Libro di Cielo - Volume 11°

Ottobre 2, 1915 (105)

L’anima cerca di prendere parte alle amarezze di Gesù.

Dopo aver molto sofferto per le privazioni del mio sempre amabile Gesù, pare che sia venuto un poco, ma tanto sofferente che terrorizzava. Io mi sono fatta animo e mi sono avvicinata alla bocca, ed avendolo baciato mi son provata a succhiare: chissà mi riuscisse di alleggerirlo col succhiare parte delle sue amarezze! Con mia sorpresa, ciò che le altre volte non mi è riuscito di fare, sono riuscita a tirargli un poco di amarezza, ma Gesù era tanto sofferente che pareva che non se ne avvertisse; ma dopo che ciò ho fatto, come se si scuotesse mi ha guardato e mi ha detto:

“Figlia mia, non ne posso più, non ne posso più. La creatura è giunta al colmo e mi riempie di tale amarezza, che la mia giustizia stava in atto di decretare la distruzione generale; ma tu sei giunta in punto a strapparmi un poco di amarezza, così la mia giustizia potesse temporeggiare ancora; ma i castighi si allargheranno di più. Ah! L’uomo m’incita, mi dispone a riempirlo e quasi a satollarlo di dolori e di castighi, altrimenti non si ricrederà”.

Ond’io mi sono affrettata a pregarlo che si placasse, e lui con un accento commovente mi ha detto:

“Ah, figlia mia! Ah, figlia mia!” Ed è scomparso.

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