Libro di Cielo - Volume 11°

Marzo 16, 1913 (48)

Il fervore nel pregare. Il ghiaccio, nella Volontà di Dio è fuoco. Alimento delle anime.

Scrivo piccole cosette che il benedetto Gesù mi ha detto in tutti questi giorni passati. Ricordo che sentendomi indifferente, fredda, ma con tutto ciò facevo quello che sono solita di fare, pensavo tra me: “Chi sa quanta gloria di più davo a Nostro Signore quando mi sentivo l’opposto di quello che mi sento oggi?” E Gesù benedetto mi ha detto:

“Figlia mia, quando l’anima prega con fervore, è l’in­censo col fumo, invece quando prega fredda, ma senza che abbia fatto entrare in essa cosa a me estranea, è l’incenso senza fumo; sicché l’uno o l’altro è a me gradito, ma l’incenso senza fumo [di] più, perché il fumo dà sempre qualche molestia agli occhi”.

Sentendomi la stessa, l’amabile Gesù mi ha detto:

“Figlia mia, il ghiaccio, nella mia Volontà è più ardente del fuoco. Che farebbe a te più impressione: vedere che il ghiaccio ha virtù di bruciare e di distruggere qualunque cosa potesse toccarlo, o il fuoco che converte le cose in fuoco? Certo il ghiaccio. Ah, figlia mia! Nella mia Volontà le cose cambiano natura, sicché il ghiaccio nella mia Volontà ha virtù di distruggere qualunque cosa che non è degna della mia santità, e rende l’anima pura, nitida e santa a seconda che piace a me, non a seconda che piace a lei. Questa è la cecità delle creature, ed anche di quelle che si dicono buone, nel sentirsi fredde, misere, deboli, oppresse ed altro; e quanto più si sentono male, tanto più si rannicchiano nella volontà loro e si tessono il labirinto come ravvolgersi di più nei loro mali, invece di fare un salto nella mia Volontà, dove troverebbero il gelo fuoco, la miseria ricchezza, la debolezza fortezza, l’oppressione gioia. Io a bella posta le faccio sentire così male, per dar loro nella mia Volontà il contrario dei mali che tengono, e le creature non volendolo capire una volta per sempre, mandano a vuoto i miei disegni su di loro. Che cecità! Che cecità!”

Un altro giorno Gesù mi disse: “Figlia mia, chi fa la mia Volontà, vedi un po’ di che si nutre”.

In questo mentre vedevo un sole che spandeva innumerevoli raggi, e splendidissimo, che il nostro pareva appena un’ombra, e poche anime immerse in questa luce, e stavano con la bocca in questi raggi come se fossero mammelle, a succhiare, estranee a tutte le altre cose come se nulla facessero; e mentre pareva che facessero nulla, da loro usciva tutto l’operato divino. Il mio sempre amabile Gesù ha soggiunto:

“Hai visto la felicità di chi fa la mia Volontà, e come solo da queste esce la ripetizione delle mie opere? Sicché chi fa la mia Volontà si nutre di luce, cioè di me, e mentre fa nulla fa tutto; onde può essere certa che ciò che pensa, opera e dice, sia effetto dell’alimento che prende, cioè che il tutto sia frutto del mio Volere”.

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