La carità fa amare.

Mentre l'anima mia si perdeva nel mare immenso della Speranza, il mio diletto Gesù ritornava e parlava della Carità, dicendomi: «Alla Fede ed alla Speranza sottentra la Carità, e questa congiunge tutto il re­sto insieme delle altre due, in modo da formarne una sola, mentre sono tre. Eccoti, o sposa mia, adombrata nelle tre virtù teologali la Trinità delle Divine Persone».

Poi proseguì: «Se la Fede fa credere, la Speranza fa sperare, la Carità fa amare. Se la Fede è luce e serve di vista all'anima, la Speranza, che è l'alimento della Fede, somministra all'anima il coraggio, la pace, la perseveranza e tutto il resto. La Carità, che è la sostanza di questa luce e di questo alimento, è come quell'unguento dolcissimo e odoro­sissimo che penetrando dappertutto, lenisce, raddolcisce le pene della vita. La Carità rende dolce il patire e fa giungere anche a desiderarlo. L'anima che possiede la Carità spande odore dappertutto, le sue ope­re, fatte tutte per amore, danno un odore graditissimo, e qual'è questo odore? È l'odore di Dio stesso. Le altre virtù rendono l'anima solitaria e quasi rustica con le creature; la Carità invece, essendo sostanza che unisce, unisce i cuori, ma dove? In Dio. La Carità essendo unguento odorosissimo si spande dappertutto e con tutti. La Carità fa soffrire con gioia i più spietati tormenti, e giunge a non saper stare senza il patire, e quando se ne vede priva dice al suo Sposo Gesù: - Sostenetemi coi frutti, qual'è il patire, perché languisco d'amore, e dove altro posso mostrarti il mio amore (se non) che nel patire per Te? -. La Carità brucia, consuma tutte le altre cose, ed anche le stesse virtù, e converte tutte in sé. Insomma, è qual regina che vuol regnare dappertutto, e che non vuol cederla a nessuno.

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