Libro di Cielo - Volume 19°

Giugno 20, 1926 (28)

‘Ecce Homo’. Come Gesù sentì tante morti per quanti gridarono ‘Crucifige!’, e come prende il frutto delle pene di Gesù chi fa la sua Volontà. L’ideale di Gesù è il Regno della sua Volontà nell’anima.

Dopo aver passato giorni amarissimi per la privazione del mio dolce Gesù, mi sentivo che non ne potevo più, io gemevo sotto un torchio che mi stritolava anima e corpo e sospiravo la mia patria celeste dove neppure per un istante sarei restata priva di colui che è tutta la mia vita ed il mio sommo ed unico Bene.

Onde quando mi son ridotta agli estremi senza di Gesù, mi son sentita riempire tutta di lui, in modo che io restavo come un velo che lo copriva. E siccome io stavo pensando ed accompagnandolo nelle pene della sua passione, specie nell’atto quando Pilato lo mostrò al popolo dicendo ‘Ecce Homo’, il mio dolce Gesù mi ha detto:

“Figlia mia, come Pilato disse ‘Ecce Homo’, tutti gridarono: Crocifiggilo, crocifiggilo, lo vogliamo morto!’, anche il mio stesso Padre celeste e la mia inseparabile Mamma, e non solo quelli che erano presenti, ma tutti gli assenti e tutte le generazioni passate e future. E se qualcuno non lo disse con la parola, lo disse con i fatti, perché non ci fu una sola [persona] che disse che mi voleva vivo, ed il tacere è conferma di ciò che vogliono gli altri. Questo grido di morte di tutti fu per me dolorosissimo; io sentivo tante morti per quante persone gridarono ‘Crocifiggilo’. Mi sentii come affogato di pene e di morte, molto più che vedevo che ciascuna mia morte non portava a ciascuno la vita, e quelli che ricevevano la vita per causa della morte mia non ricevevano tutto il frutto completo della mia passione e morte. Fu tanto il mio dolore, che la mia umanità gemente stava per soccombere e dare l’ultimo respiro. Ma mentre morivo, la mia Volontà Suprema con la sua onniveggenza fece presente alla mia umanità morente tutti quelli che avrebbero fatto regnare in loro con dominio assoluto l’eterno Volere, i quali avrebbero preso il frutto completo della passione e morte mia, tra i quali stava a capo la mia cara Madre.

Essa prese tutto il deposito di tutti i miei beni e dei frutti che ci sono nella mia vita, passione e morte, neppure un respiro fece andare sperduto e che non ne custodisse il prezioso frutto, e da lei dovevano essere trasmessi alla piccola neonata della mia Volontà ed a tutti quelli in cui il Supremo Volere avrebbe avuto la sua vita ed il suo regno.

Quando la mia umanità spirante vide messo in salvo ed assicurato il frutto completo della mia vita, passione e morte, potette riprendere e continuare il corso della dolorosa passione. Sicché è solo la mia Volontà che porta tutta la pienezza dei miei beni ed il frutto completo che ci sono nella creazione, redenzione e santificazione. Dove essa regna, le opere nostre sono tutte piene di vita; nessuna cosa è a metà o incompleta. Invece dove essa non regna, ancorché ci fosse qualche virtù, tutto è miseria, tutto incompleto; e se [le creature] producono qualche frutto è acerbo e senza maturazione, e se prendono i frutti della mia redenzione, li prendono con misura e senza abbondanza e perciò crescono deboli, malate e febbricitanti; e perciò se fanno qualche poco di bene, lo fanno stentato e si sentono schiacciare sotto il peso di quel poco di bene che fanno.

Invece la mia Volontà svuota la volontà umana e vi mette in quel vuoto la forza divina e la vita del bene. E perciò chi la fa regnare in sé fa il bene senza stento e la vita che contiene la porta ad operare il bene con una forza irresistibile. Dunque la mia umanità trovò la vita nella mia passione e morte e in chi doveva regnare la mia Volontà. Perciò la creazione e la redenzione saranno sempre incomplete, fino a tanto che la mia Volontà non avrà il suo regno nelle anime”.

