Le 24 Ore della Passione di N.S.G.C.

La crocifissione

DICIANNOVESIMA ORA

dalle 11 a mezzogiorno


Preghiera di Preparazione

O Signor mio Gesù Cristo, prostrata alla tua divina presenza, supplico l’amorosissimo tuo cuore che voglia ammettermi alla dolorosa meditazione delle 24 ore, in cui per nostro amore tanto volesti patire nel corpo adorabile e nell’anima tua santissima fino alla morte di croce. Deh! dammi aiuto, grazia, amore, profonda compassione e intelligenza dei tuoi patimenti, mentre ora medito la Diciannovesima Ora, dalle 11 a mezzogiorno.

E per quelle che non posso meditare, ti offro la volontà che avrei di farle, e intendo intenzionalmente meditarle in tutte le ore che sono costretta o ad applicarmi ai miei doveri o a dormire.

Accetta, o misericordioso Signore, la mia amorosa in­tenzione, e fa che sia di profitto per me e per molti come se effettivamente e santamente eseguissi quanto desidererei praticare. Intanto grazie ti rendo, o mio Gesù, che per mezzo della preghiera mi chiami all’unione con te, e per piacerti di più, prendo i tuoi pensieri, la tua lingua, il tuo cuore, e con questo intendo pregare, fondendomi tutta nella tua Volontà e nel tuo amore; e stendendo le braccia per abbracciarti, poggio la mia testa sul tuo cuore ed incomincio.


La crocifissione [1]

Gesù, Amor mio, già sei stato spogliato delle tue vesti, ed hai il tuo santissimo corpo tanto lacero che mi sembri un agnello scorticato. Ti vedo tremare tutto, mentre i nemici ti preparano la croce e, non reggendoti in piedi, cadi a terra su questo monte. Mio Bene e mio Tutto, il cuore mi si stringe per il dolore nel guardarti, vedendo che il sangue diluvia da tutte le parti del tuo santissimo corpo, tutto piagato da capo a piè.

[Gesù è coronato di spine per la terza volta]

I tuoi nemici, stanchi ma non sazi, nello spogliarti hanno strappato con indicibile dolore dal tuo capo la corona di spine, e poi di nuovo te l’hanno conficcata con spasimi inauditi, forando la tua sacratissima testa con nuove ferite. Ah! Tu ripari la perfidia dell’uomo e l’osti­nazione del peccato, specialmente di superbia.

Gesù, vedo che se l’amore non ti spingesse più in alto, saresti morto per l’acerbità del dolore che hai soffer­to in questa terza coronazione di spine. Ma vedo che non puoi più reggere al dolore e, con gli occhi velati di sangue, guardi se uno almeno si avvicini a te per sorreg­gerti in tanto dolore e confusione.

Dolce mio Bene, cara mia Vita, qui non sei solo come nella notte della passione: c’è la dolente Mamma che, lacerata nel cuore, tante morti subisce per quante pene tu soffri; c’è l’amante Maddalena, che pare impazzita per le tue pene; c’è il fido Giovanni, ammutolito per la forza del dolore della tua passione. Questo è il monte di chi ama. Non puoi essere solo. Dimmi, Amor mio, chi vorresti per sorreggerti in tanto dolore? Deh! Permettimi che venga io a sorreggerti, sono io che ho più bisogno di tutti.

La cara Mamma e gli altri mi cedono il posto. Ed ecco, o Gesù, mi avvicino a te, ti abbraccio e ti prego di poggiare la tua testa sulla mia spalla e di farmi sentire le tue spine nella mia. Voglio mettere la mia testa vicina alla tua, non solo per sentire le tue spine, ma anche per lavare col tuo preziosissimo sangue, che dal capo ti scorre, tutti i miei pensieri, perché possano stare in atto di ripararti ogni offesa che le creature commettono col pensiero. Deh! Amor mio, stringiti a me. Voglio baciare una ad una le gocce di sangue che scorrono sul tuo santissimo volto, e ti prego, mentre le adoro, che ogni goccia sia luce ad ogni mente di creatura, affinché nessuna ti offenda con pensieri cattivi.

Ma mentre ti tengo stretto e poggiato a me, ti guardo, o Gesù, e vedo che tu guardi la croce che i nemici ti pre­parano; senti i colpi che danno, per fare i fori dove t’in­chioderanno. O mio Gesù, sento che il tuo cuore batte forte forte e dà in sussulto, agognando questo letto, da te il più desiderato, sebbene con dolore indescrivibile, in cui suggelli la salvezza delle anime nostre in te. Già ti sento dire:

“Amor mio, cara croce, letto mio prezioso, tu sei stata il mio martirio in vita, ed ora sei il mio riposo. Deh, o croce! Ricevimi presto nelle tue braccia, Io sono impaziente di aspettare. Croce santa, in te darò compimento a tutto. Presto, croce! Adempi i desideri ardenti che mi consumano di dare vita alle anime, e queste vite saranno suggellate da te, o croce. Oh, non più indugiare! Con ansia aspetto di stendermi su di te per aprire il cielo a tutti i miei figli e chiudere l’inferno.

O croce, è vero che tu sei la mia battaglia, ma sei pure la mia vittoria ed il mio trionfo completo, ed in te darò grandi eredità, vittorie, trionfi e corone ai figli miei”.

Ma, chi può dire tutto ciò che il mio dolce Gesù dice alla croce?

Ma, mentre Gesù si sfoga con la croce, i nemici gli comandano di stendersi su di essa, e lui subito ubbidisce al loro volere per riparare le nostre disubbidienze. Amor mio, prima che ti distenda sulla croce, permettimi che ti stringa più forte al mio cuore e di baciarti; e tu, dammi un bacio. Senti, o Gesù, non voglio lasciarti: voglio venire a distendermi insieme con te sulla croce e restare insieme con te inchiodato. Il vero amore non soffre nessuna separazione. Perdonami l’arditezza del mio amore e concedimi di rimanere con te crocifissa.

Vedi, tenero Amor mio, non solo io ti chiedo questo, ma pure la dolente Mamma, l’inseparabile Maddalena, il prediletto Giovanni; tutti ti dicono che sarebbe più sopportabile rimanere crocifissi con te, che assistere e vedere te solo crocifisso. Perciò insieme con te mi offro al­l’Eterno Padre, immedesimata con la tua Volontà, col tuo amore, con le tue riparazioni, col tuo stesso cuore e con tutte le tue pene.

Ah! Pare come se il mio addolorato Gesù mi dicesse:

“Figlia mia, hai prevenuto il mio amore, questa è la mia Volontà: che tutti quelli che mi amano restino con me crocifissi. Ah, sì! Vieni pure a distenderti con me sulla croce: ti farò vita della mia vita e ti terrò come la prediletta del mio cuore”.

[La crocifissione]

Ed ecco, dolce mio Bene, che ti distendi sulla croce e guardi i carnefici con tanto amore e con tanta dolcezza, che già tengono nelle mani chiodi e martelli per inchiodarti, da far loro dolce invito a che presto ti crocifiggano. E quelli, sebbene ne sentano ribrezzo, con ferocia inumana prendono la tua mano destra, fermano il chiodo e a colpi di martello lo fanno uscire dalla parte opposta della croce. È tale e tanto il dolore che soffri, o mio Gesù, che tremi; la luce dei tuoi begli occhi si eclissa, ed il tuo volto santissimo impallidisce e diventa livido.

Destra benedetta del mio Gesù, ti bacio, ti compatisco, ti adoro e ti ringrazio per me e per tutti. [Per] quanti colpi ricevesti, tante anime ti chiedo di liberare in questo momento dalla condanna all’inferno; per quante goc­ce di sangue hai versato, tante anime ti prego di lavare in questo tuo sangue preziosissimo. E per il dolore acerbo che soffristi specialmente quando inchiodarono la mano alla croce e nello stiramento dei nervi delle braccia, ti prego di aprire a tutti il cielo e di benedire tutti. Possa la tua benedizione chiamare i peccatori alla conversione, e gli eretici e gli infedeli alla luce della fede.

O Gesù, dolce Vita mia, appena finiscono d’inchio­dare la destra, i nemici prendono con crudeltà la sinistra e, per farla giungere al foro segnato, te la tirano tanto che ti senti slogare le giunture delle braccia e delle spal­le, e per la forza del dolore, le gambe, convulse, si contraggono. Poi con ferocia instancabile, come la destra, la inchiodano sulla croce.

Sinistra mano del mio Gesù, ti bacio, ti compatisco, ti adoro e ti ringrazio. Per i colpi e i dolori che soffristi quando te la inchiodarono, tante anime ti prego di concedermi in questo momento, di far volare dal purgatorio in cielo. E per il sangue che spargesti, ti prego di smorzare le fiamme che le bruciano, e di fare che a tutte sia refrigerio e bagno salutare che le purifichi da ogni macchia e le disponga alla visione beatifica.

Amor mio e mio Tutto, per l’acuto dolore sofferto quando t’inchiodarono la mano sinistra, ti prego di chiu­dere l’inferno a tutte le anime e di non lasciar cadere i fulmini della divina giustizia, purtroppo irritata dalle nostre colpe. Fa, o Gesù, che questo chiodo nella tua sinistra benedetta sia chiave che serri la divina giustizia, perché non faccia piovere i flagelli sulla terra e che apra i tesori della divina misericordia a pro di tutti.

Già pare che [tu] sia rimasto immobile a tutto e che noi siamo liberi di poterti far tutto. Quindi, nelle tue braccia metto il mondo e tutte le generazioni; e ti prego, Amore mio, con le voci dello stesso tuo sangue, di non negare il perdono a nessuno, e per i meriti di questo tuo preziosissimo sangue, ti chiedo la salvezza e la grazia per tutti. Non escludere nessuno, o mio Gesù.

Amor mio, Gesù, i tuoi nemici non sono contenti ancora. Con ferocia diabolica ti prendono i tuoi santissimi piedi (sempre instancabili in cerca di anime), e, contratti come stavano per la forza del dolore delle mani, li tirano tanto che restano slogate le ginocchia, le costole e tutte le ossa del petto. Il cuore non mi regge, mio Bene. Per la forza del dolore, vedo che i tuoi begli occhi, ecclissati e velati di sangue, stralunano; le tue labbra livide e gonfie dai pugni si contorcono, le tue guance si affossano, i denti sbattono, il petto si affanna ed il cuore resta tutto sconquassato per la forza delle stirature delle mani e dei piedi. Amor mio, quanto volentieri prenderei il tuo posto per risparmiarti tanto dolore! Voglio distendermi su tutte le tue membra per lenirti, baciarti, confortarti e ripararti per tutti.

Mio Gesù, vedo che mettono un piede sull’altro e te li trapassano con un chiodo, per giunta spuntato. Deh, o mio Gesù! Mentre il chiodo te li trapassa, permettimi che nel piede destro ti metta tutti i sacerdoti, affinché siano luce alle genti, specialmente quelli che non vivono una vita buona e santa; e che nel sinistro metta tutte le genti, affinché ricevano luce dai sacerdoti, li rispettino e siano loro ubbidienti. E come il chiodo trapassa i tuoi piedi, così trapassi i sacerdoti e le genti, affinché gli uni e gli altri non possano spostarsi da te.

Piedi benedetti del mio Gesù, vi bacio, vi compatisco, vi adoro e vi ringrazio. Per gli acerbissimi dolori che soffristi, per le stirature con cui ti slogarono tutte le ossa e per il sangue che spargesti, ti chiedo di rinchiudere tut­te le anime nelle tue piaghe, non disdegnare nessuno, o Gesù.

I tuoi chiodi inchiodino le nostre potenze, affinché non si spostino da te; inchiodino il nostro cuore, affinché si fissi sempre e solamente in te; e tutti i nostri sentimenti restino inchiodati dai tuoi chiodi, affinché non prendano nessun gusto che non venga da te.

O mio Gesù crocifisso, ti vedo tutto insanguinato, nuotare in un bagno di sangue. Queste gocce di sangue altro non dicono che anime. In ogni goccia vedo brulicare anime di tutti i secoli, sicché tutti in te ci contenevi, o Gesù. Ebbene, per la potenza di questo sangue, ti chiedo che nessuna più sfugga da te.

O mio Gesù, i carnefici finiscono d’inchiodarti i piedi ed io mi avvicino al tuo cuore. Vedo che non ne puoi più, ma l’amore grida più forte:

“Più pene ancora!”.

Mio Gesù, mi abbraccio al tuo cuore, ti bacio, ti compatisco, ti adoro e ti ringrazio per me e per tutti. O Gesù, voglio poggiare la testa sul tuo cuore, per sentire ciò che soffri in questa dolorosa crocifissione. Ah! Sento che ogni colpo di martello rimbomba nel tuo cuore. Il tuo cuore è il centro di tutto: da esso incominciano i dolori ed in esso finiscono. E se non fosse che aspetti una lancia per essere trafitto, le fiamme del tuo amore ed il san­gue che rigurgita all’interno, si sarebbero fatti via e ti avrebbero squarciato il cuore. Questo sangue e queste fiamme chiamano le anime che ti amano a far felice soggiorno nel tuo cuore. Ed io, per amore del tuo cuore e del tuo preziosissimo sangue, ti chiedo, o Gesù, la san­tità delle anime che ti amano. O Gesù, non farle uscire giammai dal tuo cuore, e con la tua grazia moltiplica le vocazioni delle anime vittime, che continuino la tua vita sulla terra. Tu hai voluto dare un posto distinto nel tuo cuore alle anime che ti amano, fa che questo posto non lo perdano mai. O Gesù, le fiamme del tuo cuore mi brucino e mi consumino, il tuo sangue mi abbellisca, il tuo amore mi tenga sempre inchiodata all’amore col do­lore e con la riparazione.

O mio Gesù, già i carnefici hanno inchiodato le tue mani e i tuoi piedi alla croce, e voltando questa per ribattere i chiodi, costringono il tuo volto adorabile a toccare la terra insanguinata dallo stesso tuo sangue. E tu, con la tua bocca divina, la baci. Con questo bacio, o dolce Amor mio, tu intendi baciare tutte le anime e vincolarle al tuo amore, suggellandone la loro salvezza. O Gesù, lascia che prenda io il tuo posto, e mentre i carnefici ribattono i chiodi, fa che questi colpi feriscano me pure e m’inchiodino tutta al tuo amore.

Mio Gesù, metto la mia testa nella tua. Mentre le spine si addentrano sempre più nella tua testa, voglio offrirti, o dolce mio Bene, tutti i miei pensieri che come baci affettuosi ti consolino e leniscano l’amarezza delle tue spine.

O Gesù, metto i miei occhi nei tuoi, e vedo che i tuoi nemici non sono ancora sazi d’insultarti e deriderti, ed io voglio confortare i tuoi sguardi divini coi miei sguardi di amore.

Metto la mia bocca nella tua, o Gesù. La tua lingua è quasi attaccata al palato per l’amarezza del fiele e per la sete ardente. Per ristoro alla tua sete, o mio Gesù, tu vorresti tutti i cuori delle creature traboccanti d’amore, e non avendoli, bruci sempre più per loro. Dolce Amor mio, intendo mandarti fiumi d’amore, per mitigarti in qualche modo l’amarezza del fiele e la tua sete ardente.

O Gesù, metto le mie mani nelle tue. Ad ogni movimento che fai, le piaghe delle tue mani più si squarciano, e il dolore si fa più intenso e acerbo. Caro mio Bene, per ristorarti e raddolcire questo dolore, ti offro le opere sante di tutte le creature.

O Gesù, metto i miei piedi nei tuoi. Quanto soffri nei tuoi santissimi piedi! Tutti i movimenti del sacratissimo tuo corpo pare che si ripercuotono in essi, e nessuno è a te vicino per sorreggerti e lenire un po’ l’acerbità dei tuoi dolori. Vita mia dolcissima, vorrei riunire i passi delle creature di tutte le generazioni, passate, presenti e future, ed indirizzarli tutti a te, per venirti a consolare nelle tue dure pene.

Mio Gesù, metto il mio cuore nel tuo povero cuore. Com’è straziato! Se muovi i piedi, i nervi della punta del cuore li senti strapparsi; se muovi le mani, i nervi d’ambo le parti del cuore restano tirati più che da chiodi; se muovi la testa, la bocca del cuore dà sangue e soffre la completa crocifissione. O mio Gesù, come confortare tanto dolore? Mi diffonderò in te, metterò il mio cuore nel tuo, i miei ardenti desideri nei tuoi, perché sia distrutto qualunque desiderio cattivo. Diffonderò il mio amore nel tuo, perché col tuo fuoco siano bruciati i cuori di tutte le creature e distrutti gli amori profani. Il tuo cuore sacratissimo rimarrà confortato ed io, fin d’ora, prometto, o Gesù, di tenermi sempre inchiodata a questo cuore amorosissimo con i chiodi dei tuoi desideri, del tuo amore e della tua Volontà.

O mio Gesù, crocifisso tu, crocifissa io in te. Tu non permettere che mi schiodi menomamente da te, ma vi resti sempre inchiodata per poterti amare e riparare per tutti, e lenire il dolore che ti arrecano le creature con le loro colpe.

[Gesù è innalzato sulla croce]

Mio buon Gesù, vedo che i tuoi nemici innalzano il pesante legno della croce e lo lasciano cadere nella fossa da essi preparata; e tu, dolce Amor mio, resti sospeso fra cielo e terra. In questo solenne momento ti volgi al Padre, e con voce debole e fioca, gli dici:

“Padre santo, eccomi qui, carico di tutti i peccati del mondo. Non vi è colpa che non si riversi su di me, perciò non più scaricare sugli uomini i flagelli della tua divina giustizia, ma su di me, tuo Figlio. O Padre, permet­timi di legare tutte le anime a questa croce, e che per loro implori perdono con le voci del mio sangue e delle mie piaghe. O Padre, non vedi come mi son ridotto? Per questa croce, in virtù di questi dolori, concedi a tutti vera conversione, pace, perdono e santità”.

[Preghiera per disarmare la divina giustizia [2]]

Gesù, mentre sei sulla croce trafitto, la tua anima non è più in terra, ma nei cieli con il tuo divino Padre, per difendere e perorare la causa delle anime nostre.

Crocifisso Amor mio, anch’io voglio seguirti innanzi al trono dell’Eterno e disarmare insieme a te la divina giustizia. La tua santissima umanità la faccio mia: unita con la tua Volontà, ed insieme con te, voglio fare ciò che fai tu. Permetti, Vita mia, che scorrano i miei pensieri nei tuoi; il mio amore, la mia volontà ed i miei desideri nei tuoi, che scorra il mio palpito nel tuo cuore e tutto il mio essere in te, affinché nulla mi possa sfuggire, e possa ripetere, atto per atto, parola per parola, tutto ciò che fai tu.[3]

Vedo, crocifisso mio Bene, che tu, vedendo grandemente sdegnato il divino tuo Padre contro le creature, ti prostri innanzi a lui e nascondi tutte le creature dentro la tua santissima umanità, mettendoci al sicuro, affinché il Padre, guardandoci in te, per amore tuo, non scacci la creatura da sé. E se egli la guarda sdegnato, è perché tante anime hanno contraffatto la bella immagine da lui creata, hanno pensieri soltanto per offenderlo. E della loro intelligenza che doveva occuparsi di comprenderlo, ne fanno ricettacolo dove annidano tutte le colpe. E tu, o mio Gesù, per placarlo, chiami l’attenzione del divino Padre a guardare la tua santissima testa, trafitta di spine tra spasimi atroci. Così tieni come inchiodate nella tua mente tutte le intelligenze delle creature, per ognuna delle quali offri una espiazione per soddisfare la divina giustizia. Oh, come queste spine scusano tutti i pensieri cattivi delle creature, come voci pietose innanzi alla Maestà Divina!

Mio Gesù, i miei pensieri sono una sola cosa con i tuoi; perciò insieme con te prego, imploro, scuso e riparo innanzi alla Maestà Divina tutto il male commesso dalle creature con la loro intelligenza. Permettimi che prenda le tue spine e la tua stessa intelligenza e che vada con te da tutte le creature, ad attaccare la tua intelligenza alla loro. Voglio restituire loro l’intelligenza, come tu la creasti all’origine, con la santità della tua. [Voglio] riordinare con la santità dei tuoi pensieri tutti i pensieri delle creature in te, e trafiggere con le tue spine tutte le menti delle creature, per restituirti il dominio ed il regime di tutti. O Gesù, tu solo sii il dominatore di ogni pensiero, di ogni affetto e di tutti i popoli. Reggi tu solo ogni cosa; solo così la faccia della terra, che fa orrore e spavento, si cambierà.

Crocifisso Gesù, continui a vedere che il divino Padre, sdegnato, guarda le povere creature e le trova tutte insozzate di colpe e coperte delle più brutte luridezze, da far schifo a tutto il Cielo. Oh, come resta colpita la purità dello sguardo divino, quasi non più riconoscendo la povera creatura come opera delle sue mani santissime! Anzi, le creature pare che siano tanti mostri che occupano la terra, che attirano lo sdegno dello sguardo pa­terno.

Ma tu, o mio Gesù, per placarlo cerchi di addolcirlo, scambiando i suoi occhi con i tuoi, e facendoglieli vedere coperti di sangue e gonfi di lacrime. Dinnanzi alla Maestà Divina piangi, per muoverla a compassione per la sventura di tante povere creature. E sento la tua voce che dice:

“Padre mio, è vero che la creatura ingrata si va sempre più lordando di colpe da non meritare più il tuo guardo paterno. Ma guardami, o Padre, innanzi a te voglio tanto piangere, da formare un bagno di lacrime e di sangue, per lavare queste luridezze di cui si sono coperte le creature. Padre mio, vuoi tu forse rigettarmi? No, non puoi, sono tuo Figlio; e mentre sono tuo Figlio, sono anche il capo di tutte le creature ed esse sono mie membra. Salviamole, o Padre, salviamole”.

Mio Gesù, Amore sconfinato, vorrei avere i tuoi occhi per piangere innanzi alla Maestà Suprema per la perdita di tante povere creature e per questi tempi così tristi. Permettimi che prenda le tue lacrime e i tuoi stessi sguardi, che sono una sola cosa con i miei, e vada da tutte le creature. Per muovere a compassione le loro ani­me del tuo amore, farò loro vedere che tu piangi per causa loro e che, mentre si vanno lordando, tu hai pronte le tue lacrime ed il tuo sangue per lavarle; e vedendoti piangere, si arrenderanno. Sì, permettimi di lavare con queste lacrime tutte le sozzure delle creature: scendano nei loro cuori, rammolliscano tante anime indurite nella colpa e vincano l’ostinatezza di tutti i cuori.

Con i tuoi sguardi, permettimi che penetri le creature in modo da fare innalzare tutti i loro sguardi al cielo per amarti, invece che smarrirsi sulla terra per offenderti; così il divino Padre non avrà più sdegno nel guardare la povera umanità.

Crocifisso Gesù, vedo che il divino Padre non si placa ancora nel suo sdegno, perché mentre la sua paterna bontà, presa da tanto amore per la povera creatura, ha riempito il cielo e la terra di attestati di amore e di benefici per essa che, quasi ad ogni passo e ad ogni atto, sente scorrere l’amore e le grazie di quel cuore paterno, la creatura, sempre ingrata, disprezzando questo amore, non lo vuole riconoscere. Anzi contrasta tanto amore, riempiendo il cielo e la terra di insulti, disprezzi ed oltraggi, fino a metterlo sotto i suoi immondi piedi, volendo quasi distruggerlo, idolatrando se stessa. Ah, tutte queste offese penetrano fin nei cieli e giungono innanzi alla Maestà Divina! Oh, come si sdegna nel vedere che la vile creatura giunge ad insultarla e ad offenderla in tutti i modi!

Ma tu, o mio Gesù, sempre intento a difenderci, con la forza rapitrice del tuo amore, costringi il Padre a guardare il tuo santissimo volto, coperto di tutti questi insulti e disprezzi, e dici:

“Padre mio, non disdegnare le povere creature: se disdegni loro disdegni me. Deh, placati! Tutte queste offese le porto sul mio volto, che ti risponde per tutti. Padre mio, arresta il tuo furore contro la povera umanità: sono ciechi e non sanno quello che fanno. Perciò guardami bene come sono ridotto per causa loro. Se non ti muovi a compassione per la misera umanità, ti intenerisca questo mio volto insozzato di sputi, coperto di sangue, illividito e gonfio per i tanti schiaffi e colpi ricevuti. Pietà, Padre mio! Ero Io il più bello di tutti, ed ora sono tutto sfigurato, tanto che non mi riconosco più; son diventato l’abiezione di tutti. Perciò, a qualunque costo voglio sal­va la povera creatura”.

Mio Gesù, possibile che ci ami tanto? Il tuo amore stritola questo mio povero cuore. Volendo seguirti in tutto, permettimi che prenda il tuo santissimo volto per averlo in mio potere, per mostrarlo così sfigurato continuamente al Padre per muoverlo a compassione della povera umanità, che è tanto oppressa sotto la sferza della divina giustizia che giace quasi morente.

