Libro di Cielo - Volume 11°

Agosto 14, 1915 (101)

Tutto quello che fece e patì Gesù sta in atto e serve di puntello alle anime per salvarsi.

Continuando il mio solito stato, Gesù è venuto appena, ed era tanto stanco, sfinito, che lui stesso mi ha chiamato a baciare le sue piaghe ed a rasciugargli il sangue che da tutte le parti della sua Santissima Umanità gli scorreva. Onde dopo aver ripassato tutte le sue membra, facendo varie adorazioni e riparazioni, il mio dolce Gesù rinfrancato e appoggiandosi su di me, mi ha detto:

“Figlia mia, la mia passione, le mie piaghe, il mio sangue, tutto ciò che feci e patii, stanno in mezzo alle anime in continuo atto, come se allora allora operassi e patissi, e mi servono come di puntelli per poggiarmi, e di puntelli come poggiarsi le anime per non cadere nella colpa e salvarsi. Ora in questi tempi di flagelli io sto come una persona che vive in aria, che le manca il terreno di sotto, e tra continui urti: la giustizia mi urta dal Cielo, le creature con la colpa dalla terra. Ora quanto più l’anima si sta intorno a me baciandomi le piaghe, riparandomi, offerendo il mio sangue, in una parola rifacendo lei ciò che feci io nel corso della mia vita e passione, tant’altri puntelli forma per potermi poggiare e non farmi cadere, e più si allarga il circolo dove le anime trovano l’appoggio per non cadere nella colpa e salvarsi. Non ti stancare, figlia mia, di stare intorno a me, e di ripetere e di ritornare a ripetere di passare le mie piaghe; io stesso ti somministrerò i pensieri, gli affetti, le parole, per darti campo di starti intorno a me. Siimi fedele, i tempi stringono, la giustizia vuole spiegare il suo furore, le creature la irritano; i puntelli è necessario che più si moltiplichino, quindi non mancare all’opera”.

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