Libro di Cielo - Volume 18°

Novembre 19, 1925 (14) 

La Divina Volontà non vuol vivere isolata in mezzo alla creazione, ma vuole la compagnia della creatura.

Mi sentivo come immersa nel mare immenso della suprema Volontà, ed avrei voluto, come mi dice il mio amabile Gesù, nulla farmi sfuggire di tutti gli atti che ha fatto, fa e farà, che per Gesù è un atto solo; [avrei voluto] che io sempre ci fossi insieme con questa Divina Volontà, per dargli il mio piccolo ricambio d’amore e di ringraziamento. Avrei voluto almeno fare una lunga nota di tutti gli atti di questa Volontà suprema, per ammirare, lodare ciò che Essa sa fare, ed essere sempre insieme con Essa, mai lasciarla sola. Ma, ahimé, la mia piccolezza è tanta che mi sperdo, e non so dove prenderla[1], per seguirla, perché dovunque la trovo è sempre in atto d’operare cose sorprendenti, sia nelle cose grandi come nelle più piccole.

Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù, uscendo dal mio interno, mi ha detto: “Figlia del mio Santo Volere, chi è figlia deve conoscere ciò che fa il Padre, deve sapere ciò che possiede, e deve poter dire al Padre: ‘Ciò che è tuo è mio’; e se ciò non fosse, significherebbe che non c’è sommo accordo tra Padre e figlia, o forse non è figlia legittima di questo Padre. Così è [per] chi è vera figlia della mia Volontà: deve conoscere ciò che fa [la mia Volontà] e gli immensi beni che possiede. È proprio questo il vivere nel mio Volere: far compagnia a tutti gli atti che fa la mia Volontà. Essa non vuol vivere isolata in mezzo alla creazione, ma vuole la compagnia della creatura, per causa della quale, ché l’ama tanto, mantiene l’ordine di tutta la creazione e si fa vita di ciascuna cosa. E quando trova l’anima che le fa compagnia in questa vita che mantiene in tutto l’universo, la mia Volontà gioisce, fa festa e si sente felice; trova colei che ama e che[2] viene riamata; trova a chi può far conoscere ciò che possiede, e nella sua felicità narra all’anima gli arcani del suo Volere, il suo valore e i suoi effetti sorprendenti. Ma ciò è il meno: come narra le sue conoscenze, ciò che fa e ciò che è, così le fa la donazione di ciò che le manifesta, e più che valida scrittura è la stessa conoscenza, che a caratteri di luce ha impressa nell’ani­ma il possesso dei beni che la sua conoscenza contiene. Oh, com’è bello vedere la santità, la potenza, la immensità del mio Volere, trattenersi con la piccolezza della volontà umana, nell’atto che le[3] fa compagnia! Essa vuol sempre dare, non si arresta mai, vuol vedere la piccolezza bella, ricca, potente, [la] vuol tenere sempre vicino per poterle sempre dare.

Non c’è cosa più bella, più graziosa, più sorprendente a vedersi, di un’anima che cerca di seguire gli atti della Volontà del suo Creatore. C’è una gara continua tra essi, un amore reciproco, un dare ed un ricevere continuo. Oh, se tu sapessi come sei ricca! Quante cose conosci della mia Volontà, tanti beni possiedi; se tu le enumeri, ti sperderai e resterai soffocata in essi. Perciò sii attenta nel seguire gli atti del mio Volere, se vuoi fargli continua compagnia”.

 



[1] prendere la Divina Volontà

[2] da cui

[3] alla Divina Volontà

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