Libro di Cielo - Volume 18°

Novembre 12, 1925 (13) 

È solito della Sapienza eterna stabilire gli atti della creatura, per dare compimento al bene che vuol fare ad essa.

Stavo fondendomi, secondo il mio solito, nel Santo Voler Divino, e il mio dolce Gesù, movendosi nel mio interno, mi ha stretta tutta a sé, e si è messo in atto di darmi una lezione e correzione, e mi ha detto: “Figlia mia, sii attenta nel fare i tuoi atti nella mia Volontà. Tu devi sapere che chi è chiamato come capo d’una missione, quanto più racchiude di bene appartenente a quella missione, tanto più di bene potrà comunicare agli altri. Quei beni saranno come tanti germi che presterà agli altri, affinché, chi avrà la fortuna di voler acquistare quei germi, si renderà possessore del raccolto di quei germi stessi. Ciò successe in Adamo che, essendo il primo uomo, veniva costituito capo di tutte le generazioni, ed essendo lui il capo, si rendeva necessario che doveva possedere i germi, da poter dare agli altri ciò che è necessario allo sviluppo della vita umana; che poi questi germi sono stati ingranditi, delucidati, più conosciuti, a secondo la buona volontà delle generazioni susseguenti, della capacità ed applicazione che hanno fatto sopra quegli stessi germi; ma Adamo li aveva tutti in sé, e si può dire che tutto da lui viene.

Sicché si può dire che nell’essere creato da Dio, fu dotato di tutte le scienze, ciò che gli altri imparano con tante fatiche, lui le possedeva come doni in modo sorprendente; quindi possedeva la conoscenza di tutte le cose di questa terra, aveva la scienza di tutte le piante, di tutte le erbe, e la virtù di ciascuna di esse che[1] con­teneva; aveva la scienza di tutte le specie di animali e del come doveva usarne; aveva la scienza della musica, del canto, dello scrivere, della medicina, insomma di tutto; e se le generazioni posseggono ciascuna la sua scienza speciale, Adamo le possedeva tutte. Vedi dunque che chi doveva essere capo è necessario che racchiuda in sé tutto il bene che[2] devono partecipare gli altri.

Così è di te, figlia mia, siccome ti ho chiamata come capo d’una missione speciale, più che a novello Adamo, e non si tratta di scienze umane, ma è della scienza delle scienze, qual è la mia Volontà, scienza tutta di cielo, voglio che racchiudi in te tutti i germi che la mia Volontà contiene, e quanti atti di più farai in Essa, e conoscenza di più acquisterai, tanto più raggi di luce metterai al sole della mia Volontà. Onde, stando[3] più pienezza di luce, si potrà più diffondere a bene delle generazioni, in modo che, colpite dalla pienezza della luce, potranno conoscere con più chiarezza il bene che contiene la mia Volontà, che significa vivere in Essa, ed il gran bene di cui restano arricchite. Succederà come succede del sole che, siccome possiede tanta pienezza di luce, può con facilità prendere come in pugno tutta la terra, riscaldarla, illuminarla e fecondarla, in modo che tutti possono conoscere, chi più, chi meno, il bene che fa col portare la sua luce a tutti. Ma se il sole nell’alto della sua sfera fosse povero di luce, poteva la luce che scende nel basso illuminare pienamente tutta la terra? Al più qualche piccola parte della terra che gira più da vicino al sole. E se il sole che naturalmente doveva illuminare la terra, diede tale pienezza di luce pel bene di tutte le generazioni, molto più voglio riempire di pienezza di luce il sole della mia Volontà, che deve illuminare le anime, riscaldarle e gettare in esse la fecondità del germe della santità divina.

Come scelsi Adamo come capo, così ho scelto un punto del cielo dove fissare il centro del sole che doveva illuminare la terra, e così ho scelto te come centro del sole della mia Volontà; e dev’essere tanta la pienezza della luce, che tutti potranno godere ed essere investiti da questa luce, e farla ciascuno come cosa propria. Perciò ci vogliono i tuoi atti completi nella mia Volontà e la conoscenza che io ti vado manifestando per formare la pienezza di questa luce. È solito della Sapienza eterna stabilire gli atti della creatura, per dare compimento al bene che vuol fare ad essa. Ciò successe, per venire la redenzione sulla terra, del Verbo eterno. Ci volle il corso di quattromila anni, ed in questo frattempo stavano stabiliti tutti gli atti che dovevano fare le creature per disporsi a meritarsi il gran bene della redenzione, e tutte le grazie e conoscenze che dovea dare la Suprema Maestà, per far conoscere lo stesso bene che dovea portare la discesa del Verbo in mezzo a loro. Ecco, perciò, i patriarchi, i santi padri, i profeti, e tutti i buoni dell’Antico Testamento, che con i loro atti dovevano far la via, la scala, per giungere al compimento della redenzione bramata. Ma ciò non basta[4]; per quanto buoni e santi erano i loro atti, c’era il muro altissimo del peccato originale, che manteneva la divisione tra loro e Dio. Ecco, perciò ci volle una Vergine concepita senza macchia originale, innocente e santa, ed arricchita da Dio di tutte le grazie, la quale fece come suoi tutti gli atti buoni del corso dei quattromila anni, li coprì con la sua innocenza, santità e purità, in modo che la Divinità vedeva quegli atti attraverso degli atti di questa innocente e santa creatura, la quale, non solo abbracciò tutti gli atti degli antichi, ma essa con i suoi li superò tutti, e perciò ottenne la discesa del Verbo sulla terra.

Successe, a tutti gli atti buoni degli antichi, come [a] chi tiene molto oro ed argento, però con[5] quel metallo prezioso non sta coniata l’immagine del re, che dà il valore di moneta a quel metallo; onde, sebbene per se stessa[6] contiene il valore, ma non può chiamarsi valore di moneta che possa correre nel regno come diritto di moneta; ma supponi che quell’oro o argento fosse acquistato dal re, e dandogli la forma di moneta vi coniasse la sua immagine, ed ecco acquistato [da] quell’oro il diritto di moneta. Così fece la Vergine: vi coniò la sua innocenza, la sua santità, il Voler Divino che essa possedeva integro, e li presentò tutti insieme alla Divinità ed ottenne il Redentore bramato. Sicché la Vergine completò tutti gli atti che ci volevano per far scendere il Verbo sulla terra. Ma qui non finì.

Per fare che il Redentore avesse il suo campo d’azione sulla terra, e che chiunque li volesse potesse servirsene di quegli atti, come monete per comprarsi il cielo, ci voleva il conio dell’innocenza, santità e Voler Divino, ci voleva il conio dell’operato dello stesso Verbo, per far salire l’uomo al cielo. Se quello[7] della Vergine bastò per farmi scendere in mezzo alle creature, per far salire l’uomo ci voleva il mio operato divino, ed ecco, perciò, che io abbracciai e feci miei tutti quegli atti, supplii a tutti, compii tutto, e per tutti vi misi il conio divino a tutti gli atti buoni, dal primo all’ultimo uomo che verrà sulla terra; e questo conio fu fatto da me con pene inaudite e con lo sborso del mio sangue, e così diedi, come re magnanimo, la moneta a tutti per comprarsi il cielo. Tutto questo era stabilito dalla Sapienza increata, e neppure un atto poteva mancare di tutto ciò, per venire a compimento la redenzione.

Ora, figlia mia, come fu della redenzione, così è della mia Volontà. Per farla conoscere e farla regnare come atto primo di vita nella creatura, ci vuole il compimento degli atti umani. Anche tu, a esempio della mia celeste Mamma e del mio, devi nella mia stessa Volontà abbracciare tutti gli atti fatti nell’Antico Testamento, quelli della Regina del cielo, quelli fatti da me, quelli che si fanno e si faranno da tutti [i] buoni e santi, fino all’ul­timo dei giorni, ed a tutti metterai il tuo suggello di ricambio d’amore, di benedizione, d’adorazione, colla santità e potenza della mia Volontà. Nulla ti deve sfuggire. La mia Volontà abbraccia tutto; anche tu devi abbracciare tutto e tutti, e mettervi il primo posto d’onore su tutti gli atti delle creature, cioè la sola mia Volontà. Essa sarà il tuo conio, in[8] cui conierai l’immagine della mia Volontà su tutti gli atti delle creature.

Perciò, il tuo campo è vasto; ti voglio vedere, nella mia Volontà, scorrere su tutte le grazie e prodigi che feci nell’Antico Testamento, per darmi il tuo ricambio d’amore e di ringraziamento, negli atti dei patriarchi e profeti, per supplire al loro amore. Non c’è atto in cui non ti voglio trovare; non mi sentirei pago, né contento, se non ti trovassi in tutti gli atti delle creature che si son fatti e si faranno, né tu potresti dire che hai completato tutto nella mia Volontà; ti mancherebbe qualche cosa del vero vivere nel mio Volere. Perciò sii attenta, se vuoi che la pienezza della luce sia tanto sufficiente da poter illuminare col sole della mia Volontà tutte le genti. Chi vuole dar luce a tutti, deve abbracciare tutti come d’un solo amplesso, col farsi vita e supplemento di tutto e di tutti. Non è forse la mia Volontà vita di tutto, e che questa vita viene ricambiata con tante amarezze? Non ci vuole dunque chi scorre in tutti, per raddolcire queste amarezze, col sostituirsi atto di vita colla mia stessa Vo­lontà per ogni atto dell’ingrata creatura?”

 



[1] e la virtù che ciascuna di esse

[2] al quale

[3] essendoci

[4] bastò

[5] in

[6] stesso

[7] l’operato

[8] con

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