Le 24 Ore della Passione di N.S.G.C.

Seconda ora di agonia sulla croce

VENTUNESIMA ORA

dall'una alle 2 del pomeriggio


Preghiera di Preparazione

O Signor mio Gesù Cristo, prostrata alla tua divina presenza, supplico l’amorosissimo tuo cuore che voglia ammettermi alla dolorosa meditazione delle 24 ore, in cui per nostro amore tanto volesti patire nel corpo adorabile e nell’anima tua santissima fino alla morte di croce. Deh! dammi aiuto, grazia, amore, profonda compassione e intelligenza dei tuoi patimenti, mentre ora medito la Ventunesima Ora, dall'una alle 2 del pomeriggio.

E per quelle che non posso meditare, ti offro la volontà che avrei di farle, e intendo intenzionalmente meditarle in tutte le ore che sono costretta o ad applicarmi ai miei doveri o a dormire.

Accetta, o misericordioso Signore, la mia amorosa in­tenzione, e fa che sia di profitto per me e per molti come se effettivamente e santamente eseguissi quanto desidererei praticare. Intanto grazie ti rendo, o mio Gesù, che per mezzo della preghiera mi chiami all’unione con te, e per piacerti di più, prendo i tuoi pensieri, la tua lingua, il tuo cuore, e con questo intendo pregare, fondendomi tutta nella tua Volontà e nel tuo amore; e stendendo le braccia per abbracciarti, poggio la mia testa sul tuo cuore ed incomincio.


Seconda ora di agonia sulla croce

[Seconda parola: “Oggi sarai con me in paradiso”]

Confitto Amor mio, mentre con te prego, la forza rapitrice del tuo amore e delle tue pene mantiene fisso il mio sguardo su di te, ma il cuore mi si spezza nel vederti tanto soffrire. Tu spasimi d’amore e di dolore e le fiamme che bruciano il tuo cuore si elevano tanto in alto, che stanno in atto d’incenerirti. Il tuo amore contenu­to è più forte della stessa morte, e tu, volendolo sfogare, guardando il ladrone alla tua destra, lo rubi all’inferno. Con la tua grazia gli tocchi il cuore e quel ladro è tutto mutato, ti riconosce, ti confessa per Dio, e tutto contrito dice:

“Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno”.

E tu non esiti a rispondergli:

“Oggi sarai con me in paradiso”.

E così ne fai il primo trionfo del tuo amore. Ma nel tuo amore vedo che non è al solo ladrone che rubi il cuore, ma anche a tanti morenti. Ah! Tu metti a loro disposizione il tuo sangue, il tuo amore, i tuoi meriti ed usi tutti gli artifizi e stratagemmi divini per toccare i loro cuori e rubarli tutti a te. Ma anche qui il tuo amore è contrastato. Quante ripulse, quante sconfidenze, quante disperazioni! È tanto il dolore, che di nuovo ti riduce al silenzio.

Intendo, o mio Gesù, riparare per quelli che disperano della divina misericordia in punto di morte. Dolce Amor mio, ispira a tutti fiducia e confidenza illimitata in te, specialmente a quelli che si trovano fra le strette del­l’agonia, e in virtù di questa tua parola, concedi loro luce, forza e aiuto per poter morire santamente e volare da questa terra al cielo. Nel tuo santissimo corpo, nel tuo sangue, nelle tue piaghe, tutte, tutte contieni le anime, o Gesù. Per i meriti dunque di questo tuo preziosissimo sangue, non permettere che anche un’anima sola vada perduta. Il tuo sangue gridi ancora per tutte, insieme con la tua voce: “Oggi sarete con me in paradiso”.

[Terza parola: a Maria: “Donna, ecco il tuo figlio”; ed a Giovanni: “Ecco la Madre tua”]

Mio Gesù, Crocifisso straziato, le tue pene aumentano sempre di più. Ah, su questa croce tu sei il vero re dei dolori! Fra tante pene, nessun’anima ti sfugge, anzi dai a ciascuna la tua propria vita. Ma il tuo amore si vede contrastato dalle creature, disprezzato, non curato, e, non potendo sfogare, si fa più intenso, ti dà torture indicibili. In queste torture va investigando che altro può dare all’uomo per vincerlo, e ti fa dire:

“Vedi, o anima, quanto ti ho amato! Se non vuoi aver pietà di te stessa, abbi pietà almeno del mio amore!”.

Intanto, vedendo che non hai più che dargli, avendogli dato tutto, volgi il tuo languido sguardo alla tua Mamma. Anch’essa è più che morente per le tue pene, ed è tanto l’amore che la tortura, che la rende crocifissa al par di te. Madre e Figlio vi intendete, e tu sospiri con soddisfazione e ti conforti nel vedere che puoi dare alla creatura la tua Mamma. E, considerando in Giovanni tutto il genere umano, con voce così tenera da intenerire tutti i cuori, dici:

“Donna, ecco il tuo figlio”,

ed a Giovanni:

“Ecco la Madre tua”.

La tua voce scende nel suo cuore materno, ed unita alle voci del tuo sangue continua a dire:

“Madre mia, ti affido tutti i miei figli; tutto l’amore che senti per me, sentilo per loro. Tutte le tue premure e tenerezze materne siano per i miei figli, tu me li salverai tutti”.

La tua Mamma accetta. Intanto le pene sono così forti che ti riducono di nuovo al silenzio.

Intendo, o mio Gesù, riparare le offese che si fanno alla Santissima Vergine, le bestemmie e le ingratitudini di tanti che non vogliono riconoscere i benefizi che tu hai fatto a tutti, dandocela per Madre.

Come possiamo noi ringraziarti di tanto benefizio? Ricorriamo, o Gesù, alla tua stessa fonte e ti offriamo il tuo sangue, le tue piaghe, l’amore infinito del tuo cuore. O Vergine Santissima, quale non è la tua commozione nell’udire la voce del buon Gesù che ti lascia a noi tutti per Madre.

Te ne ringraziamo, o Vergine benedetta, e, per ringraziarti come meriti, ti offriamo gli stessi ringraziamenti del tuo Gesù. O dolce Mamma, sii tu la nostra Madre, prendi cura di noi e non permettere mai che ti offendiamo anche menomamente. Tienici sempre stretti a Gesù, con le tue mani legaci tutti, tutti a lui, in modo da non potergli sfuggire più mai. Con le tue stesse intenzioni, intendo per tutti riparare le offese che si fanno al tuo Gesù ed a te, dolce Mamma mia.

O mio Gesù, mentre te ne stai immerso in tante pene, tu perori maggiormente la causa della salvezza delle anime. Io però non me ne starò indifferente, ma come colomba voglio spiccare il mio volo sulle tue piaghe, baciarle, lenirle e tuffarmi nel tuo sangue, per poter dire con te: Anime! Anime! Voglio sostenere il tuo capo trafitto e addolorato per ripararti e chiederti misericordia, amore e perdono per tutti.

Regna nella mia mente, o mio Gesù, e risanala in vir­tù delle spine che trafiggono la tua testa, e non permettere che turbazione alcuna entri in me. Fronte maestosa del mio Gesù, ti bacio: attira tutti i miei pensieri a contemplarti, a comprenderti.

Occhi dolcissimi del mio Bene, quantunque coperti di sangue, guardatemi: guardate la mia miseria, guardate la mia debolezza, guardate il povero mio cuore e fate che possa provare gli effetti mirabili del vostro sguardo divino.

Orecchi del mio Gesù, sebbene assordati dagli insulti e dalle bestemmie degli empi, ma pure intenti ad ascoltarci, deh! ascoltate le mie preghiere e non disdegnate le mie riparazioni. Sì, ascolta, o Gesù, il grido del mio cuore: allora si calmerà quando me lo avrai riempito del tuo amore.

Volto bellissimo del mio Gesù, mostrati, fa che io ti veda, affinché da tutti e da tutto possa staccare il mio povero cuore. La tua bellezza m’innamori continuamen­te e mi tenga sempre rapita in te.

Bocca soavissima del mio Gesù, parlami. Risuoni sempre la tua voce in me e la potenza della tua parola distrugga tutto ciò che non è Volontà di Dio, che non è amore.

O Gesù, stendo le mie braccia al tuo collo per abbracciarti, e tu, stendimi le tue per abbracciarmi. Deh! fa, o mio Bene, che sia tanto stretto questo amplesso d’amo­re, che nessuna forza umana possa svincolarci. E così abbracciati, io poggerò il mio volto sul tuo cuore, e poi con fiducia bacerò le tue labbra, e tu mi darai il tuo bacio di amore. Così mi farai respirare il tuo alito dolcissi­mo, il tuo amore, il tuo Volere, le tue pene e tutta la tua vita divina.

Spalle santissime del mio Gesù, sempre forti e costanti nel patire per amor mio, date a me fortezza, costanza ed eroismo nel patire per amor suo. O Gesù, non permettere che io sia incostante nell’amore, anzi fammi parte della tua immutabilità.

Petto infiammato del mio Gesù, dammi le tue fiamme; tu non puoi più contenerle, ed il mio cuore con ansia le cerca attraverso quel sangue e quelle piaghe. Sono le fiamme del tuo amore, o Gesù, che più ti tormentano. O mio Bene, fammene parte. Non ti muove a compassione un’anima così fredda e povera del tuo amore?

Mani santissime del mio Gesù, voi che avete creato il cielo e la terra, già siete ridotte a non potervi più muovere. O mio Gesù, continua la tua creazione, la creazione dell’amore. Crea in tutto il mio essere vita nuova, vi­ta divina. Pronunzia le tue parole sul povero mio cuore e trasformalo tutto nel tuo.

Piedi santissimi del mio Gesù, non mi lasciate mai so­la, fate che io corra sempre con voi e che io non faccia un sol passo da voi lontano. Gesù, col mio amore e con le mie riparazioni, intendo ristorarti delle pene che tu soffri nei tuoi santissimi piedi.

O mio Gesù crocifisso, adoro il sangue tuo preziosissimo. Bacio una per una le tue piaghe, intendendo profondere in esse tutto il mio amore, le mie adorazioni, le riparazioni più sentite. Sia il tuo sangue per tutte le anime, luce nelle tenebre, conforto nelle pene, forza nella debolezza, perdono nella colpa, aiuto nelle tentazioni, difesa nei pericoli, sostegno in morte e ali per trasportarle da questa terra al cielo.

O Gesù, a te vengo, e nel tuo cuore faccio il mio nido e la mia dimora. Da dentro il tuo cuore, o mio dolce Amore, chiamerò tutti a te; e se qualcuno vorrà avvicinarsi per offenderti, io esporrò il mio petto e non permetterò che ti ferisca, anzi lo chiuderò nel tuo cuore, parlerò del tuo amore e farò convertire le offese in amore.

O Gesù, non permettere ch’io esca giammai dal tuo cuore, alimentami con le tue fiamme, dammi vita con la tua vita, per poterti amare come tu stesso brami essere amato.

[Quarta parola: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”]

Penante Gesù, mentre stretta al tuo cuore io mi sto abbandonata, numerando le tue pene, vedo che un tremito convulso invade la tua santissima umanità; le tue membra si dibattono come se uno si volesse distaccare dall’altro, e tra i contorcimenti per gli atroci spasimi, tu gridi forte:

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

A questo grido tutti tremano, le tenebre si fanno più fitte, la impietrita Mamma impallidisce e sviene. Mia Vita, mio Tutto, mio Gesù, che vedo? Ah!, tu sei vicino a morire. Le stesse pene tanto a te fedeli, stanno per lasciarti. Ed intanto, dopo tanto patire, con immenso dolore, vedi le anime non tutte incorporate in te, anzi scorgi che molte andranno perdute, e senti la dolorosa separazione di esse che si distaccano dalle tue membra. E tu, dovendo soddisfare la divina giustizia anche per loro, senti la morte di ciascuna e le stesse pene che soffriranno nell’inferno, e gridi forte a tutti i cuori:

“Non mi abbandonate; se volete più pene sono pronto, ma non vi separate dalla mia umanità. Questo è il do­lore dei dolori, è la morte delle morti. Tutto il resto mi sarebbe nulla, se non subissi la vostra separazione da me. Deh! Pietà del mio sangue, delle mie piaghe, della mia morte. Questo grido sarà continuo ai vostri cuori: deh! Non mi abbandonate!”.

Amor mio, quanto mi dolgo insieme con te! Tu affanni, la tua santissima testa cade già sul tuo petto, la vita ti abbandona.

Mio Amore, mi sento morire. Anch’io voglio gridare con te, Anime! Anime! Non mi distaccherò da questa croce, da queste piaghe, per chiederti anime, e se tu vuoi, scenderò nei cuori delle creature, li circonderò del­le tue pene affinché non mi sfuggano. E se mi fosse possibile, mi vorrei mettere sulla porta dell’inferno, per fare indietreggiare le anime ivi destinate e condurle al tuo cuore.

Ma tu agonizzi e taci, ed io piango la tua vicina morte. O mio Gesù, ti compatisco, stringo il tuo cuore forte al mio, lo bacio e lo guardo con tutta la tenerezza di cui son capace. E per darti un sollievo maggiore, faccio mia la tenerezza divina, e con questa intendo compatirti, cambiare il mio cuore in fiume di dolcezza e versarlo nel tuo, per raddolcire l’amarezza che provi per la perdita delle anime. È doloroso purtroppo questo tuo grido, o mio Gesù; più che l’abbandono del Padre, è la perdita delle anime che si allontanano da te, che fa sfuggire dal tuo cuore questo doloroso lamento. O mio Gesù, aumen­ta in tutti la grazia, affinché nessuno si perda, e sia la mia riparazione a pro di quelle anime che si dovrebbero perdere, perché non vadano perdute.

Ti prego ancora, o mio Gesù, per questo estremo abbandono, di dare aiuto a tante anime amanti, che per averle compagne nel tuo abbandono, par che le privi di te, lasciandole nelle tenebre. Siano o Gesù, le pene di queste come preci che chiamino le anime a te vicino e ti sollevino nel tuo dolore.


Riflessioni e Pratiche

Gesù perdona il buon ladrone, e con tanto amore, che subito se lo porta con sé in paradiso. E noi, preghiamo sempre per le anime dei tanti morenti che hanno bisogno di una prece, perché si chiuda loro l’inferno e si aprano le porte del cielo?

Le pene di Gesù sulla croce crescono, ma, dimentico di sé stesso, prega sempre per noi. Non lascia nulla per sé e dà tutto a noi, fin la sua Santissima Madre, facendo­ne dono, il più caro che avesse il suo cuore. E noi, diamo tutto a Gesù?

In tutto ciò che facciamo, preghiere, azioni ed altro, mettiamo sempre l’intenzione di assorbire nuovo amore in noi, per poter poi ridare tutto a lui? Dobbiamo assorbirlo per darlo, affinché tutto ciò che facciamo porti l’impronta dell’operato di Gesù.

Quando il Signore ci dona fervore, luce, amore, ce ne serviamo a bene degli altri? Cerchiamo di rinchiudere le anime in questa luce e in questo fervore per premurare il cuore di Gesù a convertirle? Oppure, egoisti, ci teniamo per noi soli le sue grazie?

O mio Gesù, ogni piccola scintilla d’amore che sento nel mio cuore diventi un incendio che consumi tutti i cuori delle creature e le rinchiuda nel tuo cuore.

Che uso facciamo del gran dono che ci fece della sua Mamma? Facciamo nostro l’amore di Gesù, le tenerezze di Gesù e tutto ciò che faceva Gesù, per rendere conten­ta la Mamma sua? Possiamo dire che la nostra divina Madre trova in noi il contento che trovava in Gesù? Stiamo sempre a Lei vicini come figli fedeli, l’ubbidia­mo, imitiamo le sue virtù? Cerchiamo tutti i modi per non sfuggire al suo sguardo materno, affinché ci tenga sempre stretti a Gesù? In tutto ciò che facciamo, chiamiamo gli sguardi della Madre celeste a guidarci, per poter agire santamente, da veri figli, sotto il suo pietoso sguardo? E per poterle dare il contento come glielo dava il Figlio suo, chiediamo a Gesù tutto l’amore che portava alla sua santissima Madre, la gloria che le dava continuamente, la tenerezza e tutte le sue finezze d’amore. Tutto ciò, facciamolo nostro e diciamo alla celeste Mamma:

“Abbiamo in noi Gesù, e per renderti contenta e per poter trovare in noi ciò che trovavi in Gesù, diamo tutto a te. Inoltre Mamma bella, vogliamo ancor noi dare a Gesù tutti i contenti che trovava in te; perciò vogliamo entrare nel tuo cuore e prendere il tuo amore, tutti i tuoi contenti, tutte le tue tenerezze e premure materne, per darli tutti a lui”.

Mamma nostra, le tue mani materne siano le dolci ca­tene che ci tengano legati a te e a Gesù.

Gesù non si risparmia in nulla. Amandoci con amore sommo, vorrebbe salvarci tutti e, se fosse possibile, vorrebbe strappare dall’inferno tutte le anime, anche a subirne tutte le pene. Ciò non pertanto vede che a via di sforzi le anime vogliono svincolarsi dalle sue braccia e, non potendo contenere il suo dolore, esclama:

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

E noi, possiamo dire che il nostro amore verso le ani­me è simile a quello di Gesù? Le nostre preghiere, le no­stre pene, tutti i nostri più piccoli atti sono uniti agli atti, alle preghiere di Gesù, per strappare anime dall’infer­no? Come compatiamo Gesù in questo suo immenso do­lore? Se la nostra vita si potesse consumare in olocau­sto continuo, non sarebbe bastante a compatire questo dolore. Ogni piccolo atto, pena, pensiero che facciamo uniti a Gesù, può servire a strappare anime perché non cadano nell’inferno. Uniti con Gesù avremo nelle nostre mani il suo stesso potere. Se invece non faremo i nostri atti uniti con lui, essi non serviranno a impedire che neppure un’anima sola vada all’inferno.

Amor mio e mio tutto, tienimi stretta al tuo cuore, affinché senta subito quanto il peccatore ti addolora nel distaccarsi da te, e così poter far subito la mia parte.

O mio Gesù, il tuo amore leghi il mio cuore, affinché, bruciato dal tuo fuoco, possa sentire l’amore che tu stesso avesti per le anime.

Quando soffro dolori, pene, amarezze, allora, o Gesù, sfoga la tua giustizia su di me, e prendi la soddisfazione che vuoi, ma il peccatore, o Gesù, sia salvo, e le mie pe­ne siano vincolo che leghino te e il peccatore, e la mia anima abbia la consolazione di vedere la tua giustizia soddisfatta.


Preghiera di Ringraziamento

Mio amabile Gesù, tu mi hai chiamata in quest’Ora della tua passione a tenerti compagnia, ed io son venuta. Mi parve di vederti angosciato e dolente, pregare, riparare e patire, e con le voci le più tenere ed eloquenti perorare la salvezza delle anime. Ho cercato di seguirti in tutto e ora, dovendoti lasciare per le mie solite occupazioni, sento il dovere di dirti un Grazie e un Ti benedico.

Sì, o Gesù, Grazie ti ripeto le mille e mille volte, e ti lodo e benedico per tutto ciò che hai fatto e patito per me e per tutti. Grazie e Ti benedico per ogni goccia di sangue che hai versato, per ogni tuo respiro, palpito, passo, parola, sguardo, e per ogni amarezza e offesa che hai sopportato. Per tutto, o mio Gesù, intendo segnarti con un Grazie e un Ti benedico.

Deh, o Gesù, fa che tutto il mio essere ti mandi un flusso continuo di ringraziamenti e benedizioni, in modo da attirare su di me e su tutti il flusso delle tue grazie e benedizioni!

Deh, o Gesù, stringimi al tuo cuore colle tue santissime mani e segna tutte le particelle del mio essere col tuo Ti benedico, per fare che da me altro non possa uscire che un inno continuo verso di te! Perciò mi lascio in te, per seguirti in ciò che farai; anzi opererai tu stesso per me. Ed io, fin d’ora, lascio i miei pensieri in te per difenderti dai tuoi nemici, il respiro per corteggio e compagnia, il palpito per dirti sempre Ti amo e a rifarti dell’amore che non ti danno gli altri; le gocce del mio sangue a ripararti e a restituirti gli onori e la stima che ti tolgono i tuoi nemici con gl’insulti, sputi e schiaffi, e tutto il mio essere per guardia.

Dolce mio Amore, sebbene debbo attendere alle mie occupazioni, resto nel tuo cuore; ho paura d’uscirne. Tu mi terrai in te, non è vero? I nostri palpiti si intenderanno a vicenda e si confonderanno insieme in modo da darmi vita, amore, stretta unione inseparabile con te. Mio Gesù, se vedi che sto per sfuggirti, il tuo palpito si acceleri nel mio, le tue mani mi stringano più forte al tuo cuore, i tuoi occhi mi guardino e mi gettino saette di fuoco, affinché io, sentendoti, mi lasci subito tirare all'unione con te.

Deh, mio Gesù! Dammi il bacio del divino amore, abbracciami e benedicimi; io ti bacio nel dolcissimo tuo cuore, e mi resto in te.