Libro di Cielo - Volume 3°

Marzo 9, 1900 (48)

Chi esce dalla mia Volontà esce dalla luce e si confina nelle tenebre

Trovandomi un po’ turbata sopra un argomento, la mia mente voleva andare vagando per assicurarsi sulla mia turbazione e così restarmene in pace. Ma il benedetto Gesù volendomi contraddire il mio volere, m’impe­-diva che potessi vedere ciò che volevo, e siccome io insistevo di voler vedere mi ha detto: “Perché vuoi andare vagando? Non sai tu che chi esce dalla mia Volontà esce dalla luce e si confina nelle tenebre?”

E volendomi quasi distrarre da ciò che io volevo, mi ha trasportata fuori di me stessa e cambiando discorso ha soggiunto: “Vedi un po’ quanto mi sono ingrati gli uomini! Come la luce del sole riempie tutta la terra da un punto all’altro ‑ in modo che non vi è terra che non gode il benefizio della sua luce, non vi è persona che può lamentarsi d’essere priva dei suoi benefici influssi, tanto vero che il sole investendo tutto l’universo per poter dare luce a tutti, lo prende come in sua mano, solo può lamentarsi di non godere della sua luce chi sfuggendo dalla sua mano va a nascondersi in luoghi tenebrosi; eppure il sole continuando il suo caritatevole uffizio, lascia da mezzo le sue dita mandargli[1] qualche spiraglio di luce ‑ così la mia grazia è un’immagine del sole, che dappertutto inonda le genti: poveri, ricchi, ignoranti e dotti, cristiani ed infedeli. Nessuno, nessuno può dire d’esserne privo, perché la luce della verità e l’influsso della mia grazia riempie la terra al pari del sole nel suo pieno meriggio.

Ma qual è la mia pena nel vedere le genti che traversando questa luce ad occhi chiusi ed affrontando la mia grazia col torrente pestifero delle loro iniquità, fuor­viando da questa luce, volontariamente vivono in luoghi tenebrosi, in mezzo a nemici crudeli! Essi[2] sono esposti a mille pericoli, perché non avendo la luce non possono conoscere chiaramente se si trovano in mezzo ad amici o nemici, e sfuggire dai pericoli che li circondano.

Ah, se il sole avesse ragione e dagli uomini si potesse[3] fare questo affronto alla sua luce, e taluni, giungendo a tale ingratitudine che per indispettire e non vedere il suo chiarore, si caverebbero[4] gli occhi e così restano[5] più sicuri di vivere nelle tenebre, ah, il sole invece di mandare luce manderebbe lamenti e lacrime di do­lore, da mettere sossopra tutta la natura! Eppure ciò che si avrebbe orrore di rendere alla luce naturale, gli uomini giungono a tale eccesso da affrontare in tal modo la mia grazia; ma la mia grazia sempre benigna con loro, in mezzo alle stesse tenebre ed alla follia della loro cecità, manda sempre barlumi di luce, perché la mia grazia mai lascia nessuno, ma l’uomo volontariamente se ne esce da essa, e la grazia, non avendola [l’uomo] in sé, cerca di seguirlo coi barlumi della sua luce”.

Mentre ciò diceva, il dolce Gesù era estremamente afflitto ed io facevo per quanto potevo, per consolarlo, pregandolo di versare in me le sue amaritudini. E lui ha soggiunto: “Compatisci se ti son causa di afflizione, perché di tanto in tanto mi sento tutta la necessità di sfogare in parole il mio dolore sull’ingratitudine degli uomini, con le anime mie dilette, per muovere i loro cuori a ripararmi in tanto eccesso ed a compassione degli stessi uomini”.

Ed io: “Signore, quello che vorrei è che non mi risparmiate di partecipare alle vostre pene”. E volendo io stessa più dire, è scomparso ed io sono ritornata in me stessa.



[1] lascia da mezzo le sue dita mandargli, cioè tra le sue dita manda a costui

[2] gli uomini

[3] dagli uomini si potesse, cioè gli uomini potessero

[4] cavassero

[5] e così restano, cioè così da restare

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