uomo prenda il pane della Volontà Suprema per poter dare tutto il bene della mia Vita Sacramentale.

Vedi dunque che il Sacramento dell’Eucarestia, non solo, ma tutti i sacramenti lasciati alla mia Chiesa ed istituiti da Me, daranno tutti i frutti che contengono e pieno compimento quando il pane nostro, cioè la Volontà di Dio si farà come in cielo così in terra.

Dopo chiedevo il terzo pane, cioè il materiale. Come potevo dire “Dacci oggi il nostro pane”? Vedendo che l’uomo avrebbe vissuto nella nostra Volontà, ciò che era nostro era anche suo, ed il Padre non avrebbe più dovuto dare se non il pane della sua Volontà, il pane della Vita Sacramentale, il pane giornaliero della vita naturale, darlo non a figli illegittimi, usurpatori, cattivi, ma ai figli legittimi, buoni, che terranno in comune i beni del Padre; perciò dicevo: “Dacci il nostro Pane”; allora mangeranno il Pane benedetto, tutto le sorriderà intorno, la terra ed il Cielo porterà l’impronta dell’armonia del loro Creatore”.

Quando la Divina Volontà avrà il suo compimento, e regnerà così come regna in Cielo, allora avverrà il pieno e completo compimento della seconda parte del “Padre Nostro”: Si realizzerà tutto quanto la preghiera chiede.

Nel formare questa preghiera, il caro Gesù chiedeva per le sue creature, al Padre, per ogni giorno, tre specie di pane, non una sola.

Il primo, il più importante e necessario, era il pane della sua SS. Volontà, quello stesso Cibo del quale Lui si era sempre nutrito stando sulla terra: “Mio Cibo è fare la Volontà del Padre mio!”. È di questo “PANE della Volontà del Padre” che la creatura necessita più degli altri due tipi di pane, perché di questo Pane ne ha bisogno in ogni istante della sua vita, mentre degli altri due non necessità così di frequente, ma solamente, una o due volte al giorno.

Questo della Divina Volontà è il pane del quale la creatura si deve nutrire in ogni momento, in tutte le circostanze della giornata; anzi di più: questo pane deve essere come l’aria balsamica che respira e che porta loro la vita.

Se la creatura non si ciberà, prima di ogni altro pane, di questo Pane della Divina Volontà, non potrà mai ricevere in sé stessa, tutti i frutti, della vita Sacramentale, che è il secondo Pane che Gesù chiede al Padre Celeste, per tutti i giorni, una volta al giorno.

Viviamo nell'illusione se pensiamo di essere figli di Dio, solo perché ci nutriamo della SS. Eucaristia, ma non ci nutriamo prima di quel “Pane della Divina Volontà”, che è la vita della Stessa SS. Eucaristia. Spesso Gesù Eucaristico, invece di trovare nella creatura il Pane della Sua Volontà, trova il pane corrotto e marcio e ammuffito della volontà umana che vuole dare lei vita alla propria esistenza quotidiana, rendendola triste e dolorosa, perché la volontà umana non sa fare altro, in quanto, purtroppo, porta in sé il tarlo del peccato d’origine. E anche se entra nei cuori, perché in realtà vi entra, ma vi entra forzato, quasi “malvolentieri”, perché questo pane della volontà umana Gli dà nausea, anzi dice Lui: “Gli dà fastidio, Gli fa schifo”, è un pane pieno di vermi; questa è la volontà umana, e Lui consumata l’Ostia in questa creatura, dopo 15/20 minuti, se ne torna in Cielo.

Quando ci comunichiamo della SS. Eucaristia senza prima nutrirci del Pane della Divina Volontà, anche se Gesù entra nei nostri cuori, ma non trova il Pane del Fiat Divino che vi domina dentro, i frutti di quella S. Comunione, i beni che porta con Sé, gli effetti che dovrebbe produrre nell’anima, la santità che dovrebbe comunicare, non li potrà donare, proprio non lo potrà! E se qualche cosa dovesse anche dare, saranno sempre le briciole, le goccioline, non certo la pienezza della Vita del SS. Sacramento.

