Libro di Cielo - Volume 18°

Dicembre 20, 1925 (17) 

Solo chi vive nella mia Volontà si eleva allo stato di Adamo innocente, prima di cadere nel peccato.

Stavo pensando alle lacrime che versò il bambino Gesù nella sua nascita, e dicevo tra me: “Quanto gli potettero essere amare quelle lacrime! Come gli potettero ora gelare quel tenero volto, ora bruciare, perché da quello che io conosco le lacrime hanno due effetti, a secondo la causa per cui vengono versate: se la causa viene da un amore, bruciano e fanno dare in singulto, se poi sono prodotte dal dolore, sono gelate e fanno tremare. Al[1] mio regio bambinello c’era un intenso ed infinito amore, ed un dolore senza termine, sicché molto gli potettero costare le sue lacrime”.

Ora, mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e faceva vedere il suo volto bagnato di lacrime, ma tante, che l’una scorreva appresso all’altra, fino a bagnargli il petto e le mani; e sospirando mi ha detto: “Figlia mia, le mie lacrime incominciarono fin dal primo istante del mio concepimento nel seno della mia Mamma celeste, fino all’ultimo respiro sulla croce. La Volontà del mio Padre celeste mi affidò anche il compito delle lacrime, e ne dovevo versare tante dai miei occhi, quante ne dovevano versare tutte le creature insieme. Come concepii tutte le loro anime in me, così dovea[2] versare tutte le loro lacrime dagli occhi miei. Vedi dunque quanto dovetti piangere: dovetti far versare dai miei occhi le lacrime che le creature versano per passioni, affinché le mie smorzassero le loro passioni; dovetti versare le lacrime che ci vogliono dopo il peccato, per dar loro il dolore d’avermi offeso ed il convincimento del male che hanno fatto, preparando colle mie lacrime il proposito di non più offendermi. Dovetti versare le lacrime per intenerire le anime, per far loro comprendere le pene della mia passione. Come pure versai lacrime abbondanti d’amore, per elettrizzare le anime ad amarmi, per attirarmi la loro simpatia ed il loro cuore tutto per me; basta dirti che non c’è lacrima che spunta sull’occhio umano, che non versai dai miei occhi. Nessuno seppe le tante mie lacrime, i tanti miei pianti nascosti e segreti. Quante volte, anche da tenero bambinello, volavo dalla terra al cielo, [e] poggiando la mia testolina sulle ginocchia del mio Padre celeste, piangevo, piangevo, e singhiozzando gli dicevo: ‘Padre mio, vedi, sono nato nel mondo alle lacrime e al dolore, simile ai fratelli miei, che nascono alle lacrime e muoio­no nel pianto; ed io amo tanto questi fratelli, che voglio versare tutte le lacrime loro dai miei occhi, neppure una voglio farmi sfuggire, per dare alle loro lacrime, lacrime d’amore, di dolore, di vittoria, di santificazione e di divinizzazione’.

Quante volte la mia cara Mamma, guardandomi, restava trafitta nel vedermi tutto bagnato di pianto, e lei univa, per il dolore di vedermi piangere, le sue lacrime alle mie, e piangevamo insieme, ed alle volte ero costretto a nascondermi per dar sfogo al pianto, per non trafiggere sempre il suo cuore materno ed innocente. Altre volte aspettavo quando la mia celeste Mamma per necessità doveva occuparsi di altre faccende domestiche, per dar sfogo alle mie lacrime, per poter compiere il numero delle lacrime di tutte le creature”.

Ond’io, nel sentire ciò, gli ho detto: “Amor mio Gesù, sicché anche le mie lacrime hanno versato gli occhi tuoi[3], come quelle del nostro primo padre Adamo; ed io voglio che le versi sull’anima mia, per darmi la grazia non solo di fare la tua Volontà, ma di possederla come cosa e volontà mia”, mentre Gesù scuoteva la testa e dal suo volto scorrevano le lacrime sulla povera anima mia, ed ha soggiunto: “Figlia del mio Volere, certo che versai le tue lacrime, perché passando dagli occhi miei le tue, ti potessi dare il gran dono della mia Volontà. Ciò che non potette ricevere Adamo colle sue lacrime, ad onta che passarono dai miei occhi, puoi ricevere tu. Perché Adamo, prima che peccasse, possedeva la mia Volontà, e col possesso della mia Volontà cresceva nella somiglianza del suo Creatore; e tanto cresceva che formava l’incanto di tutto il cielo, e tutti si sentivano onorati nel servirlo. Dopo il peccato ne perdette il possesso del mio Volere e, ad onta che pianse la sua colpa e non peccò più, potette fare la mia Volontà, ma non possederla, perché mancava il Divino Offeso, che doveva formare il nuovo innesto divino tra la creatura ed il Creatore, per fare varcare di nuovo le soglie dei possedimenti del­l’eterno Volere. Questo innesto venne fatto da me, Verbo eterno, dopo quattromila anni, ed Adamo era passato alle soglie dell’eternità. Ma, ad onta di questo innesto divino fatto da me con lacrime e sospiri e pene inaudite, quanti si riducono alla condizione di Adamo dopo il peccato, di fare solo la mia Volontà! Altri non la vogliono conoscere, altri si ribellano ad Essa.

Solo chi vive nella mia Volontà si eleva allo stato di Adamo innocente, prima di cadere nel peccato. Perché c’è gran distanza tra chi fa la mia Volontà e tra quelli che la posseggono: passa la distanza [che c’è] tra Adamo innocente e tra Adamo dopo il peccato; ed io, venendo sulla terra, dovea farla[4] da Dio; dovea completare in tutto l’opera dell’uomo, dovea innalzarlo al punto primo della sua origine, col dargli il possesso della mia Volontà. E sebbene molti se ne servono della mia venuta come rimedio alla loro salvezza, e quindi prendono la mia Volontà come medicina, come forza e come antidoto per non andare all’inferno, io aspetterò ancora, affinché sorgano le anime che la prendano come vita, e col farla conoscere ne prendano il possesso, e così completerò l’opera della mia venuta sulla terra, ed avrà frutto l’innesto divino formato di nuovo con la creatura, e le mie lacrime si cambieranno in sorrisi celesti e divini per me e per loro”.

 



[1] Nel

[2] dovevo

[3] gli occhi tuoi hanno versato anche le mie lacrime

[4] dovevo operare

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