Settembre 9, 1901 (85)
Questa mattina l’adorabile mio Gesù non ci veniva. Onde, mentre la mia mente stava occupata nel considerare il mistero della coronazione di spine, mi son ricordata che stando occupata altre volte in questo mistero, il Signore si compiaceva di togliersi dalla sua testa la corona di spine e di conficcarla nella mia, ed ho detto nel mio interno: “Ah, Signore, non son più degna di soffrire le tue spine!”
E lui, quando appena, tutto all’improvviso è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, quando tu soffri le mie stesse spine, tu mi sollevi, e soffrendole tu, io mi sento affatto libero da quelle pene; quando ti umili e ti credi indegna di soffrirle, allora mi ripari i peccati di superbia che si commettono nel mondo”.
Ed io ho soggiunto: “Ah, Signore! Quante gocce [di sangue e di lacrime] versaste, quante spine soffriste, quante ferite [sosteneste], tanta gloria intendo darvi, per quanta gloria dovrebbero darti tutte le creature se non ci fosse il peccato di superbia, e tante grazie intendo chiedervi per tutte le creature per fare che questo peccato si distruggesse”.
Mentre ciò dicevo, ho visto che Gesù comprendeva in sé tutto il mondo, come una macchina contiene in sé gli oggetti, e tutte le creature si sono mosse in lui e Gesù si muoveva verso di loro, e pareva che Gesù avesse la gloria della mia intenzione e le creature fossero ritornate da lui per poter ricevere il bene da me impetrato[1] per loro. Io sono restata stupefatta, e lui vedendo il mio stupore ha detto:
“Pare sorprendente tutto questo, non è vero? Eppure pare una cosa da nulla ciò che tu hai fatto, eppure non è così; quanto bene si potrebbe fare con [il] replicare questa intenzione, e non si fa!” Detto ciò è scomparso.
[1] in altra edizione: imprestato
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta