Per te, non devi aver altra mira che la croce e questa ti basterà per tutto.

Una mattina, era il giorno della esaltazione della croce, il mio dolce Gesù mi trasportò nei luoghi santi, e prima mi disse tante cose della virtù della croce; non ricordo tutto, appena qualche cosa: «Diletta mia, vuoi tu essere bella? La croce ti darà i lineamenti più belli che trovar si possa e nel cielo e nella terra, tanto da innamorare Iddio che contiene in sé tutte le bellezze».

Continuava Gesù: «Vuoi tu essere ripiena d'immense ricchezze, non per breve tempo ma per tutta l'eternità? Ebbene, la croce ti somministre­rà tutte le specie di ricchezze, dai centesimi più piccoli, qual sono le piccole croci, alle somme più grandi, quali sono le croci più pesanti. Eppure, gli uomini sono tanto avidi per guadagnare un soldo temporale, che dovranno presto lasciare, e nessun pensiero si danno per acquistare un centesimo eterno; e quando Io, avendo compassione di loro, vedendo la loro spensieratezza per tutto ciò che riguarda l'eterno, benignamente gliene porgo l'occasione, invece d'averlo a caro, si indignano e mi offen­dono. Che pazzia umana, pare che la capiscono al rovescio!

Diletta mia, nella croce ci sono tutti i trionfi, tutte le vittorie ed i più grandi acquisti. Per te, non devi aver altra mira che la croce e questa ti basterà per tutto. Quest'oggi voglio contentarti; quella croce che finora non bastava per poterti stendere e completamente crocifiggerti è la croce che tu finora hai portato, quindi, dovendoti completamente crocifiggerti hai bisogno che nuove croci faccia scendere sopra te; onde, quella croce che finora hai trovato me la porterò nel cielo per mostrarla come pegno del tuo amore a tutta la Corte Celeste, e un'altra più grande dal cielo ne farò scendere per poter soddisfare le mie ardenti brame che ho sopra di te».

Mentre ciò Gesù diceva, si presentò quella croce vista da me le altre volte; io la presi e mi distesi sopra. mentre stavo così, si aprì il cielo e vi scese l'evangelista san Giovanni e portava la croce che Gesù mi aveva indicato, la Regina Madre e molti angeli. Quando giunsero a me vicino, mi tolsero da sopra quella croce e mi misero sopra di quella che mi avevano portato, molto più grande. Un angelo poi, prese quel­la croce di prima e se la portò nel cielo.

Dopo ciò, Gesù, di propria mano, incominciò ad inchiodarmi so­pra di quella croce, Mamma Regina mi assisteva, gli angeli e san Gio­vanni porgevano i chiodi. Il mio dolce Gesù mostrava tale un contento, una gioia nel crocifiggermi, che solo per poter dare quel contento a Gesù, non solo avrei sofferto la croce ma altre pene anco­ra. Ah! mi pareva che il cielo faceva nuova festa per me nel vedere il contento di Gesù.

Molte anime dal purgatorio furono liberate prendendo il volo per il cielo e parecchi peccatori furono convertiti, perché il mio Divin Sposo a tutti fece partecipe il bene delle mie sofferenze.

Chi può dire poi i dolori intensi che provai nell'essere bene bene distesa sulla croce ed esser[mi] trapassate le mani ed i piedi con i chiodi. Ma specialmente i piedi, era tanta l'atrocità delle pene, che non possono descriversi.

Quando mi compirono di crocifiggermi ed io mi sentivo che nuo­tavo sul mare delle pene e dei dolori, Mamma Regina disse a Gesù: «Figlio mio, oggi è giorno di grazia, voglio che di tutto le partecipiate le vostre pene; non ci resta altro che passate il cuore con la lancia e le rinnovate la corona di spine». Allora, Gesù stesso prese la lancia e mi passò il cuore da parte a parte, gli angeli presero una corona di spine ben folta e la diedero in mano alla Santissima Vergine e lei stessa me la conficcò in testa.

Che giorno memorando fu per me, di dolori, sì, contenti; di pene indicibili, ma di gioia ancora. Basta sol dire che era tanta la forza dei dolori, che Gesù per tutto quel giorno non si mosse da me vicino, per sorreggere la mia natura che veniva meno alla vivacità delle pene. Quelle anime del purgatorio che erano volate al cielo scendevano uni­te cogli Angeli e circondavano il mio letto, ricreandomi coi loro can­tici e ringraziando affettuosamente che per le mie sofferenze le avevo liberate da quelle pene.

Succedeva poi che passando cinque, sei giorni di quelle pene in­tense, con mio grande rammarico quelle pene si incominciavano a diminuirsi ed allora sollecitavo il mio diletto Gesù che di nuovo mi rinnovasse la crocifissione. E lui, quando presto e quando un po' tardi, si compiaceva di trasportarmi nei luoghi santi e mi parte­cipava le pene della sua dolorosa Passione: or la corona di spine, or la flagellazione, or portavo la croce al Calvario ed or la crocifissione; quando un mistero al giorno e quando tutto in un giorno, secondo che a lui piaceva; e questo mi riusciva con sommo dolore e contento dell'anima mia.

Ma, allora mi riusciva amarissimo, quando si cambiava la scena ed invece di soffrire io, ero io spettatrice di veder soffrire l'amantissimo Gesù le pene della dolorosa passione. Ah, quante volte mi trovavo in mezzo ai Giudei, insieme con Mamma Regina, a veder soffrire il mio diletto Gesù!

Ah, sì, è pur vero che riesce più facile soffrire la persona stessa che veder soffrire la persona amata!

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