Dopo di ciò stavo facendo i miei soliti atti nel Voler Supremo, ed il mio dolce Gesù uscendo da dentro il mio interno seguiva col suo sguardo tutto ciò che io facevo e, siccome vedeva che tutti gli atti miei s’immedesimavano coi suoi ed in virtù del Voler Supremo facevano la stessa via degli atti suoi e ripetevano lo stesso bene e la stessa gloria al nostro Padre celeste, preso da enfasi d’amore mi ha stretta al suo cuore e mi ha detto:

“Figlia mia, sebbene sei piccola e neonata nella mia Volontà e vivi nel Regno del mio Volere, la tua piccolezza è il mio trionfo. E quando ti vedo operare in esso, io mi trovo nel Regno della mia Volontà come un re che ha sostenuto una lunga guerra e, siccome il suo ideale era la vittoria, nel vedersi vittorioso si sente rinfrancato della sanguinosa battaglia, degli stenti sofferti e delle ferite tuttora impresse nella sua persona; ed il suo trionfo vien formato nel vedersi circondato dalle conquiste che ha fatto. Il re vuol guardare tutto, il suo sguardo vuole bearsi nel regno conquistato, e trionfante sorride e fa festa.

Tale son io. Il mio ideale nella creazione era il Regno della mia Volontà nell’anima della creatura. Il mio primo scopo era di fare dell’uomo altrettante immagini della Trinità Divina in virtù del compimento della mia Volontà su di lui; ma, l’uomo sottraendosi da essa, io perdetti il mio regno in lui e per ben seimila anni ho dovuto sostenere una lunga battaglia, ma per quanto lunga non ho smesso il mio ideale né il mio primo scopo, né lo smetterò. E se venni nella redenzione, venni per realizzare il mio ideale ed il mio primo scopo, cioè il Regno della mia Volontà nelle anime. Tanto vero che per venire formai il mio primo Regno del Voler Supremo nel cuore della mia Mamma Immacolata; fuori del mio regno mai sarei venuto sulla terra. Onde soffrii stenti e pene, restai ferito ed infine ucciso. Ma il Regno della mia Volontà non fu realizzato; gettai le fondamenta, vi feci dei preparativi, ma la battaglia sanguinava[1] tra la volontà umana e la divina ha continuato ancora.

Onde, mia piccola figlia, quando ti vedo operare nel Regno della mia Volontà, e come operi, il regno di essa si stabilisce sempre più in te, io mi sento vittorioso nella mia lunga battaglia e tutto si atteggia intorno a me a trionfo ed a festa. Le mie pene, gli stenti, le ferite mi sorridono e la mia stessa morte mi ridona la vita della mia Volontà in te. Sicché io mi sento vittorioso della creazione e della redenzione, anzi esse servono per formare i lunghi giri alla neonata della mia Volontà, i rapidi voli, le interminabili passeggiate nel Regno della mia Volontà, ed io perciò ne meno trionfo e beandomi segno col mio sguardo tutti i passi ed atti della mia piccola figlia.

Vedi, tutti hanno il loro ideale e quando lo realizzano, allora ne sono contenti. Anche il piccolo bambino ha il suo ideale di attaccarsi al petto della mamma e, mentre piange e singhiozza, solo che la mamma gli apra il seno, il bambino cessa dal piangere, si atteggia a sorriso e slanciandosi si attacca al petto della mamma e vittorioso succhia, succhia fino a saziarsi e, mentre succhia, trionfante prende il suo dolce sonno.

Tale son io. Dopo lungo pianto, quando vedo il seno dell’anima che mi apre le porte per dar luogo al Regno della Volontà Suprema, le mie lagrime s’arrestano e slanciandomi al suo seno mi attacco a lei e, succhiando il suo amore ed i frutti del Regno del mio Volere, prendo il mio dolce sonno e vittorioso mi riposo.

Fino al[2] piccolo uccellino il suo ideale è il seme, e quando lo vede batte le ali, corre, si precipita sul seme e vittorioso lo imbecca e trionfante riprende il suo volo.

Tale sono io. Volo e rivolo, giro e rigiro per formare il Regno della mia Volontà nell’anima, affinché essa mi formi il seme per cibarmi, perché io non uso altro cibo che solo quello che viene formato nel mio regno; e quando vedo questo seme celeste, più che uccellino io volo per farne mio cibo. Sicché il tutto sta nel compiere ciascuno il suo ideale che si è prefisso. Ecco perciò, quando ti vedo operare nel Regno della mia Volontà, vedo il mio ideale realizzato e mi sento ricambiato dell’opera della creazione e redenzione, e [vedo] il trionfo della mia Volontà in te stabilito. Perciò sii attenta e fa che la vittoria del tuo Gesù sia in te permanente”.

Onde dopo ciò, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e tutto tenerezza mi ha detto: “Figlia mia, dimmi: e il tuo ideale, il tuo scopo, qual è?”