Ma Gesù è paziente, e aspetta, dice, aspetta che la creatura prima si converta e prenda il cibo della Divina Volontà, per poter comunicare poi tutto il bene che porta in Sé nel SS. Sacramento; allora sarà il completamento della creazione.

Il Sacramento della SS. Eucaristia, e così tutti gli altri Sacramenti istituiti da Gesù, daranno tutti i frutti che contengono con il pieno compimento della Grazia, quando il “Pane del Padre”, cioè la Divina Volontà, si compirà nella creatura sulla terra, così come si compie in cielo.

Dopo, solo dopo, Gesù chiedeva il terzo pane, il pane materiale. Di questo pane non ci sarebbe stato quasi nemmeno il bisogno di chiederlo, perché ai Figli che già si nutrono del Pane del Fiat Divino e della SS. Eucaristia, il Padre donerà questo pane materiale in abbondanza, anche senza che Gli venga chiesto.

Anzi, sarà lo stesso Padre che vorrà donare il pane materiale a questi suoi figli legittimi, e lo farà con ragione: perché se dà questo pane ai figli degeneri, se lo dà ai figli adottivi, a maggior ragione lo darà ai figli del suo Cuore, come li chiama Lui; sarà per loro quasi un diritto. In un brano (Vol.11 - 2/9/1912) Gesù dice: “Chi si dimentica di sé stesso e pensa solo ad amarmi, Io lo riempirò tutto di Me”, e Gesù, non dimentichiamolo, è il TUTTO più assoluto: spirito e materia, materia e spirito.

Questa, è una solenne promessa di Gesù Dio, e Gesù, credetemi, non mente mai.

Se nella creatura troverà il Suo Fiat vivente e regnante, sarà Lui stesso a provvedere a tutto, anche nell'ordine materiale, e non solo al pane, ma a qualsiasi altra necessità e bisogno, sempre secondo i suoi disegni di Dio, che sono di gran lunga migliori dei nostri; “il Padre vostro sa di cosa avete bisogno”.

Lo sa più di quanto lo sappiamo noi!

 


“RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI”

Volume 15 - 2/5/1923:

“Onde dopo soggiunsi: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Sicché anche la carità sarà perfetta; allora sarà perfetto il perdono, avrà l’impronta dell’eroismo come lo ebbi Io sulla Croce, quando l’uomo avrà mangiato il pane della mia Volontà come lo mangiava la mia Umanità; allora le virtù saranno assorbite dalla mia Volontà e riceveranno l’impronta del vero eroismo e di virtù Divine…”

Come la Volontà di Dio avrebbe dovuto intrecciarsi con la vita di ogni uomo!

Se Dio ci perdonasse i peccati nella misura che noi perdoniamo al nostro prossimo, staremo ben freschi! Allora cosa significa questa frase?

L’abbiamo appena sentito: Quando ci nutriremo della Divina Volontà del Padre, come si nutriva Gesù quando stava sulla terra, allora, anche la carità, l’amore che vivremo e daremo ai nostri fratelli, sarà carità perfetta, e amore perfetto, perché sarà lo stesso Amore e la stessa Carità di Gesù che opererà in noi. Il perdono che daremo, sarà del tutto simile a quello stesso di Gesù dall'alto della Croce, quindi vero perdono.

Nella Divina Volontà tutto troverà e avrà la sua giusta collocazione e la sua giusta e santa misura. Tutte le Virtù avranno l’impronta dell’eroismo, come lo erano in Gesù, e così sarà anche per il perdono.

 


“NON CI INDURRE IN TENTAZIONE MA LIBERACI DEL MALE”

Volume 15 - 2/5/1923:

“E se soggiunsi: “E non c’indurre in tentazione”. Come mai Iddio lo poteva indurre in tentazione? Era perché l’uomo è sempre uomo, libero da sé stesso, perché Io non gli tolgo mai i diritti che nel crearlo gli ho dato, e lui, spaventato e temendo di sé, grida tacitamente, prega senza esprimersi in parole: “Dacci il Pane della tua Volontà, affinché possiamo respingere tutte le tentazioni, ed in virtù di questo pane, liberaci da ogni male. Così sia”.

