Libro di Cielo - Volume 4°

Settembre 3, 1902 (142)

Dice Gesù: “Tutto ciò che meritai nella mia vita lo cedetti a tutte le creature, in modo speciale e sovrabbondante a chi è vittima per amor mio”.

Questa mattina trovandomi nel solito mio stato, mi son sentita venire un male naturale, tanto forte da sentirmi morire. Onde temendo che potessi passare dal tem­po all'eternità, e molto più temevo ché il benedetto Gesù appena viene, ed al più ad ombra, ché se ci veniva secondo il solito, io non temevo punto, quindi per fare che mi potessi trovare in buon punto, pregavo il Signore che mi cedesse l’esercizio della sua santa mente per soddisfare ai mali che ho potuto fare coi miei pensieri, i suoi occhi, la sua bocca, le sue mani, i piedi, il cuore, e tutto il suo sacratissimo corpo, per soddisfare a tutti i mali che ho potuto commettere ed a tutto il bene che dovevo fare e non ho fatto. Mentre ciò facevo il benedetto Gesù è venuto tutto vestito a festa, in atto di ricevermi tra le sue braccia e mi ha detto:

“Figlia mia, tutto ciò che meritai, cedetti a tutte le creature, in modo speciale e sovrabbondante a chi è vittima per amor mio; ecco che tutto ciò che vuoi ti cedo, non solo a te, ma a chi vuoi tu”.

Ed io, ricordandomi del confessore, gli ho detto: “Signore, se mi portate vi prego di contentare il padre”.

E lui: “È certo che qualche ricompensa ha ricevuto mercé la carità che ti ha fatto; e siccome lui ha cooperato, venendo tu a me nell'ambiente dell’eternità, altra ricompensa gli darò”.

Il male ingagliardiva sempre più, ma mi sentivo felice trovandomi al porto dell’eternità. In questo mentre è venuto il confessore e mi ha chiamato all'ubbidienza. Io avrei voluto tacere tutto, ma lui mi ha obbligato di dire tutto, e lui se n’è uscito col solito ritornello di non dover morire, per ubbidienza; con tutto ciò il male non cessava.

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