Le 24 Ore della Passione di N.S.G.C.

La seconda ora di agonia nell'Orto di Getsemani

SESTA ORA

dalle 10 alle 11 della notte


Preghiera di Preparazione

O Signor mio Gesù Cristo, prostrata alla tua divina presenza, supplico l’amorosissimo tuo cuore che voglia ammettermi alla dolorosa meditazione delle 24 ore, in cui per nostro amore tanto volesti patire nel corpo adorabile e nell’anima tua santissima fino alla morte di croce. Deh! dammi aiuto, grazia, amore, profonda compassione e intelligenza dei tuoi patimenti, mentre ora medito la Sesta Ora, dalle 10 alle 11 della notte.

E per quelle che non posso meditare, ti offro la volontà che avrei di farle, e intendo intenzionalmente meditarle in tutte le ore che sono costretta o ad applicarmi ai miei doveri o a dormire. 

Accetta, o misericordioso Signore, la mia amorosa in­tenzione, e fa che sia di profitto per me e per molti come se effettivamente e santamente eseguissi quanto desidererei praticare. Intanto grazie ti rendo, o mio Gesù, che per mezzo della preghiera mi chiami all’unione con te, e per piacerti di più, prendo i tuoi pensieri, la tua lingua, il tuo cuore, e con questo intendo pregare, fondendomi tutta nella tua Volontà e nel tuo amore; e stendendo le braccia per abbracciarti, poggio la mia testa sul tuo cuore ed incomincio.


Orazione preparatoria prima di ogni ora di agonia nell’Orto

O mio divino Redentore Gesù, deh! Conducimi con te, insieme ai tuoi tre cari apostoli, per assistere alla tua agonia nell’Orto degli Ulivi. Ammonita dal dolce rimprovero che tu facesti a Pietro e agli altri due dormienti discepoli, io voglio vegliare almeno un’ora con te nel Getsemani; voglio sentire almeno una trafittura del tuo cuore agonizzante, un alito del tuo affannoso respiro. Voglio fissare il mio sguardo sul tuo divin volto e contemplare come s’impallidisce, come si turba, come trambascia, come si curva fino alla polvere.

Già vedo, o penante mio Gesù, come la tua persona vacilla e cade, or da un lato, or dall’altro, come le tue amorose mani irrigidite s’intrecciano. Comincio a sentire i gemiti, le grida di amore e d’incomprensibile dolore che levi al cielo. O mio Gesù, agonizzante nel tetro Orto di Getsemani, fa scorrere su di me, in quest’ora che ti terrò compagnia, un rivolo, uno spruzzo di quell’adora­bilissimo sangue che scorre come torrenti da tutte le tue adorabili membra. Oh, lavacro preziosissimo del mio Sommo Bene che per me agonizza! Deh! Che io ti succhi, ti beva fino all’ultima stilla, e con te succhi e beva un sorso almeno dell’amaro calice del Diletto, e senta dentro di me le pene del suo divin cuore, anzi senta spezzarmi il cuore per il pentimento di aver offeso il mio Signore, che per me si riduce all’agonia di morte.

Ah, mio Gesù! Dammi grazia, dammi aiuto di penare, sospirare e piangere con te, almeno un’ora sola nell’Or­to degli Ulivi!

O Addolorata Madre Maria, fammi sentire la compassione del tuo trafitto cuore per Gesù agonizzante nel Getsemani. Così sia.


La seconda ora di agonia nell'Orto di Getsemani

O mio dolce Gesù, è già passata un’ora che ti trovi in quest’Orto. L’amore ha preso il primato in tutto, facendoti soffrire tutto insieme ciò che i carnefici ti faranno soffrire in tutto il corso della tua amarissima passione, anzi supplisce e giunge a farti soffrire ciò che loro non possono farti, nelle parti più interne della tua divina persona.

O mio Gesù, già ti vedo vacillante nei passi, eppure vuoi camminare. Dimmi, o mio Bene, dove vuoi andare? Ah, ho capito! A trovare i tuoi amati discepoli. An­ch’io voglio accompagnarti, affinché, se tu vacilli, io ti sostenga.