Ed io: “Amor mio Gesù, il mio ideale è di compiere la tua Volontà e tutto il mio scopo è di giungere [a] che nessun pensiero, parola, palpito ed opera esca[no] mai fuori dal Regno della tua Suprema Volontà, anzi in essa siano concepiti, nutriti e cresciuti per formare la loro vita e se occorre anche la loro morte, sebbene so che nel tuo Volere nessun atto muore, ma nati una volta vivono eternamente. Sicché è il Regno del tuo Volere che sospiro nella povera anima mia, e questo è tutto il mio ideale ed il primo ed ultimo mio scopo”.

E Gesù, tutto amore e facendo festa, mi ha soggiunto: “Figlia mia, sicché il mio ideale e il tuo è tutt’uno, quindi uno il nostro scopo. Bravo, bravo alla figlia della mia Volontà! E siccome il tuo ideale e il mio è tutt’uno, anche tu hai sostenuto la battaglia di lunghi anni per conquistare il Regno della mia Volontà. Hai dovuto sostenere pene, privazioni, e sei stata prigioniera nella tua stanzetta, legata nel tuo piccolo letto per conquistare quel regno da me e da te tanto voluto e sospirato. A tutti e due ci è costato assai ed ora siamo tutti e due trionfatori e conquistatori.

Sicché anche tu sei la piccola reginetta nel Regno della mia Volontà, e sebbene piccola sei sempre regina, perché sei sempre la figlia del gran Re, del nostro Padre celeste. Perciò come conquistatrice di questo gran regno prendi possesso di tutta la creazione, di tutta la redenzione e di tutto il cielo. Tutto è tuo, perché dovunque regna la mia Volontà integra e permanente si stendono i tuoi diritti di possesso; tutti ti aspettano per darti gli onori che conviene[3] alla tua vittoria.

Anche tu sei la piccola bambina che hai tanto pianto e sospirato il tuo Gesù; e non appena vistomi, le tue lagrime si sono arrestate, e slanciandoti nel mio seno ti sei attaccata al mio petto e vittoriosa hai succhiato la mia Volontà e il mio amore, e come in trionfo hai preso riposo nelle mie stesse braccia. Ed io ti cullavo perché fosse più lungo il tuo sonno e così potermi godere la mia neonata nelle mie stesse braccia, e trionfante stendono[4] in te il Regno della mia Volontà.

Come pure, sei la piccola colombina che hai girato e rigirato intorno a me; e come io ti parlavo del mio Volere [e] ti manifestavo le conoscenze di esso, i suoi beni ed i suoi prodigi e fino il suo dolore, tu battevi le ali e, precipitandoti sopra i tanti semi che io ti mettevo davanti, tu l’imbeccavi e trionfante riprendevi il tuo volo intorno a me, aspettando altri semi del mio Volere che io ti mettevo davanti; e tu imbeccandoli ti nutrivi e vittoriosa riprendevi il tuo volo manifestando il Regno della mia Volontà. Sicché le mie prerogative sono le tue, il mio regno ed il tuo è uno solo. Abbiamo sofferto insieme, è giusto che insieme godiamo le nostre conquiste”.

Io son rimasta sorpresa nel sentire ciò e pensavo tra me: “Ma è proprio vero che nella povera anima mia c’è questo Regno della Suprema Volontà?” E mi sentivo tutta confusa, e se ciò ho scritto, l’ho scritto per obbedire. Ma mentre scrivo, Gesù mi ha sorpresa ed uscendo da dentro il mio interno ha gettato le sue braccia al mio collo e mi ha stretto forte forte, tanto che non ho potuto più scrivere, perché la mia povera testa non era più in me. Ma Gesù subito è scomparso ed io riprendo a scrivere. Quindi mentre io temevo mi ha detto:

“Figlia mia, la mia Mamma celeste potette darmi agli altri perché mi concepì in se stessa, mi crebbe, mi nutrì. Nessuno può dare ciò che non tiene, e se mi dette alle altre creature era perché mi possedeva. Ora, mai ti avrei detto tanto sul mio Volere se non volessi formare in te il suo regno, né tu l’avresti amato tanto se non fosse tuo. Le cose che non sono proprie si tengono a malincuore e danno fastidio e peso; e se non avessi tenuto in te la fonte che sorge del Regno del mio Volere, non avresti saputo ridire ciò che ti ho detto né metterlo su carta. Mancandoti il possesso, ti mancherebbe la luce e l’amore di manifestarlo. Sicché, se il sole splende in te e coi suoi raggi t’imbocca le parole, le conoscenze ed il come vuole regnare, è segno che lo possiedi. E perciò il tuo compito è di farlo conoscere, come fu compito della Sovrana Regina di farmi conoscere e di darmi per la salvezza di tutti”.

 



[1] sanguinosa

[2] per il

[3] convengono

[4] stendere

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