Libro di Cielo - Volume 19°

Maggio 18, 1926 (22)

Come la Vergine per ottenere il sospirato Redentore e concepirlo dovette abbracciare tutto e fare gli atti di tutti. Così chi deve vivere nel mio Voler Divino deve abbracciare tutti e rispondere per tutti. Timori dell’anima, Gesù la rassicura.

Stavo fondendomi nel santo Volere Divino e, mentre avevo girato per tutte le cose create per suggellare il mio ti amo, affinché dovunque e su tutto risuonasse il mio ti amo per contraccambiare il mio Gesù del tanto suo amore, sono giunta a quel punto di ricambiare il mio Dio di tutto quell’amore che ebbe nell’atto di restare concepito nel seno della sua Mamma celeste. In questo mentre il mio amato Gesù è uscito da dentro il mio interno e mi ha detto:

“Figlia mia, la mia inseparabile Mamma per concepire me, Verbo eterno, fu arricchita di mari di grazia, di luce e di santità dalla Maestà Suprema, ed essa fece tali e tanti atti di virtù, d’amore, di preghiere, di desideri e d’infocati sospiri, da sorpassare tutto l’amore, virtù ed atti di tutte le generazioni, che ci volevano per ottenere il sospirato Redentore. Onde quando si vide nella Sovrana Regina l’amore completo di tutte le creature e tutti gli atti che ci volevano per meritare che il Verbo fosse concepito, trovai in lei il contraccambio dell’amore di tutti, la nostra gloria reintegrata e tutti gli atti dei redenti e fin di quelli che la mia redenzione doveva servire di condanna per la loro ingratitudine, ed allora il mio amore fece l’ultimo sfoggio e restò concepito. Perciò il diritto al nome di Madre per lei è connaturale, è sacro, perché coll’abbracciare tutti gli atti delle generazioni, sostituendosi per tutti, avvenne come se tutti li partorisse a novella vita dalle sue viscere materne.

Ora tu devi sapere che quando facciamo le nostre opere, [al]la creatura che viene eletta e alla quale viene affidata [l’opera], dobbiamo darle tant’amore, luce, grazia, da poterci [lei] dare tutto il ricambio e la gloria dell’opera a lei affidata. La nostra potenza e sapienza non si metterebbe dal principio di un’opera nostra nel banco della creatura come in atto di fallire. Sicché [nel]la creatura che viene chiamata come atto primo, l’opera nostra deve restare al sicuro in lei, e noi dobbiamo riscuotere tutto l’interesse e gloria equivalente alla nostra opera affidata. Ed ancorché, dopo, la nostra opera fosse comunicata alle altre creature e per la loro ingratitudine passasse pericolo di fallire, per noi è più tollerabile, perché a chi fu affidata al principio ci fece riscuotere tutto l’interesse dei fallimenti delle altre creature. Ecco perciò tutto demmo e tutto ricevemmo da lei, affinché tutto il capitale della redenzione potesse restare integro e per suo mezzo la nostra gloria completata ed il nostro amore contraccambiato.

Chi, uomo saggio, mette fin dal principio un suo capitale ad un banco che sta per fallire? Prima si assicura e poi affida il suo capitale, ma può essere che col tempo fallisce; con ciò non può portargli grave danno, perché dai tanti interessi ricevuti si è già rifatto il suo capitale. Se ciò fa l’uomo, molto più Iddio, che la sua saggezza è incomprensibile, e non si trattava [di] un’opera qualsiasi, [di] un piccolo capitale, ma si trattava della grand’opera della redenzione e [di] tutto il costo del valore infinito e incalcolabile del Verbo eterno. Era opera unica né si poteva ripetere una nuova discesa del Verbo eterno sulla terra e perciò dovevamo metterla al sicuro nella Sovrana celeste. E siccome tutto a lei affidammo e la stessa vita d’un Dio, lei come fida nostra doveva risponderci per tutti, farsi mallevadrice e responsabile di questa vita divina a lei affidata, come difatti fece.

Ora figlia mia, ciò che feci e volli della mia celeste Mamma nella grand’opera della redenzione, voglio fare con te nella grand’opera del Fiat Supremo. L’opera del Fiat Divino è un’opera che deve abbracciare tutto: creazione, redenzione e santificazione. Essa è la base di tutto, è la vita che scorre in tutto e che tutto racchiude. Essa, perché non ha principio, è principio di tutte le cose e fine e compimento delle opere nostre.

Vedi dunque, il capitale che vogliamo affidarti è esuberante. Tu non l’hai calcolato, ma sai tu che ti affidiamo nel Fiat Supremo? Ti affidiamo tutta la creazione, tutto il capitale della redenzione e quello della santificazione. La mia Volontà è universale ed in tutte le cose è stata essa operatrice, sicché ciò che ad essa appartiene è giusto che sia affidato a te. Forse vorresti tu la mia Volontà senza le sue opere? Noi non sappiamo dare la vita nostra senza delle opere e beni nostri; quando diamo, diamo tutto.

