Stetti tutta una notte a contrastare col Signore.

Quando mi diede l'ubbidienza di non dover più stare nel letto, io incominciai a resistere e dicevo al Signore: «Che vuoi da me. Non pos­so più, ché l'ubbidienza non vuole. Se voi volete, date lume al confessore ed allora io sono pronta a fare ciò che vuoi». E stetti tutta una notte a contrastare col Signore. Quando veniva, gli dicevo: «Mio caro Gesù, abbi pazienza non ci venire, ché l'ubbidienza non permette che mi fate parte­cipe delle sofferenze».

Fino alla mattina io vincevo, mi sentivo in me stessa e libera di sof­ferenze, quando, in un istante venne il Signore e mi tirò talmente a Sé, che non potetti resistergli; ci perdetti io i sensi e mi trovai in­sieme con lui, ma tanto stretta, che per quanta opposizione facessi, non potetti distaccarmi da Gesù. Stando con Gesù io mi sentivo tutta anni­chilita ed avevo un certo rossore per le tante parti che gli avevo fatto la notte; gli dissi: «Sposo Santo, perdonami, è il confessore che così vuole».

E lui mi disse: «Non temere, quando è l'ubbidienza, Io non mi of­fendo». Proseguì: «Vieni, vieni a me; oggi è capodanno, voglio darti la strenna». (Giusto quella mattina era il primo giorno dell'anno). Così avvicinò le sue purissime labbra alle mie e versò un latte dolcissimo, mi baciò, e prese un anello da dentro il costato, e mi disse: «Oggi voglio farti vedere l'anello che ti ho preparato quando ti sposerò». Poi mi disse: «Digli al confessore che è Volontà mia che continui a stare nel letto; e, per segno che sono Io, digli: - C'è la guerra tra l'Italia e l'Africa - e, se lui ti dà l'ubbidienza di farti continuare a soffrire, non farò far niente d'ambo le parti: si rappacificheranno insieme».

Nell'atto stesso di dire queste parole, mi sentii come da una veste circondata da sofferenze e da me stessa non potetti liberarmi; pensavo tra me stessa: «Che dirà il confessore?». Ma non stava più in mio pote­re. Quel latte che Gesù versò in me mi produceva tale amore verso di lui, che mi sentivo languire; e mi sentivo tanta sazietà e dolcezza, che dopo che venne il confessore e mi riebbi da quello stato e la famiglia mi portò il cibo, tanto mi sentivo piena che il cibo non andava a basso, ma per fare l'ubbidienza, che così voleva, [ne] presi qualche poco, e subito fui costretta a rimetterlo, ma misto con quel dolce latte che mi aveva dato Gesù. E Gesù, quasi scherzando, mi disse: «Non ti bastò quel che ti ho dato? Non ne sei contenta ancora?». Io mi arrossii tutta, ma subito gli dissi: «Che vuoi da me? È l'ubbidienza».

Quando venne il confessore s'incominciò ad inquietare e a dirmi ch'ero disobbediente, o pure mi diceva: «È una malattia. Se fosse cosa di Dio t'avrebbe fatto ubbidire! Perciò, invece di chiamare il confessore devi chiamare i medici!». Quando lui finì di dire, io gli dissi tutto ciò che mi aveva detto il Signore, come ho detto di sopra, e lui mi disse che era vero che ci era la guerra tra l'Africa e l'Italia; staremo a vedere se non si farà niente. E così restò persuaso di farmi continuare a soffrire. Dopo circa quattro mesi, un giorno venne il confessore e mi disse che erano venute le notizie che la guerra che stava tra l'Africa e l'Italia, senza far­si nessun danno d'ambo le parti, si erano rappacificate insieme. Così il confessore restò più persuaso e mi lasciò restare in pace.

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