Ma, o mio Gesù, un’altra amarezza per il tuo cuore: già essi dormono, e tu, sempre pietoso, li chiami, li svegli e con amore tutto paterno li ammonisci e raccomandi loro la veglia e la preghiera. E torni nell’Orto. Ma ti por­ti un’altra trafittura nel cuore. In quella trafittura vedo, o Amore mio, tutte le trafitture delle anime a te consacrate che, o per tentazione, o per stato d’animo, o per mancanza di mortificazione, invece di stringersi a te, di vegliare e pregare, si abbandonano a sé stesse, e sonnacchiose, invece di progredire nell’amore e nell’unione con te, indietreggiano. Quanto ti compatisco, o Amante appassionato! E ti riparo tutte le ingratitudini dei tuoi più fidi. Sono queste le offese che più contristano il tuo cuore adorabile, ed è tale e tanta l’amarezza che ti fanno andare in delirio.

Ma, o Amore senza confini, il tuo sangue che già bolle nelle vene, vince tutto e tutto dimentica. Ti vedo prostrato per terra e preghi, ti offri, ripari e per tutti cerchi di glorificare il Padre per le offese fatte a lui dalle creature. Anch’io, o mio Gesù, mi prostro con te, ed insieme con te intendo fare ciò che fai tu.

Ma, o Gesù, delizia del mio cuore, vedo che a turbe a turbe tutti i peccati, le nostre miserie, le nostre debolezze, i delitti più enormi, le ingratitudini più nere ti si fanno incontro, ti si gettano addosso, ti schiacciano, ti feriscono, ti mordono. E tu, che fai? Il sangue che ti bolle nelle vene fa fronte a tutte queste offese, rompe le vene ed a larghi rivi esce fuori, ti bagna tutto, scorre a terra, e dai sangue per offese, vita per morte. Ah, Amore, in che stato ti vedo ridotto! Già tu spiri! O mio Bene, dolce mia Vita, deh, non morire! Solleva la faccia da questa terra che hai bagnata col tuo santissimo sangue. Vieni fra le mie braccia. Fa che io muoia in vece tua.

Ma allora sento la voce tremola e moribonda del mio dolce Gesù, che dice:

“Padre, se è possibile, passi da me questo calice, però non la mia, ma la tua Volontà sia fatta”.

È già la seconda volta che sento ciò dal mio dolce Gesù! Ma che cosa mi fai intendere con questo “Padre, se è possibile, passi da me questo calice”? O Gesù, ti si fanno avanti tutte le ribellioni delle creature; quel Fiat Voluntas tua[1], che doveva essere la vita di ogni creatura, lo vedi respinto da quasi tutti, ed invece di trovare la vi­ta trovano la morte. E tu, volendo dar la vita a tutti e fare una solenne riparazione al Padre per le ribellioni delle creature, per ben tre volte ripeti:

“Padre, se è possibile passi da me questo calice, cioè, che le anime, sottraendosi alla nostra Volontà, vadano perdute. Questo calice per me è molto amaro, però, non la mia volontà, ma la tua sia fatta”.

Ma mentre dici questo, è tale e tanta la tua amarezza che ti riduci agli estremi, agonizzi e stai in atto di dare l’ultimo anelito.

O mio Gesù, mio Bene, giacché sei nelle mie braccia, voglio anch’io unirmi a te; voglio ripararti e compatirti tutte le mancanze e i peccati che si fanno contro il tuo Santissimo Volere, ed insieme pregarti che in tutto io faccia sempre la tua Santissima Volontà. La tua Volontà sia il mio respiro, la mia aria; la tua Volontà sia il mio palpito, il mio cuore, il mio pensiero, la mia vita e la mia morte.

Ma, deh, non morire! Dove andrò senza di te? A chi mi rivolgerò? Chi mi darà più aiuto? Tutto finirà per me. Deh, non mi lasciare! Tienimi come vuoi, come più ti piace, ma tienimi con te, sempre con te. Non sia mai che anche per un istante resti separata da te. Lasciami piuttosto raddolcirti, ripararti e compatirti per tutti, perché vedo che tutti i peccati di qualunque specie siano, ti pesano sopra.

Perciò mio Amore, bacio la tua santissima testa. Ma che vedo? Tutti i pensieri cattivi. E tu senti ribrezzo per loro. Alla tua sacratissima testa ogni pensiero cattivo è una spina che ti punge acerbamente. Ah, non ha a che farci la corona di spine che i giudei ti metteranno! Quan­te corone di spine ti mettono sul capo adorabile i pensieri cattivi delle creature, tanto che il sangue ti gronda dappertutto, dalla fronte e dai capelli. Gesù, ti compatisco, e vorrei metterti altrettante corone di gloria. E per addolcirti ti offro tutte le intelligenze angeliche e la tua stessa intelligenza, per darti un compatimento e una riparazione per tutti.

O Gesù, bacio i tuoi occhi pietosi, e in essi vedo tutti gli sguardi cattivi delle creature, che fanno scorrere sul tuo volto lacrime di sangue. Ti compatisco, e vorrei raddolcire la tua vista col metterti davanti tutti i piaceri che si possono trovare in cielo ed in terra.

Gesù, mio Bene, bacio le tue santissime orecchie. Ma, che sento? Sento in esse l’eco delle bestemmie orrende, le grida di vendetta e di maldicenza. Non vi è voce che non risuoni nel tuo castissimo udito. Oh, Amore insaziabile, ti compatisco! E voglio consolarti col fare risuonare in esso tutte le armonie del cielo, la voce dolcissima della cara Mamma, gli infuocati accenti della Maddalena e di tutte le anime amanti!

Gesù, Vita mia, un bacio più fervido voglio stampare sul tuo volto, la cui bellezza non ha pari. Ah, questo è il volto innanzi al quale gli angeli non osano levare lo sguardo, poiché è tale e tanta la bellezza che li rapisce! Eppure le creature lo insozzano con sputi, lo percuotono con schiaffi e lo calpestano sotto i piedi. Amor mio, che ardire! Vorrei tanto gridare da metterle in fuga. Ti compatisco, e per riparare questi insulti vado dalla Triade Sacrosanta a chiedere il bacio del Padre e dello Spirito Santo, le inimitabili carezze delle loro mani creatrici. Vado pure dalla celeste Mamma, acciocché mi dia i suoi baci, le carezze delle sue mani materne, le sue adorazioni profonde. Vado poi da tutte le anime a te consacrate, e tutto ti offro per ripararti le offese che si fanno al tuo santissimo volto.

Dolce mio Bene, bacio la tua dolcissima bocca amareggiata da orribili bestemmie, dalla nausea delle ubriachezze e golosità, dai discorsi osceni, dalle preghiere malfatte, dagli insegnamenti cattivi, da tutto ciò che di male fa l’uomo con la lingua. Gesù, ti compatisco, e voglio addolcire la tua bocca coll’offrirti tutte le lodi ange­liche e il buon uso che si fa con la lingua da tanti cristia­ni.

Oppresso Amor mio, bacio il tuo collo, e lo vedo cari­co di funi e catene per gli attaccamenti e i peccati delle creature. Ti compatisco, e per sollevarti ti offro l’unione indissolubile delle Divine Persone. Ed io, fondendomi in questa unione, ti stendo le mie braccia e, formando dolce catena d’amore al tuo collo, voglio allontanarti le funi degli attaccamenti che quasi ti soffocano e, per consolarti, ti stringo forte al mio cuore.

Fortezza Divina, bacio le tue santissime spalle. Le ve­do lacerate e quasi a brani strappate le carni dagli scandali e dai cattivi esempi delle creature. Ti compatisco e, per sollevarti, ti offro i tuoi santissimi esempi, gli esempi della Regina Mamma e quelli di tutti i santi. Ed io, o mio Gesù, facendo scorrere i miei baci su ciascuna di queste piaghe, voglio racchiudervi le anime che a via di scandali ti sono state strappate dal tuo cuore, e così rinsaldare le carni della tua santissima umanità.

Mio affannato Gesù, bacio il tuo petto che vedo ferito dalle freddezze, tiepidezze, incorrispondenze ed ingrati­tudini delle creature. Ti compatisco e, per sollevarti, ti offro l’amore vicendevole del Padre e dello Spirito San­to, la corrispondenza perfetta delle Tre Divine Persone. Ed io, o mio Gesù, immergendomi nel tuo amore, voglio farti riparo per respingere i nuovi colpi che le creature ti lanciano coi loro peccati e, prendendo il tuo amore, voglio ferirle con questo, perché non ardiscano più offenderti, e voglio versarlo sul tuo petto per raddolcirti e risanarti.

Mio Gesù, bacio le tue mani creatrici. Vedo tutte le azioni cattive delle creature che, come altrettanti chiodi, trafiggono le tue santissime mani. Sicché non con tre chiodi, come sulla croce, tu resti trafitto, ma con tanti chiodi per quante opere cattive commettono le creature. Ti compatisco, e per darti sollievo ti offro tutte le opere sante, il coraggio dei martiri nel dare il sangue e la vita per amor tuo. Vorrei insomma, o Gesù mio, offrirti tutte le opere buone per toglierti i tanti chiodi delle opere cat­tive.

O Gesù, bacio i tuoi piedi santissimi, sempre instancabili nel cercare anime. In essi racchiudi tutti i passi delle creature, ma molte di queste te le senti sfuggire e tu vorresti afferrarle. Ad ogni loro passo cattivo ti senti mettere un chiodo, e tu vuoi servirti degli stessi loro chiodi per inchiodarle al tuo amore. Ed è tale e tanto il dolore che senti e lo sforzo che fai per inchiodarle al tuo amore, che tremi tutto. Mio Dio e mio Bene, ti compatisco; e per consolarti ti offro i passi dei buoni religiosi e di tutte le anime fedeli, che espongono la loro vita per salvare le anime.

O Gesù, bacio il tuo cuore. Tu continui ad agonizzare, non per quello che ti faranno soffrire i giudei, ma per il dolore che ti arrecano tutte le offese delle creature.

In queste ore tu vuoi dare il primato all’amore, il secondo posto a tutti i peccati, per i quali tu espii, ripari, glorifichi il Padre e plachi la divina giustizia, e il terzo ai giudei. Così mostri che la passione che ti faranno soffrire i giudei non sarà altro che la rappresentazione della doppia amarissima passione che ti fanno soffrire l’amo­re e il peccato. Ed è perciò che io vedo nel tuo cuore tut­to riconcentrato: la lancia dell’amore, la lancia del peccato, ed aspetti la terza, la lancia dei giudei. Ed il tuo cuore, soffocato dall’amore, soffre moti violenti, affetti impazienti di amore, desideri che ti consumano, palpiti infocati che vorrebbero dar vita ad ogni cuore. Ed è proprio qui, nel cuore, che senti tutto il dolore che ti arrecano le creature, le quali, con i loro desideri cattivi, affetti disordinati, palpiti profanati, invece di volere il tuo amore cercano altri amori.

Gesù, quanto soffri! Ti vedo venir meno, sommerso dalle onde delle nostre iniquità. Ti compatisco, e voglio raddolcire l’amarezza del tuo cuore triplicatamente trafitto, con l’offrirti le dolcezze eternali e l’amore dolcissimo della cara Mamma Maria e quello di tutti i tuoi veri amanti.

Ed ora, o mio Gesù, fa che da questo tuo cuore prenda vita il povero mio cuore, affinché non viva più che col solo tuo cuore. Ed in ogni offesa che riceverai, fa che io sia sempre pronta ad offrirti un sollievo, un conforto, una riparazione, un atto di amore non mai interrotto.


 [1] Sia fatta la tua Volontà


Riflessioni e Pratiche

Nella seconda ora del Getsemani, innanzi a Gesù si presentano tutti i peccati di tutti i tempi, passati, presenti e futuri, ed egli addossa sopra di sé tutti questi peccati, per dare al Padre la gloria completa. Gesù Cristo quindi espiò, pregò, e nel suo cuore provò tutti i nostri stati d’animo senza mai smettere la preghiera. E noi, in qualunque stato d’animo ci troviamo, freddi, duri, tentati, preghiamo sempre? Siamo noi costanti nella preghiera? Diamo a Gesù le pene dell’anima nostra come riparazio­ne e come sollievo per poterlo tutto ricopiare in noi, pensando che ogni stato d’animo è una pena di lui? Come pena di Gesù, dobbiamo metterla intorno a lui per compatirlo e sollevarlo, e se fosse possibile dobbiamo dirgli: Tu hai sofferto troppo, prendi riposo, soffriremo noi in vece tua.

Ci abbattiamo, oppure stiamo con coraggio ai piedi di Gesù, dandogli tutto ciò che soffriamo per fare che Gesù trovi in noi la sua stessa umanità? Cioè siamo noi di umanità a Gesù? L’umanità di Gesù, che faceva? Glorificava il Padre suo, espiava, impetrava la salvezza delle anime. E noi, in tutto ciò che facciamo, racchiudiamo in noi queste tre intenzioni di Gesù, in modo da poter dire che racchiudiamo in noi tutta l’umanità di Gesù Cristo?

Nelle nostre oscurità, mettiamo l’intenzione di far splendere negli altri la luce della verità? E quando preghiamo con fervore, mettiamo l’intenzione di sciogliere il ghiaccio di tanti cuori induriti nella colpa?

Mio Gesù, per compatirti e poterti sollevare dall’ab­battimento totale in cui ti trovi, m’innalzo fino al cielo e faccio mia la tua stessa divinità, e mettendola intorno a te, voglio allontanarti tutte le offese delle creature. Voglio offrirti la tua bellezza per allontanare da te la bruttezza del peccato; la tua santità per allontanare l’orrore di tutte quelle anime che ti fanno provare tanto ribrezzo, perché morte alla grazia; la tua pace per allontanare da te le discordie, le ribellioni e i turbamenti di tutte le creature; le tue armonie per rinfrancare l’udito tuo dalle onde di tante voci cattive. Mio Gesù, intendo offrirti tanti atti divini riparatori per quante offese ti assaltano, come se volessero darti morte, ed io coi tuoi stessi atti voglio darti vita. E poi, o mio Gesù, voglio gettare un’onda della tua divinità su tutte le creature, affinché, al tuo contatto divino, non più ardiscano offenderti. Così solo, o Gesù, potrò compatirti per tutte le offese che ricevi dalle creature.

O Gesù, dolce mia Vita, le mie preghiere e le mie pene s’innalzino sempre verso il cielo per far piovere su tutti la luce della grazia, e assorbire in me la tua stessa vita.


Orazione di ringraziamento dopo ogni ora di agonia nell’Orto

Grazie ti rendo, o dolcissimo mio Signore, che ti sei degnato di tenermi in tua compagnia per un’ora almeno, nella tremenda tua agonia nell’Orto. Ahi, che troppo scarso conforto hai potuto trovare in me, o mio buon Gesù! Ma il tuo infinito amore e la sovrabbondante carità del pietoso tuo cuore, ti fanno trovare sollievo anche nel minimo atto di compassione che la creatura ti dimostra. Ah! Non mi uscirà più dalla mente la vista della tua adorabile persona tremante, abbattuta, affranta, umiliata nella polvere e tutta sparsa di sudore di sangue nel cupo orrore del Getsemani. Io ho provato, o Gesù, che lo stare con te penante, il sentire anche una stilla dell’ango­sciosa amarezza del tuo divin cuore è la sorte più grande che può aversi su questa terra.

O Gesù, generosamente rinunzio alle terrene e fallaci cose; voglio te solo, oppresso, penante, afflitto mio Signore. Dall’Orto al Calvario voglio farti sempre fedele e dolce compagnia.

O Gesù, fammi catturare con te, trascinare con te ai tribunali; fammi parte degli oltraggi, degli insulti, degli sputi, degli schiaffi con cui i tuoi nemici ti copriranno. Conducimi con te da Pilato ad Erode, da Erode a Pilato. Legami con te alla colonna e fammi sentire una parte dei tuoi flagelli; dammi alquanto delle tue spine, Gesù, che mi trafiggano. Fa che con te io sia condannata a morire crocifissa: tu come vittima di amore per me, ed io come tua vittima espiatrice per i miei peccati.

Dammi la sorte del Cireneo per seguirti al Calvario, e lì fa che con te io sia inchiodata sulla croce e con te ago­nizzi e muoia.

O Addolorata Madre, che mi hai dato aiuto per compassionare Gesù agonizzante nell’Orto, dammi aiuto per stare con te crocifissa sulla stessa croce di Gesù, e di sapergli offrire le più degne riparazioni coi meriti stessi della sua passione e morte di croce. Così sia.


Preghiera di Ringraziamento

Mio amabile Gesù, tu mi hai chiamata in quest’Ora della tua passione a tenerti compagnia, ed io son venuta. Mi parve di vederti angosciato e dolente, pregare, riparare e patire, e con le voci le più tenere ed eloquenti perorare la salvezza delle anime. Ho cercato di seguirti in tutto e ora, dovendoti lasciare per le mie solite occupazioni, sento il dovere di dirti un Grazie e un Ti benedico.

Sì, o Gesù, Grazie ti ripeto le mille e mille volte, e ti lodo e benedico per tutto ciò che hai fatto e patito per me e per tutti. Grazie e Ti benedico per ogni goccia di sangue che hai versato, per ogni tuo respiro, palpito, passo, parola, sguardo, e per ogni amarezza e offesa che hai sopportato. Per tutto, o mio Gesù, intendo segnarti con un Grazie e un Ti benedico.

Deh, o Gesù, fa che tutto il mio essere ti mandi un flusso continuo di ringraziamenti e benedizioni, in modo da attirare su di me e su tutti il flusso delle tue grazie e benedizioni!

Deh, o Gesù, stringimi al tuo cuore colle tue santissime mani e segna tutte le particelle del mio essere col tuo Ti benedico, per fare che da me altro non possa uscire che un inno continuo verso di te! Perciò mi lascio in te, per seguirti in ciò che farai; anzi opererai tu stesso per me. Ed io, fin d’ora, lascio i miei pensieri in te per difenderti dai tuoi nemici, il respiro per corteggio e compagnia, il palpito per dirti sempre Ti amo e a rifarti dell’amore che non ti danno gli altri; le gocce del mio sangue a ripararti e a restituirti gli onori e la stima che ti tolgono i tuoi nemici con gl’insulti, sputi e schiaffi, e tutto il mio essere per guardia.

Dolce mio Amore, sebbene debbo attendere alle mie occupazioni, resto nel tuo cuore; ho paura d’uscirne. Tu mi terrai in te, non è vero? I nostri palpiti si intenderanno a vicenda e si confonderanno insieme in modo da darmi vita, amore, stretta unione inseparabile con te. Mio Gesù, se vedi che sto per sfuggirti, il tuo palpito si acceleri nel mio, le tue mani mi stringano più forte al tuo cuore, i tuoi occhi mi guardino e mi gettino saette di fuoco, affinché io, sentendoti, mi lasci subito tirare all'unione con te.

Deh, mio Gesù! Dammi il bacio del divino amore, abbracciami e benedicimi; io ti bacio nel dolcissimo tuo cuore, e mi resto in te.