Libro di Cielo - Volume 19°

Giugno 21, 1926 (29)

Come San Luigi fu un fiore che sbocciò dall’umanità di Nostro Signore, brillantato dai raggi del Voler Divino.

Questa mattina, avendo fatta la santa Comunione, secondo il mio solito l’ho fatta nella Santissima Volontà di Dio, offerendo al mio caro San Luigi non solo la comunione, ma tutti i beni che ci sono nella Santissima Volontà di Dio, per la sua gloria accidentale. Ora mentre ciò facevo, vedevo che tutti i beni che ci sono nel Volere Supremo, come tanti raggi di luce, raggi di bellezza e variopinti colori, inondavano il caro santo dandogli una gloria infinita. Ed il mio dolce Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto:

“Figlia mia, Luigi è un fiore ed un santo sbocciato dalla terra della mia umanità e brillantato ai riverberi dei raggi del sole della mia Volontà, perché la mia umanità, sebbene santa, pura, nobile ed unita ipostaticamente al Verbo, ma era terra, e Luigi più che fiore sbocciò dalla mia umanità puro, santo, nobile, possedendo la radice del puro amore, in modo che si può vedere in ogni foglia del suo fiore, scritto ‘amore’. Ma quello che lo rende più bello e smagliante sono i raggi del mio Volere, ai quali era sempre sottoposto, i di cui raggi davano tanto sviluppo a questo fiore da renderlo singolare in terra ed in cielo.

Ora, figlia mia, se Luigi è tanto bello perché sbocciò dalla mia umanità, che sarà di te e di tutti quelli che possederanno il Regno della mia Volontà? Questi fiori non sbocceranno dalla mia umanità, ma terranno la loro radice nel sole della mia Volontà. In essa viene formato il fiore della loro vita, crescono e sbocciano nello stesso sole del mio Volere, che geloso di questi fiori li terrà ecclissati nella sua stessa luce. [In] questi fiori, in ogni foglia, si vedranno scritte tutte le specialità delle qualità divine; saranno l’incanto di tutto il cielo e tutti riconosceranno in loro l’opera completa del loro Creatore”.

Ma mentre ciò diceva, il mio dolce Gesù si apriva il suo petto e faceva vedere dentro un sole immenso, nel quale doveva piantare tutti questi fiori, ed era tanto il suo amore e gelosia verso di essi, che non doveva farli sbocciare fuori della sua umanità, ma al di dentro di lui stesso.

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