Libro di Cielo - Volume 2°

Ottobre 21, 1899 (84)

Gesù le parla ancora dei castighi

Dopo aver passato giorni amarissimi di privazione, mi sentivo stanca e sfinita di forze, sebbene andavo offrendo quelle stesse pene dicendo: “Signore, tu sai quanto mi costa l’esser priva di te, ma però mi rassegno alla tua santa Volontà offrendo questa pena acerbissima come mezzo per attestare il mio amore e placarvi. Queste noie, fastidi, fiacchezze, freddezze che sento, intendo mandarveli come messaggeri di lodi e di riparazione per me e per tutte le creature. Questo ho e questo offro; è certo che voi accettate il sacrifizio della buona volontà, quando vi si offre ciò che si può senza riserva alcuna, ma venite, che più non posso!”

Molte volte mi veniva la tentazione di conformarmi alla giustizia e pensavo che la causa che [Gesù] non ci veniva ero io stessa, perché Gesù nei giorni passati mi aveva detto che, se non mi conformassi, [lo] avrei costretto a non farlo venire ed a non dirmi più niente per non tenermi dispiaciuta; ma non mi dava l’animo di farlo, molto più perché l’ubbidienza neppure vi consentiva. Mentre mi trovavo in queste amarezze, prima è venuta una luce con una voce che diceva: “A misura che l’anima s’intromette nelle cose terrene, così si allontana e perde la stima dei beni eterni. Io ho dato le ricchezze perché se ne servissero per la loro santificazione, essi se ne son serviti per offendermi e formare un idolo per il loro cuore, ed io distruggerò loro e le ricchezze insieme con loro”.

Dopo ciò ho visto il mio carissimo Gesù, ma tanto sofferente, offeso e sdegnato con le genti, che metteva terrore. Io subito ho cominciato a dirgli: “Signore, ti offro le tue piaghe, il tuo sangue, l’uso santissimo dei tuoi santissimi sensi, che ne facesti nel corso della tua vita mortale, per ripararvi le offese ed il cattivo uso dei sensi, che ne fanno le creature”.

E Gesù, prendendo un aspetto serio e quasi tuonante, ha detto: “Sai tu come son divenuti i sensi delle creature? Come quelle grida delle bestie feroci che coi loro ruggiti allontanano gli uomini invece di farli avvicinare. È tanto il marciume e la molteplicità delle colpe che scaturiscono dai loro sensi, che mi costringono a fuggire”.

Ed io: “Oh, Signore, come vi veggo sdegnato! Se voi volete continuare a mandare i castighi, io me ne voglio venire oppure voglio uscire da questo stato. A che pro starvi, una volta che non posso più offrirmi vittima per risparmiare le genti?”

E lui, parlandomi serio, tanto che mi sentivo atterrire, mi ha detto: “Tu vuoi toccare i due estremi: o che vuoi che non faccio niente o che te ne vuoi venire; non ti contenti che le genti siano risparmiate in parte? Credi tu che Corato sia il migliore, od il minore nell’offendermi? Che l’abbia risparmiato a confronto degli altri paesi è cosa da niente? Perciò contentati e quietati, e mentre io mi occuperò a castigare le genti, tu accompagnami coi tuoi sospiri e con le tue sofferenze, pregandomi che gli stessi castighi riescano per la conversione dei popoli”.

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