La croce è un libro che senza inganno ed a chiare note ti dice e fa distinguere il santo dal peccatore.

Altre volte, rinnovando queste crocifissioni il mio dolce Gesù, ri­cordo che mi disse: «Diletta mia, la croce fa distinguere i reprobi dai predestinati. Come nel giorno del giudizio i buoni si rallegreranno al vedere la croce, così fin d'ora si può vedere se uno dev'essere salvo o perduto. Se al presentarsi della croce l'anima l'abbraccia, se la porta con rassegnazione, con pazienza e bacia e ringrazia quella mano che l'invia: eccoti il segno che è salvo. Se, al contrario, al presentarsi della croce s'irritano, la disprezzano e giungono fino ad offendermi, puoi dire un segno che è anima che s'incammina per la via dell'inferno; tale faranno i reprobi nel giorno del giudizio, che al veder della croce si affliggeran­no e bestemmieranno. Tutto dice la croce; la croce è un libro che senza inganno ed a chiare note ti dice e fa distinguere il santo dal peccatore, il perfetto dall'imperfetto, il fervoroso dal tiepido. La croce comunica tale una luce all'anima, che fin d'ora non solo fa distinguere il buono dal reo, ma si può conoscere ancora chi dev'essere più o meno glorioso nel cielo, chi deve occupare un posto più superiore e un posto minore. Tutte le altre virtù stanno umili e riverenti innanzi alla virtù della croce, ed innestandosi con essa ne ricevono maggior lustro e splendore».

Chi può dire quali fiamme di desiderio ardente gettava nel mio cuore questo parlare di Gesù. Mi sentivo divorare dalla fame del pati­re, e lui, per soddisfare le mie brame, oppure, per dire meglio, ciò che lui stesso m'infondeva, mi rinnovava la crocifissione.

Ricordo che delle volte, dopo rinnovate queste crocifissioni mi di­ceva: «Diletta del cuor mio, bramo ardentemente non solo crocifiggerti l'anima e comunicarti i dolori della croce al corpo, ma desidero di sug­gellarti anche il corpo col suggello delle mie piaghe, e voglio insegnarti la preghiera come ottenere questa grazia; la preghiera è questa:

- Io mi presento innanzi al Trono Supremo di Dio, bagnata nel Sangue di Gesù Cristo, pregandolo che per il merito delle sue pre­clarissime virtù e della sua Divinità, di concedermi la grazia di crocifig­germi - ».

Io però, siccome ho avuto sempre avversione a tutto ciò che può comparire esterno, come la tengo ancora, ma nell'atto che Gesù di­ceva, mi sentivo infondere tali brame di soddisfare al desiderio che lui stesso diceva, che pure ardivo di dire a Gesù che mi crocifiggesse nell'anima e nel corpo, e qualche volta gli dicevo: «Sposo Santo, cose esterne non ne vorrei, e se qualche volta ardisco dirlo, è perché voi stesso me lo dite; ed anche per dare un segno al confessore che siete voi che operate in me. Ma del resto, non vorrei altro che quei dolori che mi fate soffrire quando mi rinnovate la crocifissione fossero permanenti; non vorrei quella diminuzione dopo qualche tempo; e questo solo mi basta, ché dall'apparenza esterna, quanto più mi potete tenere nascosta, tanto più mi contenterete».

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