Dammi la croce.

Ricordo che, seguitando a domandare la crocifissione e traspor­tandomí Gesù fuori di me stessa, mi portava nei luoghi santi di Gerusalemme, dove Nostro Signore patì la sua dolorosa passione, e là incontrammo molte croci; il mio diletto Gesù mi diceva: «Se tu sa­pessi che bene contiene in sé la croce, come rende l'anima preziosa, che gemma d'inestimabile valore acquista chi ha il bene di possedere le sof­ferenze! Basta dirti solamente che venendo sulla terra non scelsi le ric­chezze, i piaceri, ma mi ebbi a care ed intime sorelle la croce, la povertà, le sofferenze, ignominie». Mentre così diceva, mostravo tale un gusto, una gioia del patire, che quelle parole mi passavano il cuore come tanti dardi infocati, a parte a parte, tanto che mi sentivo venir meno la vita se il Signore non mi concedeva il patire, e con quanta voce e for­za tenevo, non facevo altro che dirgli: «Sposo Santo, dammi il patire, dammi le croci; da questo solo conoscerò che mi amate, se mi contentate con le croci e coi patimenti». E così prendevo una di quelle croci più grandi che vedevo, mi mettevo sopra e pregavo Gesù che mi ve­nisse a crocifiggermi, e lui si compiaceva di prendere la mia mano ed incominciava a trapassarla col chiodo, d'intanto intanto il benedetto Gesù mi domandava: «Che? Ti duole assai? Vuoi che non continuo?».

Ed io: «No, no diletto mio, continuate; mi duole, sì, ma sono conten­ta». Ed avevo tale timore che non compisse di crocifiggermi, che non facevo altro che dirgli: «Fate presto, o Gesù! Fate presto, non la pren­dete per le lunghe». Ma che quando si giungeva a inchiodarmi l'altra mano, le braccia della croce si trovavano corte, mentre prima mi parevano bastanti per poter ciò fare, chi può dire quanto lasciavo mor­tificata. Questo si ripeteva molte volte, e delle volte se si trovavano le braccia, non si trovava la lunghezza della croce per poter distendere i piedi; in una parola, ci doveva mancare una cosa per non potersi com­piere la crocifissione. Chi può dire l'amarezza dell' animo mio ed i lamenti che mi facevo con Nostro Signore ché non mi concedeva il vero patire. gli dicevo: «Diletto mio, tutto finisce in burla: mi dicevi di dovermi portare nel cielo, e poi di nuovo mi facevi ritornare alla terra; mi dici di dovermi crocifiggere, e mai veniamo alla completa crocifissio­ne». E Gesù di nuovo mi prometteva di dovermi crocifiggere.

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