Libro di Cielo - Volume 18°

Novembre 5, 1925 (11) 

I gemiti dello Spirito Santo nei sacramenti.

Stavo, secondo il mio solito, fondendomi nel Santo Voler Divino, e mentre per quanto era a me possibile, cercavo di ricambiare col mio piccolo amore, il mio Gesù di tutto ciò che ha fatto nella redenzione, il mio amabile e dolce amore Gesù, muovendosi nel mio interno, mi ha detto: “Figlia mia, col tuo volo nella mia Volontà giungi in tutti i sacramenti da me istituiti, scendi nel fondo di essi per darmi il tuo piccolo ricambio di amore. Oh! Quante mie lacrime segrete vi troverai, quanti sospiri amari, quanti gemiti soffocati dello Spirito Santo. Il suo gemito è continuo alle tanti disillusioni del nostro amore. I sacramenti furono istituiti per continuare la mia vita sulla terra in mezzo ai figli miei, ma ahimé, quanti dolori! Perciò sento la necessità del tuo piccolo amore. Sarà piccolo, ma la mia Volontà me lo farà grande; il mio amore non tollera, per chi deve vivere nella mia Volontà, che non si associ ai miei dolori e che non mi dia il suo piccolo ricambio di amore per tutto ciò che ho fatto e soffro. Perciò, figlia mia, vedi come geme il mio amore nei sacramenti. Se vedo il neonato battezzare[1] piango di dolore, perché mentre col battesimo gli restituisco l’innocenza, ritrovo di nuovo il figlio mio, gli restituisco i diritti perduti sulla creazione, gli sorrido d’amore e compiacenza, gli metto in fuga il nemico affinché non abbia più diritto su di lui, lo affido agli angeli, e tutto il cielo gli fa festa, ma subito il sorriso mi si cambia in dolore, la festa in lutto. Vedo che quel battezzato sarà un mio nemico, un novello Adamo, forse pure un’anima perduta.

Oh, come geme il mio amore in ogni battesimo! Specie, poi, se si aggiunge che il ministro che battezza non lo fa con quel rispetto, dignità e decoro che si conviene ad un sacramento che contiene la nuova rigenerazione. Ahi! Molte volte si sta più attenti ad una bagatella, ad una scena qualsiasi, che ad amministrare un sacramento. Sicché il mio amore si sente pungere dal battezzante e dal battezzato, e geme con gemiti inenarrabili. Non vorresti tu, dunque, darmi per ogni battesimo un ricambio d’amore, un gemito amoroso, per far compagnia ai miei gemiti dolenti?

Passa nel sacramento della cresima, ahi, quanti sospiri amari! Mentre con la cresima gli ridòno il coraggio, gli restituisco le forze perdute, rendendolo invincibile a tutti i nemici, alle sue passioni, viene ammesso nelle file delle milizie del suo Creatore, affinché militi per l’acquisto della patria celeste; lo Spirito Santo gli ridona il suo bacio amoroso, gli prodiga mille carezze, e si esibisce compagno della sua carriera, ma molte volte si sente restituire il bacio del traditore, disprezza[re] le sue carezze, e [lo sente] fuggire dalla sua compagnia. Quanti gemiti, quanti sospiri per il suo[2] ritorno, quante voci segrete al cuore a chi fugge da lui, fino a stancarsi per il suo dire. Ma che? Invano! Perciò, non vuoi tu mettere il tuo ricambio d’amore, il bacio amoroso, la tua compagnia allo Spirito Santo che geme per tanta sconoscenza?

Ma non ti fermare, vola ancora e sentirai i gemiti angosciosi dello Spirito Santo nel sacramento della penitenza. Quanta ingratitudine! Quanti abusi e profanazioni da parte di chi lo amministra e da parte di chi lo riceve! In questo sacramento, il mio sangue si mette in atto sopra il peccatore pentito, per scendere sull’anima sua, per lavarlo, per abbellirlo, sanarlo e fortificarlo, per restituirgli la grazia perduta, per mettergli nelle mani le chiavi del cielo, che il peccato gli aveva strappato, per suggellare sulla sua fronte il bacio pacifico del perdono. Ma, ahi! Quanti gemiti strazianti nel vedere avvicinare le anime a questo sacramento di penitenza, senza dolore, per abitudine, quasi per uno sfogo del cuore umano. Altri, orribile a dirsi, invece d’andare a trovare la vita del­l’anima, della grazia, vanno a trovare la morte, a sfogare le loro passioni. Sicché il sacramento si riduce [ad] una burla, [ad] una buona chiacchierata, ed il mio sangue, invece di scendere in loro come lavacro, scende come fuoco che li sterilisce maggiormente. Sicché in ogni confessione il nostro amore piange inconsolabilmente, e singhiozzando ripete: ‘Ingratitudine umana, quanto sei grande! Dovunque cerchi d’offendermi, e mentre ti offro la vita, tu ricambi in morte la stessa vita che ti offro’. Vedi dunque come i nostri gemiti aspettano il tuo ricambio d’amore nel sacramento della penitenza!

Il tuo amore non si arresti, percorri tutti i tabernacoli, ciascun’Ostia sacramentale, ed in ogni Ostia sentirai gemere lo Spirito Santo con dolore inenarrabile. Il sacramento dell’Eucaristia non è la sola vita loro, che ricevono le anime, ma è la mia stessa vita che si dà a loro, sicché il frutto di questo sacramento è formare la mia vita in esse, ed ogni comunione serve a far crescere la mia vita, a svilupparla, in modo da poter dire: ‘Io sono un altro Cristo’. Ma, ahimé, quanto pochi profittano! Anzi, quante volte scendo nei cuori e mi fanno trovare le armi per ferirmi e mi ripetono la tragedia della mia passione, e come si consumano le specie sacramentali, invece di pressarmi a restare con loro, son costretto ad uscire bagnato di lacrime, piangendo la mia sorte sacramentale, e non trovo chi quieta il mio pianto e i miei gemiti dolenti. Se tu potessi rompere quei veli dell’Ostia che mi coprono, mi troveresti bagnato di pianto, conoscendo la sorte che mi aspetta nello scendere nei cuori. Perciò, il tuo ricambio d’amore per ogni Ostia sia continuo, per quietarmi il pianto; renderai meno dolorosi i gemiti dello Spirito Santo. Non ti fermare, altrimenti non ti troveremo sempre insieme nei nostri gemiti e nelle nostre lacrime segrete; sentiremo il vuoto del tuo ricambio d’amore.

Scendi nel sacramento dell’Ordine. Qui sì, troverai i nostri più intimi dolori nascosti, le lacrime più amare, i gemiti più strazianti. L’Ordine costituisce l’uomo d’una altezza suprema, d’un carattere divino, il ripetitore della mia vita, l’amministratore dei sacramenti, il rivelatore dei miei segreti, del mio Vangelo, della scienza più sacra, il paciere tra il cielo e la terra, il portatore di Gesù alle anime. Ma ahimé, quante volte vediamo, nell’ordi­nato, che sarà un nostro Giuda, un usurpatore del carattere che le[3] viene impresso!

Oh, come lo Spirito Santo geme, nel vedere nell’or­dinato strapparsi le cose più sacre; il carattere più grande che esiste fra il cielo e la terra! Quante profanazioni! Ogni atto di quest’ordinato, fatto non secondo il carattere impresso, sarà un grido di dolore, un pianto amaro, un gemito straziante. L’Ordine è il sacramento che racchiude tutti gli altri sacramenti insieme. Perciò, se l’ordinato saprà conservare in sé integro il carattere ricevuto, metterà quasi in salvo gli altri sacramenti, sarà lui il difensore ed il salvatore dello stesso Gesù. Perciò, non vedendo questo nell’ordinato, i nostri dolori si accentrano di più, i nostri gemiti [sono] più continui e dolenti.

Perciò, scorra il tuo ricambio d’amore in ogni atto sacerdotale, per far compagnia all’amore gemente dello Spirito Santo.

Presta l’orecchio del tuo cuore ed ascolta i nostri profondi gemiti nel sacramento del matrimonio. Quanti disordini in esso! Fu elevato da me, il matrimonio, come sacramento, per mettervi in esso un vincolo sacro, il simbolo della Trinità Sacrosanta, l’amore divino che Essa racchiude; sicché l’amore che dovea regnare nel padre, madre e figli, la concordia, la pace, dovea simboleggiare la famiglia celeste. Onde dovevo avere sulla terra tante altre famiglie simili alla famiglia del Creatore, destinate a popolare la terra, come altrettanti angeli terrestri, da ricondurli[4] a popolare le regioni celesti. Ma ahi, quanti gemiti nel vedere formare nel matrimonio famiglie di peccato che simboleggiano l’inferno, con la discordia, col disamore, con l’odio, che popolano la terra come tanti angeli ribelli, che serviranno a popolare l’inferno! Lo Spirito Santo geme con gemiti strazianti in ogni matrimonio, nel vedere formare sulla terra tanti covi infernali; perciò il tuo ricambio d’amore in ogni matrimonio, in ogni creatura che viene alla luce; così il tuo gemito amoroso renderà meno dolenti i nostri gemiti continui.

I nostri gemiti non sono finiti ancora, perciò il tuo ricambio d’amore giunge[5]sul letto del morente quando viene amministrato il sacramento dell’estrema unzione. Ma ahi, quanti gemiti, quante nostre lacrime segrete! Questo sacramento contiene la virtù di mettere in salvo, a qualunque costo, il peccatore morente; è la conferma della santità ai buoni e ai santi. È l’ultimo vincolo che mette, colla sua unzione, tra la creatura e Dio, è il suggello del cielo che imprime nell’anima redenta, [per] purificarla e abbellirla, è l’ultima pennellata che dà lo Spirito Santo per disporla a partire dalla terra, per farla comparire innanzi al suo Creatore. Insomma, con l’e­strema unzione è l’ultimo sfoggio del nostro amore, è l’ultima rivestitura dell’anima, è l’assettamento di tutte le opere buone. Perciò agisce, in modo sorprendente, ai vivi alla grazia. Con l’estrema unzione viene coperta l’anima come da una rugiada celeste che le smorza come d’un sol fiato le passioni, l’attacco alla terra ed a tutto ciò che non appartiene al cielo. Ma ahi, quanti gemiti, quante lacrime amare, quante indisposizioni, quante trascuratezze, quante perdite di anime, quante poche santità trova da confermare, quante scarse opere buone da riordinare e rassettare!

Oh, se si potesse[ro] sentire da tutti, i nostri gemiti, il nostro pianto sul letto del morente, nell’atto di amministrare il sacramento dell’estrema unzione, piangerebbero tutti di dolore! Non vuoi tu dunque darci il tuo ricambio d’amore per ogni volta che viene amministrato questo sacramento, che è l’ultimo sfoggio del nostro amore verso la creatura? La nostra Volontà dovunque t’aspetta, per avere il tuo ricambio d’amore e la compagnia ai nostri gemiti e sospiri”.

 



[1] battezzare il neonato

[2] della creatura

[3] gli

[4] ricondurre

[5] giunga

<          >