Libro di Cielo - Volume 20°

Ottobre 6, 1926 (7)

Martirio nuovo. Chi non fa la Volontà di Dio tronca la vita divina in sé. Privazione degli scritti. Gesù la consola, facendole vedere tutto scritto nel fondo dell’anima.

Mi trovavo tutta immersa nel vivo dolore della privazione del mio dolce Gesù, e dicevo tra me: “Mio Gesù, come non hai compassione di questa piccola figlia tua che come si sente priva di te si sente strappare la vita? Non è una pena solo che sento, che sarebbe più tollerabile, ma è vita che mi sento mancare. Sono piccola, sono debole, e se non per altro, almeno per la mia troppa piccolezza avresti dovuto aver compassione di questa povera piccina che sta quasi in continuo atto di sentirsi mancare la vita e di riprenderla per sentirsi di nuovo morire. Mio Gesù, amor mio, che martirio nuovo è mai questo, non mai sentito: morire tante e tante volte, e poi morire, sentirmi mancare la vita, senza la dolce speranza di prendere il volo per la mia patria celeste?” Ora, mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù si è mosso nel mio interno e, con accento tenero, mi ha detto:

“Piccola figlia del mio Volere, coraggio. Tu hai ragione ch’è vita che ti senti mancare, perché privandoti di me ti senti mancare, finire la vita del tuo Gesù in te; e con ragione tu, piccola piccina qual sei, senti il duro martirio che la vita finisce in te. Ma tu devi sapere che la mia Volontà è vita, ed ogni qualvolta le creature non la fanno, la respingono, è una vita divina che respingono e che distruggono in loro. E ti par poco il dolore, il martirio continuato del mio Volere, nel sentirsi troncare, come sotto di un ferro micidiale, tanti atti di vita che con tanta bontà vuol far sorgere nelle creature? E per ricambio di questa vita divina troncata in loro, fanno sorgere la vita delle passioni, del peccato, delle tenebre, delle debolezze.

Il non fare la mia Volontà è vita divina che perdono le creature, e perciò essa, regnante in te, ti fa sentire, col privarti di me, il dolore di tante vite divine che le troncano le creature, per ripararsi e rifarsi in te [di] tutti questi atti di vita che le fanno perdere. Non sai tu che per formare il Regno del Fiat Divino, devi trovare in te tanti atti suoi per quanti ne ha perduti? E perciò l’alternativa della mia presenza e della mia assenza, per darti occasione di farti formare tanti atti di sottomissione alla mia Volontà, per fare rientrare in te questi atti di vita divina che gli altri hanno respinto.

E poi non ti ricordi che io domandavo a te, quando ti manifestai la tua missione sul Fiat eterno, il sacrificio di soffrire tante morti per quante creature uscivano alla luce del giorno, [e] per quanti avevano respinto la vita della mia Volontà?

Ah! Figlia mia, il non fare la mia Volontà è vita divina che respingono le creature; non è come non fare le virtù, che [si] respingono le gemme, le pietre preziose, gli ornamenti, le vesti, che non volendo[1] se ne può fare a meno. Respingere invece il mio Volere è respingere i mezzi per vivere, distruggere la fonte della vita, è il più gran male che può esistere; e perciò chi fa tanto male non merita che viva, anzi merita che muoia a tutti i beni.

Non vuoi tu dunque rifare la mia Volontà di tutte queste vite che le hanno troncato le creature? E per far ciò non ti conviene soffrire una pena, ma una mancanza di vita divina, qual è la mia privazione. La mia Volontà, per formare il suo regno in te, vuole trovare in te tutte le soddisfazioni che le creature non le hanno dato, tutte le sue vite che doveva far sorgere in loro. Altrimenti sarebbe un regno senza fondamenta, senza darle i diritti di giustizia e senza le dovute riparazioni. Ma sappi però che il tuo Gesù non ti lascerà a lungo, perché lo so anch’io che non puoi vivere sotto il torchio d’un martirio sì duro”.

Oltre di ciò mi sentivo afflitta perché, essendo venuto il reverendo padre che deve occuparsi per la stampa degli scritti sulla Santissima Volontà di Dio, volle che gli consegnassi tutti gli scritti, senza lasciarmi neppure quelli di cui lui già ne teneva le copie. Onde, il pensiero che le cose più intime tra me e Gesù erano fuori, e il non poter neppure rivedere ciò che Gesù mi aveva detto sul suo Santo Volere, mi tormentava. Gesù, ritornando, mi ha detto:

“Figlia mia, perché tanto ti affliggi? Tu devi sapere che ciò che ti ho fatto scrivere sulla carta, l’ho scritto prima io stesso nel fondo dell’anima tua e poi te l’ho fatto passare sulla carta; anzi ci sono più cose scritte in te che sulla carta. Perciò quando tu senti il bisogno di rivedere ciò che riguarda le verità sul Fiat Supremo, quando darai[2] uno sguardo nel tuo interno e subito rivedrai ciò che vuoi; e per essere certa di ciò che ti dico, guarda adesso nell’anima tua e vedrai tutto in ordine ciò che ti ho manifestato”.

Ora, mentre ciò diceva, io ho guardato nel mio interno ed in un solo sguardo vedevo tutto; vedevo pure quello che Gesù mi aveva detto ed io avevo omesso di scrivere. Quindi ho ringraziato il mio amato bene, e mi sono rassegnata, offrendo tutto a lui il mio duro sacrificio, e [gli chiedevo] che per compenso mi desse la grazia che la sua Volontà sia conosciuta, amata e glorificata.

 



[1] non volendo, cioè volendo

[2] Quando darai, cioè basta che dai

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