Libro di Cielo - Volume 4°

Settembre 5, 1902 (144)

Gesù, gli angeli, i santi, la stimolano ad andarsene con loro; il confessore si oppone.

Continuavo a sentirmi male ed il confessore continuava a star fermo, anzi ad inquietarsi che non l’ubbidivo in riguardo a non morire ed a pregare il Signore che mi facesse cessare la sofferenza. D’altra parte mi sentivo stimolata da Gesù benedetto, dai santi, dagli angeli, d’andarmene con loro, che or mi trovavo con Gesù ed ora insieme coi cittadini celesti. In questo stato mi sentivo torturata, non sapevo io stessa che fare, ma però me ne stavo quieta, temendo che se mi portava non mi trovassi in punto d’andarmene spedita con Gesù, onde tutta nelle sue mani m’abbandonavo. Ora mentre mi trovavo in questa posizione, vedevo il confessore ed altri che pregavano per non farmi morire, e Gesù mi ha detto:

“Figlia mia, mi sento violentato, non vedi che non vogliono che io ti porti?”

Ed io: “Anch’io mi sento violentata, davvero che mettere una povera creatura a questa tortura, meriterebbero una pena”.

E Gesù: “Qual pena vuoi che dia loro?”

Ed io, non sapendo che dire innanzi a quella fonte di carità inesauribile ho detto: “Dolce Signore mio, siccome la santità porta con sé il sacrifizio, fateli santi; che se non altro loro avranno l’intento di tenermi con loro ed io avrò l’intento di vederli santi, avendo loro la pazienza di sentire la pena che porta con sé la santità”.

Gesù nel sentirmi si è tutto compiaciuto, e mi ha baciato dicendomi:

“Bravo alla mia diletta, hai saputo scegliere l'ottimo, per il loro bene, e per la mia gloria. Sicché per ora si deve cedere, riserbandomi in altra occasione di portarti subito, non dando loro tempo di poterci fare violenza”.

Onde Gesù è scomparso ed io mi son ritrovata in me stessa, mitigate in gran parte le mie sofferenze, con un nuovo vigore, come se fossi ritornata a nascere. Ma solo Dio sa la pena, lo strazio dell’animo mio; spero almeno che voglia accettare la durezza di questo sacrifizio.

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