Libro di Cielo - Volume 18°

Novembre 22, 1925 (15) 

L’anima, vivendo nella Divina Volontà, riceve l’unio­ne della Volontà suprema con la sua.

Stavo, secondo il mio solito, fondendomi nel Santo Voler Divino, cercando, per quanto a me è possibile, d’abbracciare tutto nel mio piccolo grembo, per poter mettere il mio piccolo ti amo su tutte le cose, il mio grazie, la mia adorazione, il mio ti benedico, con la potenza del Fiat supremo, per poter tenere compagnia a questa suprema Volontà, sparsa con tanto amore nella creazione. Ma mentre ciò facevo, pensavo tra me: “Che cosa riceve l’anima vivendo in quest’atmosfera celeste della suprema Volontà?”

In questo mentre, il mio amabile Gesù è uscito da dentro il mio interno e, tutta stringendomi a sé, mi ha detto: “Figlia mia, vuoi tu sapere che riceve l’anima vivendo nella mia Volontà? Riceve l’unione della Volontà suprema con la sua, ed in quest’unione la mia Volontà assume il compito di dare la parità della Sua colla volontà dell’anima. Sicché, la mia Volontà è santa, è pura, è luce, e vuol far passare l’anima nella sua santità, purità e luce, e se il compito dell’anima è di vivere nella mia Volontà, il compito della mia è di dare in modo perfetto la mia somiglianza alla volontà dell’anima; e perciò ti voglio sempre in Essa, per fare che non solo ti tenesse in sua compagnia, ma che ti facesse crescere a sua somiglianza; e perciò t’imbocca il cibo delle sue conoscenze, per farti crescere a modo divino e colla perfetta sua somiglianza; ed è per questo che ti vuole insieme, dovunque opera, la mia Volontà, affinché ti potesse dare l’atto del suo operare, il valore che contiene l’operato d’una Volontà Divina, e tu riceverla”.

Ed io, nel sentire ciò, ho detto: “Amor mio, la tua Volontà è dappertutto, sicché tutti vivono in Essa, eppure non tutti ricevono questa somiglianza”.

E Gesù subito ha soggiunto: “Che c’entra figlia mia? È vero che tutti vivono nella mia Volontà, perché non c’è punto dove Essa non si trova, ma quasi tutti vivono in Essa da estranei, o come necessari[1], altri forzati, altri ribelli; questi tali vivono in Essa e non la co­noscono, né posseggono i suoi beni, sono anzi usurpatori di quella stessa vita che hanno ricevuta dalla mia Volontà; ogni atto di questi è una dissomiglianza che acquistano tra la loro volontà e quella del loro Creatore, è la conferma della loro povertà, delle loro passioni e delle fitte tenebre che[2] si riempiono, in modo che sono ciechi per tutto ciò che è cielo. Per giungere alla parità della mia Volontà, non si può vivere da estranei, ma da possessori; chi in Essa vuol vivere, deve guardare tutte le cose come cose sue, averne tutta la cura; perciò è necessario conoscerla, per amarla e possederla. Per quanto bella e buona è una cosa, se non è totalmente di chi la possiede, non si ama, non si stima, non si usa tutta quella cura che merita, si ha sempre un occhio freddo nel guardarla ed un palpito senza vita per amarla. Invece, se la cosa fosse sua, è tutt’occhio per guardarla e tutta cuore per amarla; la stima e giunge a tanto che ne fa un idolo per il proprio cuore. La cosa in se stessa non si è fatta più bella: quella che era è, non ha sentito nessun cambiamento, il cambiamento l’ha subìto la persona col farne acquisto e tenerla come cosa esclusivamente sua. Ecco quello che riceve l’anima col vivere nella mia Volontà: la riceve come sua, la possiede, sente la sua aura celeste, la sua vita di cielo, la somiglianza di colui che l’ha creata; e come vive nel mio Volere, si sente tempestata dai riflessi del suo Creatore; in tutto sente la potenza di quel Fiat che dà vita a tutte le cose, e nel pelago dei beni che possiede dice: ‘Come son felice! La Volontà di Dio è mia, tutta mia, la posseggo e l’amo’. Perciò tutti gli atti fatti nel mio Volere si diffondono su tutti e prendono parte a tutti[3].

Vedi, quando tu al primo sorgere del giorno dicevi: ‘Sorga la mia mente nella Volontà suprema, per coprire tutte le intelligenze delle creature colla tua Volontà, affinché tutti sorgano in Essa, ed io a nome di tutti ti do l’adorazione, l’amore, la sottomissione di tutte le intelligenze create’; mentre ciò dicevi, una rugiada celeste cadeva su tutte le creature che le copriva, per portare a tutte il ricambio del tuo atto. Oh! Com’era bello vedere coperte tutte le creature con questa rugiada celeste, che formava la mia Volontà[4], simbolo della rugiada notturna, che al mattino si trova su tutte le piante per abbellirle e fecondarle, ed a quelle che stanno per inaridire, impedire che potessero[5] seccare; col suo tocco celeste pare che metta un tocco di vita per farle vegetare. Com’è incantevole la rugiada al primo[6] del mattino, molto più è incantevole e bella la rugiada degli atti che forma l’anima[7]  nella mia Volontà”.

Ed io: “Eppure, amor mio e vita mia, con tutta questa rugiada le creature non si cambiano”.

E Gesù: “Se la rugiada notturna fa tanto bene alle piante, a meno che non cada su legna secche, tagliate dalle piante, oppure su cose che non contengono nessuna vita, sebbene restino coperte di rugiada e come abbellite, per loro [la rugiada] è come morta, ed il sole, come spunta, a poco a poco se la ritira; molto più bene fa la rugiada che fa scendere la mia Volontà[8] sulle anime, a meno che non sono del tutto morte alla grazia; eppure, colla virtù vivificante che possiede, se son morte, cerca d’infondere un soffio di vita, ma tutti gli altri sentono, chi più, chi meno, a secondo le loro disposizioni, gli effetti di questa rugiada benefica”.

 



[1] per necessità (altre edizioni riportano: ‘come mercenari’)

[2] di cui

[3] tutto

[4] che la mia Volontà formava

[5] possano

[6] all’inizio

[7] che l’anima forma

[8] che la mia Volontà fa scendere

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