Lo sposalizio alla presenza di tutta la Corte Celeste.

In questo stato già detto, passai circa tre anni, continuando a stare nel letto. Quando, una mattina, Gesù mi fece intendere che voleva rinnovare lo sposalizio, ma non già sulla terra come la prima volta, ma nel cielo alla presenza di tutta la corte celeste, quindi che stessi prepa­rata ad una grazia sì grande.

Io feci quanto più potetti per dispormi; ma che, essendo io tanto miserabile ed insufficiente a fare nessun'ombra di bene, ci voleva la mano dell'Artefice Divino per dispormi, ché da me mai sarei riuscita a purificare l'animo mio.

Una mattina, era la vigilia della natività di Maria SS.ma, il mio sem­pre benigno Gesù venne lui stesso a dispormi. Non faceva che andare e venire continuamente. Ed ora mi parlava della fede e mi la­sciava, ed io mi sentivo infondere nell'anima una vita di fede; l'anima mia, grossolana qual me la sentivo prima, ora, dietro il parlare di Gesù me la sentivo leggerissima, in modo da penetrare in Dio, ed or miravo la Potenza, ora la Santità, ora la Bontà ed altro e l'anima mia restava stupefatta; in un mare di stupore, dicevo: «Potente Iddio, qual potenza innanzi a Te non resta disfatta; Santità immensa di Dio, quale altra san­tità per quanto sublime ella sia, ardirà comparire al tuo cospetto?». Poi mi sentivo scendere in me stessa e vedevo il mio nulla, la nullità delle cose terrene, come tutto è niente innanzi a Dio. lo mi vedevo come un piccolo verme tutto pieno di polvere, che mi arrampicavo per dare qualche passo e che, per distruggermi non ci voleva altro che uno mi mettesse il piede sopra e già ero disfatta. Quindi, vedendomi così brutta, quasi non ardivo d'andare a Dio; ma si faceva innanzi alla mia mente la [sua] Bontà, e mi sentivo tirare come da una calamita d'andare a lui; e dicevo tra me: «Se è Santo, è pure misericordioso; se è Potente, contiene anche in Sé piena e somma Bontà». Mi pareva che la bontà lo circondava da fuori, l'inondava da dentro. Quando miravo la Bontà di Dio mi pareva che sorpassava tutti gli altri attributi, ma poi, mirando gli altri, li vedevo tutti eguali in se stessi, immensi, immensu­rabili ed incomprensibili all'umana natura.

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