Libro di Cielo - Volume 18°

Gennaio 10, 1926 (19) 

La mia Volontà sta sempre in via nelle cose create per andare verso le creature.

Mi stavo tutta fondendomi nel Santo Voler Divino, e la piccolezza della mia mente si sperdeva in Esso dovunque e dappertutto, lo vedevo sempre in atto d’ope­rare in tutta la creazione. Oh! Come avrei voluto seguirlo per dargli il mio piccolo ricambio d’amore in tutto ciò che Esso operava, il mio grazie, la mia adorazione profonda, la mia meschina compagnia.

Ora, mentre ciò pensavo, il mio adorabile Gesù si è mosso nel mio interno dicendomi: “Figlia mia, la mia Volontà sta sempre in via nelle cose create per andare verso le creature; ma chi la compie, chi mette l’ultimo punto al lavoro della mia Volontà? La creatura, cioè la creatura che prende tutte le cose create come compimento della mia Volontà. La mia Volontà fa la sua via nel germe che fa ricevere dalla terra, dandole virtù di farlo germogliare e moltiplicare; fa il suo lavorio col chiamare l’acqua per innaffiarlo, il sole per fecondarlo, il vento per purificarlo, il freddo per fargli prendere la radice, il caldo per svilupparlo e farlo giungere a giusta maturazione; poi dà virtù alle macchine per tagliarlo, per trebbiarlo, per macinarlo, e così potergli dare la sostanza di pane, e chiamando il fuoco per cuocerlo, lo porge alla bocca della creatura, affinché ne mangi e conservi la sua vita. Vedi dunque quanta via e lavorio ha fatto la mia Volontà in quel germe, quante cose create ha chiamato sopra di quel germe, per farlo giungere come pane alla bocca delle creature!

Ora, chi mette l’ultimo passo alla via della mia Volontà ed il compimento dell’ultimo atto del mio supremo Volere? Chi prende quel pane e lo mangia come portatore del Divin Volere in esso; e come mangia il pane, mangia il mio Volere in esso, per crescere[1] le forze del corpo e dell’anima, come[2] far compiere il tutto alla Divina Volontà. La creatura, si può dire, è il centro del riposo in cui la mia Volontà aspira in tutte le vie e [nel] lavorio che fa in tutte le cose create per giungere alla creatura. Così in tutte le altre cose create che servono all’uomo. La mia Volontà fa la sua via nel mare e lavora nella moltiplicazione dei pesci; fa la sua via sulla terra e moltiplica le piante, animali ed uccelli; fa la sua via nelle sfere celesti, per avere tutto sott’occhio, per fare che nulla le sfuggisse e farsi piedi, mani e cuore per ciascuna creatura, per porgere a ciascuno il frutto delle sue innumerevoli raccolte; ma tutta la sua festa è solo per chi prende del suo come ultimo punto e compimento del suo supremo Volere. Se non fosse per la mia Volontà ‑ la quale, spiccato che fu il suo Fiat, così si lanciò in via [in] tutte le cose create per farle giungere all’uomo, affinché il detto Fiat supremo avesse il suo primo posto in chi e per chi tutte le cose erano state create, onde fosse il regolatore e l’attore della stessa vita della creatura ‑ tutte le cose avrebbero[3] paralizzate, e come tante pitture dipinte che[4] non c’è la vita delle cose che rappresentano. Sicché povera creatura, se la mia Volontà si ritirasse di fare la sua via in tutte le cose create, tutte resterebbero come pitture dipinte, senza più produrre il bene che ciascuna cosa contiene verso dell’uomo.

Perciò posso dire che [non] sono le cose create che lo servono, ma il mio Volere velato, nascosto, che si fa servitore dell’uomo. Non è dunque giusto, ed il più sacro dovere, che questi guardi in tutte le cose la mia suprema Volontà, e la compia in tutto, e scambiando servizio per servizio, serva colei[5] che non disdegna di servirlo anche nelle cose più piccole? Ed io mi sento come contraccambiato, ripagato del mio lavorio, quando veggo che ciò che fò per l’uomo, giunge all’uomo in quanto lo prende per coronare la mia Volontà colla sua, e come compimento della mia Volontà. E perciò faccio festa, perché lo scopo della mia lunga via nelle cose create ha ottenuto il suo intento, ed il compimento della mia Volontà realizzata nella creatura. Succede alla mia Volontà come ad un attore il quale deve esporre la sua rappre­sentazione al pubblico, poveretto! Quanti lavori nascosti, quante veglie, quanti preparativi, quante arti, nei suoi stessi moti, non prepara per atteggiarsi, ora a far sorridere il pubblico, ora a farlo piangere; in tutto questo lavorio l’attore non fa festa, anzi suda, stenta e fatica. Quando il tutto gli sembra preparato, prepara per chiamare il pubblico a vedere la sua scena, e quanta più gente vede, più si sente spuntare nel cuore la gioia; chi sa, potrà fare una bella festa. Ma il vero compimento della sua festa è quando, compita la scena, si sente scorrere a mani piene i soldi d’oro e d’argento nelle sue mani, come appropriazione[6] e trionfo della sua rappresentatrice[7] in scena.

Ma se invece, dopo tanti preparativi, prepara, suona e risuona trombette, e nessun si presenta, o poca gente, che ai primi atti della scena lo lasciano solo, poveretto come soffre, e la speranza della sua festa si cambia in lutto. Chi è stato che ha amareggiato tanto quel povero attore tanto abile, buono nel dar le sue scene? Ah, la gente ingrata, che non ha voluto essere neppure spettatrice delle scene di quel povero attore! Tale è la mia Volontà, che come abile attore prepara le scene più belle per divertire l’uomo nel teatro di tutta la creazione, non per ricevere, ma per dare; prepara le scene di luce, delle più fulgide, le scene di fioritura e di bellezze più smaglianti, le scene di fortezza nel rumoreggiare del tuono, nello scoppio della folgore, nell’in­calzare delle onde, e fin sull’altezza dei monti più alti; le scene più commoventi di bambino[8] che piange, che trema ed intirizzisce di freddo; scene dolorose di sangue, e tragiche, e fin di morte nella mia passione. Nessun attore, per quanto abile, può arrivarmi nella svarietà di scene amorose. Ma ahimé, quanti non guardano la mia Volontà in tutte queste scene, e non prendono la sostanza del frutto che vi è in esso, e ricambiano in lutto le feste che si preparava la mia Volontà nella creazione e nella redenzione! Perciò figlia mia, non ti far sfuggire nulla; tutte le cose prendile come dono che ti fa la mia Volontà, siano piccole o grandi, naturali o soprannaturali, amare o dolci; fa che tutte entrino in te come doni e compimento della mia Volontà”.

 



[1] perché crescano

[2] per

[3] sarebbero

[4] nelle quali

[5] la suprema Volontà

[6] approvazione

[7] rappresentazione

[8] Gesù bambino

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