Come può Dio indurre in tentazione la sua creatura? Lui che è la SANTITÀ DELLE SANTITÀ? Certo che no! È la volontà umana, libera, malata nella creatura a essere la tentazione di sé stessa, essere la spinta a fare il male.

Il male maggiore che può covare nel cuore dell’uomo, è proprio quello di volere vivere senza della Divina Volontà per dare libero sfogo, in sé, alla propria volontà.

Ecco le tentazioni, ecco il male dal quale Gesù chiede che l’uomo venga liberato: il male della nostra volontà umana operante nella nostra vita. Questo è il vero male dell’uomo, il principio, la causa di ogni sofferenza.

Non sono le sofferenze fisiche che Gesù chiede al Padre di liberarci, come siamo abituati a credere, dice infatti nell'Orologio della Passione: Nelle vostre pene, nei disprezzi, e in tutto ciò che il vostro povero cuore potrà sentire, pensate che sono Io Gesù che con il mio tocco vi do dolore, che con il mio tocco vi trasformo in un altro Me Stesso e vi do la mia somiglianza. E tornando a voi il patire, pensate che Io Gesù, rimirandovi, non sono contento di voi, e quindi vi do un’altra stretta per potervi del tutto rassomigliare a Me”. Quindi il dolore fisico, Gesù lo considera un dono, e non una punizione dalla quale essere liberati!

Volume 13 - 1/5/1921: Solo la volontà umana mette la disarmonia tra la creatura e il Creatore; un solo atto di volontà umana mette lo scompiglio tra il Cielo e la terra, getta dissomiglianza tra Creatore e creatura”.

Perché a provocare il male nella creatura è la disarmonia con il suo Creatore.

Volume 24 - 22/4/1928: “Figlia mia, il male è grande! (Quanto lo sottovalutiamo!)

La mia Volontà è Luce, e la volontà umana è tenebra; la mia Volontà è Santità, l’umano volere è peccato; la mia Volontà è bellezza e contiene ogni bene, l’umana volontà è bruttezza e contiene ogni male.

Sicché l’anima col non fare (e vivere nella mia Volontà), fa morire la Luce, dà morte alla Santità, alla bellezza e a tutti i beni; e col fare la sua (volontà) fa nascere le tenebre, dà la vita al peccato, alla bruttezza ed a tutti i mali.

Eppure, alle creature sembra (che sia) nulla il fare la propria volontà, mentre (invece) si scavano un abisso di mali che le porta al precipizio”.

Ecco da cosa Gesù chiede che il Padre ci liberi: dalla nostra volontà umana libera. Fatto questo è fatto tutto.

Volume 24 - 1/04/1928: “Chi non vive nel nostro Volere, per quanti beni può fare, sono sempre atti umani che ci offre, non divini, inferiori a Noi, perché non scorre in essi l’atto regale del nostro Fiat Divino”.

Volume 31 - 6/10/1932: “Il non fare la mia Volontà sembra che sia cosa da nulla, eppure è il più grande dei delitti che grida vendetta innanzi alla Maestà Divina per le povere creature”.

Il caro Gesù, conclude questi pensieri e questi insegnamenti sulla sua preghiera del Padre Nostro, per chi vuole essere figlio del suo Divin Volere, con una promessa:

Volume 24 - 7/7/1928: “Sicché se si sana la volontà umana con il darle di nuovo la vita del mio Volere Divino, come d’incanto tutti i mali della natura umana non avranno più vita”.

Volume 14 - 15/6/1922: “Ecco, figlia mia, tutto il mio interesse è che il tuo volere faccia vita nel mio, e (così) tu comprenda che significa vivere in Esso, per quanto a creatura è possibile, perché se farai questo, avrai ottenuto tutto, e mi darai tutto”.

FIAT!!!