E come alla Regina celeste col darle il Verbo, accentrò in sé le sue opere ed i suoi beni, così a te, col darti la nostra Suprema Volontà regnante e dominante in te, ti diamo tutte le opere che ad essa appartengono. Perciò ti stiamo dando tante grazie, conoscenze, capacità, affinché il Fiat Supremo sin dal principio non possa subire nessun fallimento, e tu mettendolo al sicuro devi dargli il contraccambio dell’amore e della gloria di tutta la creazione, della redenzione, della santificazione. Sicché il tuo compito è grande, è universale e deve abbracciare tutti e tutto, in modo che se la nostra Volontà comunicata alle altre creature subisse qualche fallimento, in te dobbiamo trovare il rifacimento del vuoto degli altri, e mettendola al sicuro in te, col darci l’amore, la gloria e tutti gli atti che le altre creature dovrebbero farci, la nostra gloria sarà sempre completa ed il nostro amore riscuoterà il suo giusto interesse. Onde anche tu sarai la fida nostra, la responsabile della Volontà Divina a te affidata e la sua mallevadrice”.

Onde mentre Gesù ciò diceva, mi è venuto tale spavento e comprendevo tutto il peso della mia responsabilità, e temendo forte che potessi mettere in pericolo nientemeno tutto il peso ed opere d’una Volontà Divina, ho detto: “Amor mio, grazie di tanta tua bontà verso di me, ma mi sento che è troppo ciò che vuoi darmi, sento un peso infinito che mi schiaccia e la mia piccolezza ed incapacità non ha né forza né abilità, e temendo di potervi dispiacere e di non poter tutto abbracciare, andate a qualche altra creatura più capace, affinché tutto questo capitale della tua Suprema Volontà potesse stare più sicuro e tu puoi ricevere tutto l’interesse equivalente ad un capitale sì grande. Io non avevo mai pensato ad una responsabilità sì grande, ma ora che me la fai capire mi sento che le forze mi mancano e temo della mia debolezza”.

E Gesù, stringendomi a sé per sollevarmi dal timore che mi schiacciava ha soggiunto:

“Figlia mia, coraggio non temere, è il tuo Gesù che vuol darti troppo. Non sono forse il padrone di dare quel che voglio? Vuoi tu forse mettere un limite alla mia opera completa che voglio affidarti? Che diresti tu se la mia Mamma celeste volesse accettare me, Verbo eterno, senza i suoi beni e gli atti che ci volevano per potermi concepire? Sarebbe questo vero amore e vera accettazione? Certo che no. Sicché tu vorresti la mia Volontà senza le sue opere e senza gli atti che ad essa convengono.

Ora tu devi sapere, affinché togli questo spavento, che tutto ciò che ti ho detto, cioè questo capitale sì grande, già sta in te, e dopo che ti ho fatto prendere la pratica di darmi il ricambio della gloria e dell’amore di tutta la creazione, redenzione e santificazione, facendoti abbracciare tutto e tutti, ed avendo visto che l’interesse equivalente mi veniva con facilità, allora te l’ho voluto con più chiarezza far conoscere il gran capitale della mia Volontà affidatoti, affinché conosci il gran bene che possiedi, e conoscendolo posso firmare [la] scrittura del capitale affidatoti ed insieme farti la ricevuta dell’interesse che mi dai. Se tu non lo conoscevi, non si poteva fare né la scrittura del capitale né la ricevuta dell’interesse, ecco perciò la necessità di fartelo conoscere.

E poi perché temi fino a volermi mandare ad altra creatura? Non hai tu in te un amore che dice ti amo per tutti e per tutto, un moto che mi ricambia il moto di tutti e che [in] tutto ciò che tu fai abbraccia tutti per darmi, come dentro d’un solo amplesso, gli atti, le preghiere, la gloria, le riparazioni di tutti? Se già lo fai, perché temi?”

In questo mentre vedevo intorno a me altre anime, e Gesù è andato da loro, e passandole tutte sembrava che le toccasse per vedere se al suo tocco uscisse il moto della sua vita divina, ma non usciva nulla. Onde è ritornato da me e prendendomi la mano me l’ha stretta forte; al suo tocco è uscita da me una luce e Gesù tutto contento mi ha detto:

“Questa luce è il moto della vita divina in te. Sono andato dalle altre creature, come tu hai visto, ed il mio moto non l’ho trovato; come posso dunque affidare il grande capitale della mia Volontà? Perciò ti ho eletta e basta, sii attenta e non temere”.

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