Libro di Cielo - Volume 4°

Aprile 29, 1902 (128)

Chi tutto vuole da Dio, deve dare tutto sé stesso a Dio.

Questa mattina il mio adorabile Gesù per poco è venuto dicendomi:

“Figlia mia, chi tutto vuole da Dio, deve dare tutto sé stesso a Dio”.

E si è fermato senza dirmi più niente per allora; onde io vedendolo a me vicino gli ho detto: “Signore abbiate compassione di me, non vedete come tutto è arido e disseccato? Mi pare che sono divenuta tanto secca, come se mai avessi avuto goccia di pioggia”.

E lui: “Meglio così. Non lo sai tu che quanto più le legna son secche, tanto più facile il fuoco le divora e le converte in fuoco? Basta una sola scintilla per accederle; ma se son piene d’umori e non ben disseccate, ci vuol gran fuoco per accenderle e molto tempo per convertirle in fuoco. Così nell'anima, quando tutto è secco basta una sola scintilla per convertirla tutta in fuoco d’amor divino”.

Ed io: “Signore, mi burlate; come, allora, tutto è brutto? E poi che cosa dovete bruciare se tutto è secco?”

E lui: “Non ti burlo, e tu stessa non lo comprendi che quando tutto non è secco nell'anima, umore è la compiacenza, umore è la soddisfazione, umore il proprio gusto, umore è la stima propria? Invece quando tutto è secco e l’anima opera, questi umori non hanno da dove nascere, ed il fuoco divino, trovando la sola anima nuda, secca, come da lui fu creata, senz'altri umori estranei, essendo roba sua gli riesce facilissimo convertirla nel suo stesso fuoco divino. E dopo ciò io le infondo un abito di pace, venendo conservata questa pace dall'ubbidienza interna e custodita dall'ubbidienza esterna; questa pace partorisce tutto Dio nell'anima, cioè tutte le opere, le virtù, i modi del Verbo umanato, in modo che si scorge in essa la sua semplicità, l’umiltà, la dipendenza della sua vita infantile, la perfezione delle sue virtù adulte, la mortificazione e crocifissione del suo morire; ma questo incomincia sempre che chi vuole tutto Cristo, deve dare tutto a Cristo”.

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