Passa a guardare il mio amore.

4° - «Figlia mia, dall'amore divorante passa a guardare il mio amore operante. Ogni anima concepita mi portò il fardello dei suoi peccati, delle sue debolezze e passioni, ed il mio amore mi comandò di prendere il fardello di ciascuno e, non solo le anime concepii, ma le pene di ciascuna, le soddisfazioni che ogn'una di esse doveva dare al mio Celeste Padre. Sicché la mia Passione fu concepita insieme con me. Guardami bene nel seno della mia Celeste Mamma. Oh, come la mia piccola umanità era straziata! Guarda bene come la mia piccola testolina è circonda­ta da un serto di spine, che cingendomi forte le tempia mi fanno manda­re fiumi di lacrime dagli occhi; né potevo muovermi per asciugarle. Deh! muoviti a compassione di me: asciugami gli occhi dal tanto piangere, tu che hai le braccia libere per potermelo fare. Queste spine sono il serto dei tanti pensieri cattivi che si affollano nelle menti umane; oh! come mi pungono più delle spine che germoglia la terra.

Ma guarda ancora che lunga crocifissione di nove mesi; non potevo muovere né un dito né una mano né un piede, ero qui sempre immobile, non c'era posto per potermi muovere un tantino. Che lunga e dura crocifissione! Coll'aggiunta che tutte le opere cattive, prenden­do forma di chiodi, mi trafiggevano mani e piedi ripetutamente». E così continuava a narrarmi, pene per pene, tutti i martìri della sua piccola umanità, che volerle dire tutte sarei troppo lunga. Ond'io mi abbandonavo al pianto. Mi sentivo dire nel mio interno: «Figlia mia, vorrei abbracciarti ma non lo posso, non c'è lo spazio, sono immobile, non lo posso fare; vorrei venire a te, ma non posso camminare. Per ora abbracciami e vieni tu a me, poi quando uscirò dal seno materno verrò Io a te». Ma mentre con la mia fantasia me l'abbracciavo, me lo stringevo forte al mio cuore, una voce interna mi diceva: «Basta per ora, figlia mia, e passa a considerare il quinto eccesso del mio amore».

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