Delle volte trasportandomi con lui, mi portava nel Paradiso.

Delle volte trasportandomi con lui, mi portava nel paradiso, ed ivi ascoltavo i cantici dei Beati, vedevo la Divinità, i diversi cori de­gli Angioli, gli ordini dei Santi, tutti immersi nella Divinità di Dio, assorbiti, immedesimati. Mi pareva che intorno al Trono ci fossero tante luci, come se fossero più del sole risplendente, che a chiare note queste luci denotavano tutte le virtù e gli attributi di Dio. I Beati specchiandosi in una di queste luci restavano rapiti in modo che non giungevano a penetrare tutta l'immensità di quella luce, di modo che passavano ad una seconda luce senza capirne tutta a fondo la prima. Sicché i Beati in cielo non possono comprendere perfettamente Dio, perché è tanta l'immensità, la grandezza, la santità di Dio, che mente creata non può comprendere un essere increato. Ora, i Beati specchiandosi in queste luci mi pareva che venivano a partecipare alle virtù di queste luci. Sicché l'anima in cielo rassomigliasi a Dio, con questa differenza: che Dio è quel sole grandissimo, e l'anima è un piccolo sole.

Ma chi può dire tutto ciò che in quel Beato Soggiorno si appren­de mentre l'anima si trova in questo carcere del corpo, è impossibi­le: mentre nella mente si sente qualche cosa, le labbra non trovano vocaboli come potersi esprimere; mi sembra come un bambino che incomincia a balbettare, che vorrebbe dire tante e tante cose, ma alla fine resta che non sa dire neppure una parola chiara.

Perciò faccio punto senza passare più oltre.

Solo dirò che, delle volte mentre mi trovavo in quella patria beata, passeggiavamo insieme con Gesù in mezzo ai Cori degli Angeli e dei Santi, e siccome io ero novella sposa, tutti i Beati si univano insieme per partecipare alle gioie del nostro sposalizio; mi pareva che dimenticavano i loro contenti per occuparsi dei nostri. E Gesù, ora mi mostrava ai Santi dicendogli: «Vedete quest'anima? È un trionfo del mio amore, il mio amore tutto ha superato in lei».

Altre volte poi mi faceva mettere al posto che a me toccava e mi diceva: «Ecco qui il tuo posto, nessuno te lo può togliere»; e delle volte giungevo a credere che non dovevo tornare più alla terra, ma in un semplice istante mi trovavo rinchiusa nel muro di questo corpo.

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