Permettimi che vada in mezzo alle creature, e faccia loro vedere questo tuo volto così sfigurato per causa loro, per muoverle a compassione delle loro anime e del tuo amore. E con la luce che tramanda il tuo volto e con la forza rapitrice del tuo amore, faccia loro comprendere chi sei tu e chi sono esse che ardiscono offenderti, e fac­cia risorgere le loro anime da tante colpe in cui vivono morte alla grazia, perché tutte si prostrino innanzi a te in atto di adorarti e glorificarti.

Mio Gesù, Crocifisso adorabile, la creatura va sempre irritando la divina giustizia, e dalla sua lingua risuona l’eco di bestemmie orrende, voci di imprecazioni e di maledizioni, discorsi cattivi, intese di come meglio uccidere e fare carneficine. Ah! Tutte queste voci assordano la terra e penetrano fin nei cieli, assordando l’udito divino, il quale, stanco di questa eco velenosa che gli manda la creatura, vorrebbe disfarsi di essa, cacciandola da sé lontana, perché tutte queste voci velenose imprecano e chiedono vendetta e giustizia contro di essa stessa. Oh, come la divina giustizia si sente spingere a scagliare flagelli! Oh, come accendono il suo furore contro la creatura tante bestemmie orrende!

Ma tu, o mio Gesù, amandoci di amore sommo, fai fronte a queste voci micidiali con la tua voce onnipoten­te e creatrice, in cui raccogli tutte queste voci, e fai sentire all’udito del Padre la tua voce dolcissima per rinfrancarlo delle molestie che le creature gli danno, con altrettante voci di benedizioni e lodi, e gridi misericordia, grazie, amore per la povera creatura.

E per placarlo di più, gli mostri la tua santissima bocca, e dici:

“Padre mio, tornami a guardare; non sentire le voci delle creature, ma senti la mia. Sono Io che soddisfo per tutti. Perciò ti prego di guardare la creatura e di guardar­la in me. Se la guardi fuori di me, che sarà di essa? È debole, ignorante, capace solo di far male, piena di tutte le miserie. Pietà, pietà della povera creatura. Rispondo Io per essa con questa mia lingua amareggiata dal fiele, inaridita dalla sete, arsa e riarsa dall’amore”.

Mio amareggiato Gesù, la mia voce nella tua vuole far fronte a tutte queste offese. Permettimi che prenda la tua lingua, le tue labbra, e giri per tutte le creature, toccando le loro lingue con la tua, affinché sentendo l’ama­rezza della tua nell’atto di offenderti, se non per amore, almeno per l’amarezza che sentono, non bestemmino più; che tocchi le loro labbra con le tue, affinché facendo sentire il fuoco della colpa sulle labbra di tutti e facendo risuonare la tua voce onnipotente in ogni petto, possa arrestare la corrente di tutte le voci cattive e cambiare tutte le voci umane in voci di benedizioni e lodi.

Mio Crocifisso Gesù, la creatura, a tanto tuo amore e dolore, non si arrende ancora, anzi disprezzandoti, va aggiungendo colpe a colpe, commettendo sacrilegi enor­mi, omicidi, suicidi, duelli, frodi, inganni, crudeltà e tra­dimenti. Ah, tutte queste opere cattive appesantiscono le braccia paterne! E il Padre, non potendo sostenere il peso, sta per abbassarle, per riversare sulla terra furore e distruzione. E tu, o mio Gesù, per strappare la creatura dal furore divino, temendo di vederla distrutta, stendi le tue braccia al Padre, affinché non le abbassi per distruggere la creatura. E aiutando con le tue braccia a sostenere il peso, lo disarmi e impedisci che la giustizia faccia il suo corso. E per muoverlo a compassione della misera umanità ed intenerirlo, gli dici con la voce più insinuan­te:

“Padre mio, guarda queste mani squarciate e questi chiodi che me le trafiggono, che mi inchiodano insieme a tutte queste opere cattive. Ah, è in queste mani che sento tutti gli spasimi che mi danno queste opere cattive! Non sei contento, o Padre mio, dei miei dolori? Non sono forse capaci di soddisfarti? Sì, queste mie braccia slogate saranno sempre catene che terranno strette le povere creature, affinché non mi sfuggano, tranne quelle che volessero strapparsi a viva forza. E queste mie braccia saranno catene amorose che ti legheranno, Padre mio, per impedirti di distruggere la povera creatura. Anzi ti attirerò sempre vicino ad essa, perché versi su di lei le tue grazie e misericordie”.

Mio Gesù, il tuo amore è un dolce incanto per me, e mi spinge a fare ciò che fai tu. Perciò dammi le tue brac­cia, ché insieme con te voglio impedire, a costo di qualunque pena, che la divina giustizia faccia il suo corso contro la povera umanità. E per muovere il Padre a pietà delle creature, permettimi che metta nelle tue braccia le tante membra straziate, i gemiti di tanti poveri feriti, i tanti cuori addolorati ed oppressi. Permettimi che vada da tutte le creature e le stringa tutte nelle tue braccia, affinché tutte ritornino al tuo cuore. Permettimi che con la potenza delle tue mani creatrici arresti la corrente di tante opere malvagie e ritragga tutti dall’operare il male.

Mio amabile crocifisso Gesù, la creatura non è ancora contenta di offenderti. Vuol bere fino in fondo tutta la feccia della colpa, e corre quasi all’impazzata nella via del male. Si precipita di colpa in colpa, disobbedisce al­le tue leggi e, disconoscendoti, si ribella a te e, quasi per farti dispetto, vuole andare all’inferno. Oh, come si sdegna la Maestà Suprema! E tu, o mio Gesù, trionfando di tutto, anche dell’ostinatezza delle creature, per placare il divin Padre, gli fai vedere tutta la tua santissima umanità lacerata, slogata, straziata in modo orribile. Mostri i tuoi santissimi piedi trafitti, nei quali contieni tutti i passi delle creature, che ti danno dolori mortali, al punto che sono contorti dall’atrocità degli spasimi.

E sento la tua voce più che mai commovente, come in atto di spirare, che vuol vincere per forza d’amore e di dolore la creatura, e trionfare sul cuore paterno:

“Padre mio, guardami dalla testa ai piedi: non c’è par­te sana in me, non ho dove farmi aprire altre piaghe e procurarmi altri dolori. Se non ti plachi a questo spettacolo di amore e di dolore, chi mai potrà placarti?

O creature, se non vi arrenderete a tanto amore, che speranza vi resta di convertirvi? Queste mie piaghe e questo sangue saranno sempre voci che chiameranno dal cielo alla terra grazie di pentimento, perdono, compassione per la povera umanità”.

Mio Gesù, ti vedo in uno stato di violenza per placare il Padre e per vincere la povera creatura. Permettimi che prenda i tuoi santissimi piedi e giri per tutte le creature, per legare i loro passi ai tuoi piedi, e così, se volessero camminare nella via del male, sentendo le catene che hai messo tra te e loro, non possano [farlo]. Deh! Con questi tuoi piedi fa che indietreggino dalla via del male, mettile sulla via del bene, rendendole più docili alle tue leggi. E con i tuoi chiodi serra l’inferno affinché più nessuno vi cada dentro.

Mio Gesù, Amante crocifisso, vedo che non ne puoi più: la tensione terribile che subisci sulla croce; lo scricchiolio continuo delle tue ossa, che sempre più si slogano ad ogni piccolo movimento; le carni che più si squarciano; le ripetute offese che ti giungono, ripetendo passioni e morti più dolorose; la sete ardente che ti consuma; le pene interne che ti soffocano di amarezza, di dolore e di amore; e l’ingratitudine umana che in tanti tuoi martìri ti affronta e ti penetra come onda impetuosa, fin dentro il trafitto tuo cuore, ti schiacciano tanto che la tua santissima umanità, non reggendo sotto il peso di tanti martìri, sta per finire e, delirando di amore e di patire, chiede aiuto e pietà.

Crocifisso Gesù, possibile? Tu che reggi tutto e dai vita a tutti, chiedi aiuto? Ah! Come vorrei penetrare in ogni goccia del tuo sangue e versare il mio per raddolcirti ogni piaga, per attutire il dolore di ogni spina, per rendere meno dolorose le loro punture e per raddolcirti in ogni pena interna del tuo cuore, per sollevare le intensità delle tue amarezze. Vorrei darti vita per vita, e se mi fosse possibile vorrei schiodarti dalla croce per sostituirmi in vece tua. Ma vedo che sono nulla e nulla posso, sono troppo insignificante. Perciò dammi te stesso. Prenderò vita in te e in te darò te a te stesso. Così contenterai le mie brame.

Straziato Gesù, vedo che la tua santissima umanità finisce non per te, ma per compiere in tutto la nostra redenzione. Hai bisogno di aiuto divino e perciò ti getti nelle braccia paterne, chiedendo aiuto e soccorso. Oh! Come il divin Padre s’intenerisce nel guardare l’orrendo strazio della tua santissima umanità, il lavorio terribile che la colpa ha fatto sulle tue santissime membra. E per contentare le tue brame d’amore, ti stringe al suo cuore paterno e ti dà gli aiuti necessari per compiere la nostra redenzione. E mentre ti stringe, senti nel tuo cuore più forte ripetere i colpi dei chiodi, le sferze dei flagelli, gli squarci delle piaghe, le punture delle spine. Oh, come il Padre ne resta colpito! Come si sdegna nel vedere che tutte queste pene te le recano fin nel tuo cuore anche anime a te consacrate! E nel suo dolore ti dice:

“Possibile, Figlio mio, che neppure la parte da te elet­ta è tutta con te? Anzi pare che queste anime chiedano rifugio e nascondimento in questo tuo cuore per amareg­giarti e darti morte più dolorosa; e quel che è più, tutti questi dolori che ti danno sono nascosti e coperti da ipocrisie. Ah, Figlio! Non posso più contenere lo sdegno per l’ingratitudine di queste anime, le quali mi addolora­no più che le altre creature tutte insieme”.

Ma tu, o mio Gesù, trionfando di tutto, difendi queste anime, e fai riparo con l’amore immenso del tuo cuore alle onde delle amarezze e trafitture che queste anime ti danno. E per placare il Padre, gli dici:

“Padre mio, guarda questo mio cuore: tutti questi dolori ti soddisfino, e quanto più acerbi essi sono, altrettanto più potenti siano sul tuo cuore di Padre, per impetrare grazie, luce e perdono per queste anime. Padre mio, non li rigettare: saranno essi i miei difensori che continueranno la mia vita sulla terra.

O Padre amorosissimo, considera che, se la mia umanità è giunta ora al colmo dei suoi patimenti, questo mio cuore pure scoppia per le amarezze, le intime pene e gli inauditi strazi che ho sofferto per lo spazio di trentaquat­tro anni, a cominciare dal primo istante della mia incarnazione. Tu conosci, o Padre, l’intensità di queste interne amarezze, che sarebbero state capaci di farmi morire ad ogni momento di puro spasimo, se la nostra onnipotenza non mi avesse sostenuto, per prolungare il mio patire fino a questa estrema agonia. Ah! Se finora ti ho offerto tutte le pene della mia santissima umanità per placare la tua giustizia che pende su tutti, e per attirare su tutti la tua misericordia trionfatrice, ora ti presento questo mio cuore sconquassato, premuto e infranto sotto il torchio di tutti i momenti della mia vita mortale, in modo particolare per i traviamenti delle anime a noi consacrate.

Osserva, o Padre mio: questo è il cuore che ti ha ama­to di infinito amore, che sempre è stato arso di amore per i miei fratelli, figli tuoi in me; questo è il cuore generoso con il quale ho anelato il patire, per darti la completa soddisfazione di tutti i peccati degli uomini. Abbi pietà delle sue desolazioni, dei suoi continui accoramen­ti, delle sue angosce, dei suoi tedi, delle sue tristezze innanzi alla morte!

O Padre mio, vi è stato forse un solo palpito del mio cuore che non abbia cercato la tua gloria, a costo di pene e di sangue, e la salvezza dei miei fratelli? Non sono usciti da questo mio cuore sempre oppresso, le ardenti suppliche, i gemiti, i sospiri, i clamori con cui per trentaquattro anni ho pianto e gridato misericordia al tuo cospetto?

Tu mi hai esaudito, o Padre mio, per una infinità di volte e di anime, e te ne rendo grazie infinite. Ma, guarda, o Padre mio, come non può calmarsi il mio cuore nelle sue pene se dovesse sfuggire al suo amore anche un’anima sola, perché noi amiamo tanto un’anima sola quanto tutte le anime insieme. E si dirà che dovrò dare l’ultimo sospiro su questo doloroso patibolo, vedendo miseramente perire anche anime a noi consacrate? Io muoio in un mare di affanni e di pene per l’iniquità e la perdita eterna del perfido Giuda, tanto duro ed ingrato, che respinse tutti i miei tratti amorosi e delicati, e che tanto beneficai, fino a farlo sacerdote, vescovo, come gli altri miei apostoli. Ah, Padre mio, basta questo abisso di pene! Quante anime vedo, scelte da noi per il duplice sacro seguito, che vogliono imitare Giuda, chi più, chi meno!

Aiutami, Padre mio, aiutami! Non posso sopportare tutte queste pene. Vedi se c’è una fibra nel mio cuore che non sia tormentata più di tutti gli strazi del mio corpo divino. Vedi se tutto il sangue che sto versando non sgorghi, più che dalle mie piaghe, dal mio cuore, che si disfa di amore e di dolore. Pietà, Padre mio, pietà! Non per me, che voglio patire sino all’infinito per le povere anime, ma pietà di tutte le anime, specialmente per quel­le, di uomini e donne, chiamate al mio santo servizio e al mio sposalizio di amore. Ascolta, o Padre, il mio cuore che, vicino a venire meno alla vita, accelera i suoi palpiti infocati e grida: Per tante mie pene, grazie efficaci di pentimento e di vera conversione ti chiedo per tutte queste infelici anime! Nessuna di esse ci sfugga!

Ho sete, Padre mio, ho sete di tutte le anime, specialmente di queste. Ho sete di patire di più per ciascuna di queste anime. Ho sempre fatto la tua Volontà, Padre mio. Ora questa mia Volontà, che è pure la tua, deh! Fa che sia compiuta perfettamente per amore di me, tuo Figlio dilettissimo, nel quale hai trovato tutte le tue compiacenze”.

O mio Gesù, non resisto più. Mi unisco alle tue suppliche, ai tuoi patimenti, al tuo amore penante. Dammi il tuo cuore, affinché io senta la tua stessa sete per le anime consacrate a te e, con i miei palpiti, ti restituisca l’amore e gli affetti di tutti. Permettimi di andare da tutte e di deporre il tuo cuore in loro. Al suo contatto si riscaldino le fredde, si scuotano le tiepide, si sentano richiamare le fuorviate, ed in loro ritornino le tante grazie respinte.

Il tuo cuore è soffocato dal dolore e dall’amarezza, nel vedere resi vani tanti disegni che avevi su di loro, per la loro incorrispondenza, e nel vedere che tante altre anime, che dovevano avere vita e salvezza per mezzo di quelle, ne risentono le tristi conseguenze. Io mostrerò loro il tuo cuore tanto amareggiato per causa loro, lancerò in esse dardi di fuoco dal tuo cuore, presenterò tutte le tue suppliche e tutti i tuoi patimenti per loro: non è possibile che non si arrendano a te. Così ritorneranno pentite ai tuoi piedi, ed i tuoi amorosi disegni su di loro saranno ripristinati; staranno in te ed intorno a te, non più per offenderti, ma per ripararti, consolarti e difenderti.

Vita mia, Crocifisso Gesù, vedo che ancora agonizzi sulla croce, non essendo ancora pago il tuo amore per dare compimento a tutto. Anch’io, sì, agonizzo insieme con te, e chiamo tutti: angeli, santi, venite sul monte Calvario a mirare gli eccessi e le follie di amore di un Dio! Baciamo le sue piaghe sanguinanti, adoriamole, so­steniamo quelle membra lacerate, ringraziamo Gesù del­l’operata redenzione. Diamo uno sguardo alla trafitta Madre, che tante pene e morti sente nell’Immacolato suo Cuore per quante pene vede nel suo Figlio Dio. Le sue stesse vesti sono intrise di sangue, il monte Calvario n’è cosparso tutto.

Perciò tutti insieme prendiamo questo sangue, preghiamo la dolente Madre che si unisca a noi, dividiamoci in tutto il mondo e andiamo in aiuto di tutti. Aiutiamo i pericolanti affinché non periscano, i caduti affinché si rialzino, quelli che stanno per cadere affinché non cadano. Diamo questo sangue a tanti poveri ciechi, affinché splenda in essi la luce della verità. E in modo speciale portiamoci in mezzo ai poveri combattenti: facciamo loro da vigili sentinelle, e se stanno per cadere colpiti dal piombo nemico, riceviamoli nelle nostre braccia per confortarli; e, se vengono abbandonati da tutti, se sono disperati della loro triste sorte, diamo loro questo sangue, perché si rassegnino e venga lenita l’atrocità dei dolori. E se vediamo che vi sono anime che stanno per cadere nell’inferno, diamo loro questo sangue divino, che contiene il prezzo della redenzione, e strappiamole a satana.

E mentre mi terrò Gesù stretto al mio cuore per difenderlo e ripararlo da tutto, stringerò tutti a questo cuore, affinché tutti ottengano grazia efficace di conversione, forza e salvezza.

O Gesù, vedo che il sangue a rivi scorre dalle tue mani e dai tuoi piedi. Gli angeli, piangenti, facendoti corona, ammirano i portenti dell’immenso tuo amore. Vedo la tua dolce Mamma ai piè della croce, trafitta dal dolore, la tua cara Maddalena, il prediletto Giovanni, tutti presi da estasi di stupore, di amore e di dolore.

O Gesù, mi unisco con te e mi stringo alla tua croce; prendo tutte le gocce del tuo sangue e le verso nel mio cuore. Quando vedrò la tua giustizia irritata contro i pec­catori, io, per placarti, ti mostrerò questo sangue; quando vorrò la conversione di anime ostinate nella colpa, ti mostrerò questo sangue e per virtù di esso non rigetterai la mia preghiera, perché ne ho il pegno nelle mani.

Ed ora, crocifisso mio Bene, a nome di tutte le generazioni, passate, presenti e future, insieme con la tua Mamma e con tutti gli angeli mi prostro innanzi a te e ti dico: Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.


[1] Luisa premette a quest’Ora la seguente preghiera: “Gesù, Mamma mia, ve­nite insieme con me a scrivere, prestatemi le vostre santissime mani, affinché possa scrivere ciò che piace a voi e solo ciò che voi volete”.

[2] Dopo aver pubblicato la prima edizione di queste Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, Luisa scrisse all’ormai Beato Annibale Maria Di Francia (essendo lui il responsabile degli scritti), avvisandolo che si sentiva spinta ad aggiungere qualche altra cosa in mezzo alla detta Ora. Ed ecco come si esprime in una sua lettera:

“Nell’Ora della Crocifissione, quasi alla fine...dove si dice che Gesù, mentre stava sulla croce, la sua anima era nei cieli col suo divin Padre, io lo seguo col pensiero fin nel cielo e cerco insieme con lui di disarmare la divina giustizia in questi tempi tanto irritata; e in questo esercizio v’impiego una mezz’ora circa. Parmi che Gesù Signor mio mi spinga a scrivere un tale esercizio...”.

Ed ecco che essa spiega l’aggiunta in questi termini:

“In quest’Ora, Gesù sulla croce, riepiloga tutta la sua vita, dal primo istante del suo concepimento fino all’ultimo suo anelito, dà compimento a tutto, ringraziando il divin Padre per tutto il bene che ha fatto a tutte le creature e anche delle stesse sue sofferenze. Lo glorifica, implora, ripara, in una parola compie tutto insieme ciò che aveva fatto nella sua vita.

Ora l’anima, facendo eco a tutto ciò che fa Gesù, incomincia anch’essa, dal primo istante in cui Gesù fu concepito fino all’ultimo istante di vita, a ringraziarlo di ciò che ha fatto. E siccome l’ingratitudine della creatura generalmente è tanta, e più che mai si mostra ingrata nel ricever i benefici, e mai ringrazia il Signore, l’anima cerca anch’essa di fare un tutto completo. Ecco la ragione per cui si ripete in quest’Ora tutta la vita di Gesù Cristo e si cerca di riunire tutte le specie di riparazioni.

Fra tante anime, non vi potrà essere qualcuna che vorrà mostrare questo eroismo di amore a Gesù?”

   [3] In un’altra lettera, del 7 ottobre 1915, seguita a dire:

“Lo scopo di tale Ora è quello di disarmare la divina giustizia. Se nelle altre Ore si ripara, si benedice e si chiede perdono ecc., con questa la si disarma e la si placa, e l’anima, elevandosi tra il cielo e la terra, proprio come fece Gesù Cristo, guarda cioè la divina giustizia e cerca di placarla, guarda la creatura e cerca di ricondurla al suo seno, mettendo proprio in atto ciò che fa Gesù. Ed è tanto il compiacimento divino che egli l’aspetta quasi con ansia, perché si sente come rinfrancato che una creatura, elevandosi dalla terra, ha tutto l’interesse di salvare i propri fratelli; e, mentre la sua giustizia si accende, cerca un rifugio, un riparo in quest’anima che, volendo far sue le sue pene e le stesse anime, lo invita e lo costringe a non distruggere la povera umanità”. 


Riflessioni e Pratiche

Gesù crocifisso ubbidisce ai carnefici, accetta con amore tutti gl’insulti e pene che gli danno. Per il grande amore che Gesù sentiva per la povera anima nostra, trovò nella croce il suo letto di riposo. E noi, in tutte le pene, ci riposiamo in lui? Con la nostra pazienza e col nostro amore possiamo dire che prepariamo un letto nel nostro cuore a Gesù?

Mentre Gesù è crocifisso, non c’è parte interna ed esterna che non senta uno speciale patire. E noi, ci teniamo tutti crocifissi a lui, almeno coi nostri sensi principali? Quando in una vana conversazione od altro simile divertimento troviamo il nostro gusto, allora è Gesù che resta inchiodato alla croce. Ma se questo medesimo gusto lo sacrifichiamo per amor suo, allora schiodiamo Gesù e c’inchiodiamo noi.

Teniamo sempre inchiodati coi chiodi della sua santissima Volontà, la nostra mente, il nostro cuore, tutto l’essere nostro? Gesù, mentre è crocifisso, guarda con amore i carnefici. E noi per amor suo guardiamo con amore chi ci offende? 

Mio crocifisso Gesù, i tuoi chiodi siano fitti nel mio cuore, affinché non ci sia palpito, affetto, desiderio che non senta le punture di essi, ed il sangue che verserà questo mio cuore sia il balsamo che lenisca tutte le tue piaghe.


Preghiera di Ringraziamento

Mio amabile Gesù, tu mi hai chiamata in quest’Ora della tua passione a tenerti compagnia, ed io son venuta. Mi parve di vederti angosciato e dolente, pregare, riparare e patire, e con le voci le più tenere ed eloquenti perorare la salvezza delle anime. Ho cercato di seguirti in tutto e ora, dovendoti lasciare per le mie solite occupazioni, sento il dovere di dirti un Grazie e un Ti benedico.

Sì, o Gesù, Grazie ti ripeto le mille e mille volte, e ti lodo e benedico per tutto ciò che hai fatto e patito per me e per tutti. Grazie e Ti benedico per ogni goccia di sangue che hai versato, per ogni tuo respiro, palpito, passo, parola, sguardo, e per ogni amarezza e offesa che hai sopportato. Per tutto, o mio Gesù, intendo segnarti con un Grazie e un Ti benedico.

Deh, o Gesù, fa che tutto il mio essere ti mandi un flusso continuo di ringraziamenti e benedizioni, in modo da attirare su di me e su tutti il flusso delle tue grazie e benedizioni!

Deh, o Gesù, stringimi al tuo cuore colle tue santissime mani e segna tutte le particelle del mio essere col tuo Ti benedico, per fare che da me altro non possa uscire che un inno continuo verso di te! Perciò mi lascio in te, per seguirti in ciò che farai; anzi opererai tu stesso per me. Ed io, fin d’ora, lascio i miei pensieri in te per difenderti dai tuoi nemici, il respiro per corteggio e compagnia, il palpito per dirti sempre Ti amo e a rifarti dell’amore che non ti danno gli altri; le gocce del mio sangue a ripararti e a restituirti gli onori e la stima che ti tolgono i tuoi nemici con gl’insulti, sputi e schiaffi, e tutto il mio essere per guardia.

Dolce mio Amore, sebbene debbo attendere alle mie occupazioni, resto nel tuo cuore; ho paura d’uscirne. Tu mi terrai in te, non è vero? I nostri palpiti si intenderanno a vicenda e si confonderanno insieme in modo da darmi vita, amore, stretta unione inseparabile con te. Mio Gesù, se vedi che sto per sfuggirti, il tuo palpito si acceleri nel mio, le tue mani mi stringano più forte al tuo cuore, i tuoi occhi mi guardino e mi gettino saette di fuoco, affinché io, sentendoti, mi lasci subito tirare all'unione con te.

Deh, mio Gesù! Dammi il bacio del divino amore, abbracciami e benedicimi; io ti bacio nel dolcissimo tuo cuore, e mi resto in te.