Iª MEDITAZIONE (3ª parte)

Il Dono della DIVINA VOLONTÀ

di padre Mike Adams

San Giovanni Rotondo (FG) - 6 ottobre 1997

 

Faccio ora un esempio che ci aiuti a comprendere quanto Dio sta consumandosi nell’amore per realizzare presto in noi il suo desiderio.

Pensiamo ad un bimbo piccolino che dicesse al papà: “Papà, voglio guidare la macchina”. “Oh... che guaio!..”, direbbe il papà; ma poi gli viene un’idea. “Entriamo nella macchina - dice - e ti siedi nel mio grembo, dietro lo sterzo e metti le manine sul volante”. Naturalmente il papà mette le sue mani con forza sulle manine del bambino. Il bimbo non ha la scienza per guidare e non può arrivare con il piede al pedale; ma il papà gli dice: “Dove vuoi andare, figlio mio? Vuoi andare diritto? ... indietro? ... avanti? ... giri qui? ... fermi qua!? ... parcheggiamo!”. Tutto quello che il piccolino desidera fare, forma per il papà il più grande piacere, felice di poter stare insieme al figlio e divertirsi con lui. Prendendo in considerazione questo esempio, è chiaro che il figlio non ha guidato la macchina perché troppo piccolo e quindi incapace di farlo; per natura solo il papà è in grado di far questo, perché solo lui arriva fisicamente al pedale, solo lui ha la forza fisica di girare e solo lui ha la scienza necessaria per guidare la macchina. Ma, nello stesso tempo, non possiamo negare che il figlio abbia guidato la macchina. Possiamo affermare che il figlio ha guidato la macchina, non per natura, ma per partecipazione; perché era volontà del padre che il figlio non si sentisse incapace a guidare, ma che si sentisse anch’egli autista, anzi che si sentisse addirittura come avesse fatto tutto lui. Tanto è vero che il piccolo, appena sceso dalla macchina andrà dalla mamma a dirle: “Mamma, ho guidato la macchina!”; non le dirà ‘abbiamo’, ma ‘ho guidato’! Hanno dunque guidato insieme la macchina perché era Volontà di Dio che il figlio non si sentisse da meno, che non si sentisse non pienamente autista; tanto è vero che ha lasciato al bimbo la decisione di tutti i movimenti che dovevano fare e se il figlio non avesse dato tutte le indicazioni, non sarebbero andati da nessuna parte.

Questo esempio spiega ciò che Dio desidera ardentemente fare con noi.

Spiegheremo più avanti come usare questo dono di Dio; ora desidero solo che comprendiate il grande desiderio di Dio nei nostri riguardi, il grande progetto che Dio ha su di noi: vengono calde lacrime di commozione solo a pensarvi!

In un brano tratto da uno degli ultimi volumi (scritti da Luisa per ordine di Gesù e del confessore) Gesù spiega a Luisa perché Dio ci ha creati e dice che per comprendere questo dobbiamo risalire alla SS. Trinità, entrare nella processione interna delle Tre Divine Persone. Prima abbiamo ricordato che Dio è Amore, che Dio è potente nella sua Volontà (se vuole un bicchiere d’acqua, subito ce l’ha); ora cercherò di spiegare meglio, anche se sappiamo che nel parlare di Dio, noi che siamo imperfetti e finiti faremo sempre qualche errore, faremo sempre degli esempi incompleti, perché Dio è un Atto Unico, Eterno, senza successione di atti, onnipotente, onnipresente, onnisciente. E’ quindi per noi impossibile afferrare Dio, tutto ciò che Lui è, con un solo sguardo. Ed è anche molto importante ricordare che il vero amore ha l’esigenza interna di darsi tutto alla persona amata, senza ritenere niente per sé. Gesù ha spiegato a Luisa che è come se da tutta l’eternità il Padre contemplandosi tutto Amore avesse detto: ‘Voglio amare!’ Con questa sua affermazione esce da Lui tutto ciò che Lui è: ed ecco la Seconda Persona della SS. Trinità. (Nel ‘Credo’ noi diciamo che ‘il Figlio procede dal Padre’ e non si potrà mai dire il contrario). Il Figlio, vedendosi tutto Amore e possedendo Egli pure la stessa Divina Volontà onnipotente, dice: ‘Voglio amare’, ed ecco che tutto quello che Lui è, uscendo da Lui si riversa nel Padre; si completa così il cerchio. L’Amore che dal Padre passa al Figlio e dal Figlio ritorna al Padre è lo Spirito Santo. Questa processione nelle Tre Divine Persone avviene da tutta l’eternità; ma in Dio tutto è sempre nuovo, in Dio non si ripetono le cose sempre uguali, non ci sono ‘le solite cose’ (non è come per noi che, ripetendo sempre le solite cose, ci stanchiamo). Gesù spiega a Luisa: “E’ come se nel Nostro traboccare di Amore avessimo detto: ‘Vogliamo creare altre persone alle quali partecipare tutto ciò che siamo’ . ‘Tutto ciò che siamo!’: è certamente solo una grazia speciale di Dio che ci impedisce di comprendere tutta la portata di queste parole, altrimenti ne moriremmo all’istante di stupore, di gioia, di gratitudine!

Dio, dunque, non ci ha creati per essere sacerdoti, o sposi, o per studiare o fare altre attività, ma ci ha creati per partecipare, sulla terra e poi per sempre nell’eternità, alla vita intima della SS. Trinità.

Ma voi direte: “Come può l’Infinito essere racchiuso nel finito?”. Pensate a ciò che succede ogni giorno quando, durante la S. Messa, pronuncio le parole della consacrazione: tutto Dio scende nell’Ostia Santa (perché dove c’è il Figlio c’è anche il Padre e lo Spirito Santo); sia nella particola piccola che nell’Ostia grande è sempre limitato, Lui, l’Immenso, e si nasconde dietro quei veli! Per Dio non ci sono problemi irrisolvibili.

Chiediamo perciò a Gesù che ci aiuti ad approfondire questi Scritti.

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