Libro di Cielo - Volume 19°

Maggio 15, 1926 (21)

La diversità di santità e di bellezza, e come tutta la creazione sarà adombrata nella natura umana.

Stavo pensando: “Se la creatura non si fosse sottratta dalla Suprema Volontà, sarebbe stata una la santità, una la bellezza, una la scienza, una la luce, e per tutti la stessa conoscenza del nostro Creatore”.

Ora mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù (già mi sembra che è lui stesso che fa sorgere i pensieri nella mia mente, qualche dubbio e difficoltà, per avere occasione di parlarmi e farmi da maestro) mi ha detto:

“Figlia mia, tu ti sbagli; la mia sapienza non si adatterebbe a formare una sola santità, una sola bellezza, a comunicare una sola scienza ed a tutti la stessa mia conoscenza. Molto più che stando sommo accordo tra la mia Volontà e la loro, il Regno della mia Volontà avrebbe avuto libero il suo campo d’azione, quindi sarebbero stati tutti santi, ma distinto uno dall’altro; tutti belli, ma variati, una bellezza più bella dell’altra, ed a secondo la santità di ciascuna doveva comunicare una scienza distinta, e [con] questa scienza, chi doveva conoscere di più un attributo, chi più un altro, del loro Creatore. Tu devi sapere che per quanto possiamo dare alle creature, appena prendono le goccioline del suo Creatore, tanta è la distanza tra Creatore e creature, e sempre teniamo da dare cose nuove e distinte.

E poi se la creazione fu creata da noi per dilettarci, dove sarebbe stato il nostro diletto se avessimo formato della creatura una sola santità, dato una sola bellezza ed una sola conoscenza del nostro Essere incomprensibile, immenso ed infinito? La nostra sapienza si sarebbe seccata a fare una sol cosa. Che si direbbe della nostra sapienza, amore e potenza, se nel creare questo globo terrestre avessimo creato tutto cielo, oppure tutto terra o tutto mare? Qual gloria sarebbe stata la nostra? Invece la molteplicità di tante cose da noi create, mentre decanta la sapienza, amore e potenza, dice pure la molteplicità della santità e bellezza in cui doveva[no] sorgere le creature, per amore delle quali esse furono create.

Vedi, il cielo tempestato di stelle è bello, ma è pur bello il sole, ma distinti uno dall’altro, ed il cielo fa un ufficio, il sole un altro. Il mare è bello, ma anche è bella la terra fiorita, l’altezza dei monti, le pianure distese; ma hanno le bellezze, gli uffici distinti tra loro; un giardino è bello, ma quante diversità di piante e di bellezze vi sono? C’è il piccolo fiorellino, bello nella sua piccolezza, c’è la mammola, la rosa, il giglio, tutti belli, ma distinti nel colore, nel profumo, nella grandezza; c’è la pianticella e l’albero più alto. Quale incanto non è un giardino guidato da un esperto giardiniere?

Onde figlia mia, anche nell’ordine della natura umana ci sarà chi sorpasserà il cielo nella santità e nella bellezza, chi la terra fiorita, chi l’altezza dei monti, chi il piccolo fiorellino, chi la pianticella e chi l’albero più alto. Ed ancorché l’uomo si sottraesse dalla mia Volontà, io moltiplicherò i secoli per aver tutto l’ordine e molteplicità delle cose create e della loro bellezza nella natura umana, ed anche sorpassarla[1] in modo più mirabile e più incantevole”.

 



[1] sorpassare la bellezza

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