capitolo (49)
Altre volte, mentre mi portava insieme con lui girando, s'erano peccati di bestemmie, contro la carità ed altri, versava quell'amaro velenoso; se poi erano peccati di disonestà, versava una cosa di marciume puzzolente e, quando ritornavo in me stessa, la sentivo tanto bene quella puzza ed era tanto il fetore, che mi toccava lo stomaco e mi sentivo venir meno; e delle volte prendendo il cibo e dopo, quando lo rovesciavo, mi sentivo uscire dalla bocca quel marciume misto col cibo.
Qualche volta, poi, mi portava nelle chiese, ed anche là il mio buon Gesù era offeso. Oh, come giungevano male al suo cuore quelle opere sante, sì, ma strapazzatamente fatte, quelle orazioni vuote di spirito interno, quella pietà finta, apparente, solamente pareva che faceva più insulto a Gesù che onore. Ah! sì, quel cuore santo, puro, retto, non poteva ricevere quelle opere così mal fatte. Oh! quante volte si è lamentato dicendo: «Figlia, anche dalla gente che si dice devota, vedi, quante offese mi fanno, anche nei luoghi più santi, nel ricevere gli stessi sacramenti. Invece d'uscirne purificati, ne escono più imbrattate...».
Ah! sì, quanta pena faceva a Gesù vedere gente che si comunicavano sacrilegamente, sacerdoti che celebravano il santo sacrifizio della messa in peccato mortale, per abitudine, e cert'uno, orrore a dirlo, per fin d'interesse!
Oh! quante volte il mio Gesù mi ha fatto vedere queste scene sì dolorose. Quante volte mentre il sacerdote celebrava il sacrosanto mistero e Gesù costretto ad andarvi, perché chiamato dalla potestà sacerdotale, nelle loro mani, [e] si vedevano quelle mani che stillavano marciume, sangue, oppure imbrattate di fango. Oh! come era compassionevole allora lo stato di Gesù, sì santo, sì puro, in quelle mani che facevano orrore solo a mirarle.
Pareva che voleva fuggire da mezzo a quelle mani, ma era costretto a starvi finché si consumavano le specie del pane e del vino.
Delle volte, mentre rimaneva là, col sacerdote, se ne veniva frettoloso alla volta mia, e tutto si lamentava, e prima che io lo dicessi, lui stesso me lo diceva: «Figlia, fammi versare in te, ché più non posso; abbi compassione del mio stato che è troppo doloroso, abbi pazienza, soffriamo insieme», e mentre ciò diceva versava dalla sua bocca nella mia; ma chi può dire ciò che versava. Pareva un veleno amaro, un marciume fetente, misto con un cibo tanto duro e stomachevole e nauseante, che delle volte non andava a basso.
Chi può dire poi, le sofferenze che produceva questo versare di Gesù. Se lui stesso non mi avesse sostenuta, certo sarei lasciata vittima. Eppure a me non versava che la minima parte, che sarà di Gesù che ne conteneva tanto e tanto? Oh, quanto è brutto il peccato! Ah! Signore, fatelo conoscere a tutti, affinché tutti fuggano da questo mostro sì orribile!
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta