capitolo (56)
Delle volte, anche Gesù voleva scherzare ed ecco come: mentre stavo in queste ansie, veniva tutto in fretta e mi diceva: «Vuoi tu venire?». Ed io gli dicevo: «Dove?». E lui: «Al cielo». Ed io: «Davvero me lo dite?». E lui: «Ma fa presto, vieni, non indugiare». Ed io: «Ebbene, andiamo, ma temo che vogliate burlarmi». E Gesù: «No, no, davvero ti voglio portare insieme». E mentre così diceva mi sentivo uscire l'anima dal corpo ed insieme con Gesù prendevo la volta del cielo.
Oh! come ero contenta allora, credendo di dover lasciare la terra; la vita mi pareva un sonno, il patire pochissimo. Mentre si giungeva ad un punto alto del cielo, sentivo il canto che facevano i Beati. Io sollecitavo Gesù che m'introducesse subito in quel beato soggiorno, ma Gesù l'incominciava a prendere lentamente. Nel mio interno incominciavo a sospettare che non fosse vero. «Chissà - dicevo - che non è uno scherzo che ha fatto?». D'intanto intanto gli dicevo: «Gesù mio, caro, fate presto». E lui mi diceva: «Aspetta un altro poco, scendiamo un'altra volta alla terra. Vedi, lì sta un peccatore per perdersi, andiamo, chi[s]sà si converta.
Preghiamo insieme l'Eterno Padre che gli usi misericordia. Non vuoi tu che si salvi? Non sei pronta a soffrire qualunque pena per la salvezza d'un'anima sola?». Ed io: «Sì, qualunque cosa voi volete che soffra, sono pronta, purché la salvate». Così si andava da quel peccatore, si cercava di convincerlo, si mettevano innanzi alla sua mente le più possenti ragioni per farlo arrendere, ma invano. Allora Gesù, tutto afflitto, mi diceva: «Sposa mia, ritorna un'altra volta al tuo corpo, prendi su di te le pene a lui dovute; così la Divina Giustizia, placata, potrà usargli misericordia. Tu hai visto: le parole non l'hanno scosso, le ragioni neppure; non restano altro che le pene, che sono i mezzi più potenti per soddisfare la Giustizia e per fare arrendere il peccatore». Così mi portavo di nuovo al corpo. Chi può dire le sofferenze che mi venivano. Lo sa solo il Signore che n'era testimone. Dopo qualche giorno poi, mi faceva vedere quell'anima convertita e salva; oh! come era contento Gesù ed io pure.
Chi può dire quante volte Gesù ha fatto questi scherzi? Quando si giungeva al punto d'entrare [in Paradiso], ed alle volte anche dopo entrato, ora diceva che non mi avevo fatto avere l'ubbidienza dal confessore, e quindi convenivo ritornare alla terra. Io gli dicevo: «Fino che sono stata col confessore era obbligata d'ubbidire a lui, ma ora che sono con voi, sono dovuta d'ubbidire a voi, perché voi siete il primo di tutti».
E Gesù mi diceva: «No, no; voglio che ubbidisci al confessore». Onde, per non andare troppo per le lunghe, ora per un pretesto, ora per un altro, mi faceva ritornare alla terra. Molti mi riuscivano dolorosi questi scherzi; basta dire che mi resi impertinente, tanto che, il Signore per castigare le mie impertinenze non permetteva più così spesso questi scherzi.
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta