Libro di Cielo - Volume 3°

Novembre 26, 1899 (13)

L’amore e la purità con cui Luisa soffre attirano il compia-cimento delle Tre Divine Persone. Per meritare la grazia di patire di più, Luisa confessa le sue colpe dinanzi alla Santissima Trinità.

Trovandomi molto sofferente, l’amabile mio Gesù è venuto e mi ha messo il braccio da dietro il collo in atto di sostenermi. Ora stando a lui vicina ho incominciato a fare le mie solite adorazioni a tutte le sue sante membra, incominciando dalla sua sacratissima testa. Nell’atto che ciò facevo mi ha detto: “Diletta mia, ho sete; fammi dissetare nel tuo amore che più non posso trattenermi”.

E prendendo aspetto di bambino si è menato fra le mie braccia e si è messo a succhiare; pareva che ci pren­deva un gusto graditissimo e ne restava tutto ristorato e dissetato. Dopo ciò, volendo quasi scherzare con me, con una lancia che teneva in mano mi passava il cuore da banda a banda. Io sentivo acerbissimo dolore, ma oh, come ero contenta di soffrire, specialmente ché erano le stesse mani del mio solo ed unico Bene che mi davano da patire! E l’incitavo a farmi maggiore strazio, tanto era il gusto e la dolcezza che vi sentivo. Gesù benedetto per rendermi più contenta mi ha strappato il cuore prendendolo fra le sue mani, e con quella stessa lancia lo ha aperto metà e metà, ed ha trovato una croce risplendente e bianchissima. L’ha presa tra le sue mani compiacendosi grandemente e mi ha detto: “Questa croce l’ha prodotta l’amore e la purità con cui tu soffri. Mi compiaccio tanto del modo con cui tu soffri che non solo io, ma chiamo il Padre e lo Spirito Santo a compiacersi meco”.

In un istante ho fatto per guardare ed ho visto Tre Persone che circondandomi si dilettavano nel guardare questa croce. Io però, lamentandomi con loro, ho detto: “Grande Iddio, troppo scarso è il mio patire; non son contenta della sola croce, ma voglio ancora le spine ed i chiodi, e se non lo merito, perché indegna e peccatrice, voi certo potete darmi le disposizioni per ciò meritare”.

E Gesù dandomi un raggio di luce intellettuale mi ha fatto capire che voleva che io facessi la confessione delle mie colpe. Mi sentivo quasi atterrare innanzi alle Tre Divine Persone, ma l’umanità di Nostro Signore m’ispirava fiducia, sicché pure a lui rivolgendomi ho detto il Confiteor e dopo ho incominciato a fare la confessione delle mie colpe.

Ora mentre mi trovavo tutta immersa nelle mie miserie, una voce è uscita da mezzo a loro che diceva: “Ti perdoniamo, e tu non più peccare”. Io mi aspettavo di ricevere l’assoluzione di Nostro Signore, ma nel meglio è scomparso. Poco dopo è ritornato crocifisso e mi ha partecipato i dolori della croce.

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