Libro di Cielo - Volume 12°

Giugno 20, 1918 (52) 

Gesù fa l’ufficio di sacerdote.

Continuando il mio solito stato, il mio dolce Gesù si faceva vedere intorno a me tutto pieno di attenzioni. Pareva che mi vigilava in tutto, e come ciò faceva, così gli usciva una corda dal cuore che veniva alla volta del mio cuore; e se io ero attenta, la corda restava fissa nel mio, e Gesù muoveva queste corde e si divertiva. Ed il mio amato Gesù mi ha detto:

“Figlia mia, io sono tutto attenzione per le anime. Se mi corrispondono e fanno altrettante attenzioni verso di me, le corde del mio amore restano fisse nel loro cuore ed io moltiplico le mie attenzioni e mi diverto; altri­menti le corde restano sciolte, il mio amore respinto e contristato”.

Poi ha soggiunto: “Per chi fa la mia Volontà e vive in essa, il mio amore non trova inceppo ed io li amo e prediligo tanto da riservare a me solo tutto ciò che ci vuole per loro: ed aiuto e direzione e soccorsi inaspettati e grazie impreviste; anzi sono geloso che gli altri faccia­no loro qualche cosa, voglio far loro tutto io. E giungo a tanta gelosia d’amore che, se do la potestà ai sacerdoti di consacrarmi nelle ostie sacramentali per farmi dare alle anime, invece queste, come vanno ripetendo gli atti nella mia Volontà, come si rassegnano, come fanno uscire il volere umano per farvi entrare il Volere Divino, io stesso mi riservo il privilegio di consacrare queste anime; e ciò che fa il sacerdote sull’ostia, io faccio con loro. E non una volta, ma ogni qual volta ripete gli atti nella mia Volontà, come calamita potente mi chiama, ed io qual ostia privilegiata me la consacro, le vo ripetendo le parole della consacrazione; e questo lo faccio con giustizia, perché l’anima col fare la mia Volontà si sa­crifica di più di quelle anime che fanno la comunione e non fanno la mia Volontà.

Esse[1] si svuotano di sé stesse per mettere me, mi danno pieno dominio; se occorre sono pronte a soffrire qualunque pena per fare la mia Volontà. Ed io non posso aspettare, il mio amore non resiste per comu­nicarmi loro quando il sacerdote è comodo di dar loro un’ostia sacramentale, perciò faccio tutto da me. Oh, quante volte mi comunico prima che il sacerdote si senta comodo di comunicarla lui! Se ciò non fosse, il mio amore resterebbe come inceppato e legato nei sa­cramenti. No, no! Io sono libero. I sacramenti li ho nel mio cuore, ne sono il padrone e posso esercitarli quando voglio”.

E mentre ciò diceva, pareva che girava da per tutto per vedere se ci fossero anime che facevano la sua Vo­lontà per consacrarle. Come era bello vedere l’amabile Gesù girare come in fretta per fare l’ufficio di sacerdote, e sentirlo ripetere le parole della consacrazione su quelle anime che facevano e vivono nel suo Volere! Oh, beate quelle anime che subiscono la consacrazione di Gesù facendo il suo Santissimo Volere!

 



[1] le anime che fanno la Volontà di Dio

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