Marzo 21, 1913 (49)
Continuando il mio solito stato, stavo dicendo al dolce Gesù che si benignasse farmi parte delle sue pene, e lui mi ha detto:
“Figlia mia, l’oppio dell’anima è la mia Volontà; l’oppio mio è la volontà dell’anima abbandonata nella mia, unita al puro amore. Quest’oppio che l’anima mi dà ha virtù che le spine perdano in me la virtù di pungere, i chiodi di traforare, le piaghe di dare dolore; tutto mi attutisce ed addormenta. Sicché se tu mi hai dato l’oppio, come vuoi che ti faccia parte delle mie pene? Se non le ho per me, neppure per te”.
Ed io: “Ah, Gesù, come te ne sai uscire! Pare che vuoi burlarmi, e per non contentarmi te ne esci in questi termini”.
E lui: “No, no, è vero, è proprio così. Ho bisogno di molto oppio, e ti voglio tanto abbandonata in me, da non più sentire te stessa; sicché non più ti riconoscerò che sei tu, ma riconoscerò me solo in te; sicché ti dirò che sei la mia anima, la mia carne, le mie ossa. In questi tempi ho bisogno di molto oppio, ché se mi sveglio, a diluvi farò cadere i flagelli”.
Ed è scomparso. Dopo poco è ritornato ed ha soggiunto:
“Figlia mia, molte volte succede alle anime ciò che succede nell’aria. L’aria, dai fetori che esala la terra s’ingrassa, e si sente un’aria doppia, pesante, opprimente e nauseante, in modo che sono necessari i venti per sgrassare l’aria, in modo che purificata l’aria, spira poi un venticello finissimo, che si starebbe a bocca aperta per respirare quell’aria purificata. Tutto ciò succede nelle anime: molte volte la compiacenza, la stima propria, l’io e tutto ciò che è umano ingrassano l’aria dell’anima, ed io son costretto a mandarle il vento della freddezza, il vento della tentazione, dell’aridità, della calunnia, in modo che questi venti sgrassano l’aria dell’anima e la purificano, la riducono al nulla; ed il nulla apre la porta al Tutto, a Dio, ed il Tutto fa spirare tanti venticelli profumati, in modo che a bocca aperta ingoia quell’aria e la resta[1] tutta santificata”.
[1] lascia
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta