Se tu ti offri a soffrire, Io risparmierò gli uomini.

Ciò non faceva il confessore passato, non mi faceva nessuna do­manda, non cercava di sapere che cosa mi succedeva in quello stato d'assopimento, donde io stessa non sapevo come uscire a parlare di queste cose. La cura che si prendeva era che stessi rassegnata, uni­formata al Voler di Dio, a sopportare la croce che il Signore mi aveva dato, tanto che se delle volte mi vedeva un po' infastidita, ne soffriva grande dispiacere.

Dunque avvenne che passai circa un altro anno con questo con­fessore nello stesso stato detto di sopra. Onde siccome il confesso­re sapeva donde procedesse quello stato di sofferenza, mi diceva che quando Gesù Cristo voleva che mi venissero le sofferenze, andassi da lui a chiedere l'obbedienza.

Ricordo che una mattina dopo la comunione mi disse il Signore: «Figlia sono tante le iniquità che si commettono che la bilancia della mia Giustizia sta per sboccare da fuori. Ora sappi che pesanti flagelli verserò sopra degli uomini e specialmente una fierissima guerra in cui farò strage della carne umana. Ah, sì! - proseguì quasi pian­gendo - Io ho dato i corpi agli uomini acciocché fossero tanti santuari dove dovevo andare a deliziarmi in essi; loro invece l'hanno cambiati in cloache di marciume, che ne è tanto il fetore che mi costringono a stare lontano da essi. Vedi la ricompensa che ricevo a tanto amore ed a tante pene che ho sofferto per loro! Chi mai è stato trattato simile a me? Ah, nessuno! Ma chi ne è la causa, è il troppo bene che gli voglio. Perciò proverò coi castighi».

Io mi sentivo spezzare il cuore per il dolore, mi pareva che tante erano l'offese che gli facevano, che per sfuggire voleva nascondersi in me, quasi per trovare un rifugio. Sentivo pure tali pene che gli uomini dovevano essere castigati, che mi pareva che non quelli, ma io stessa dovevo soffrire, anzi mi pareva che se io avessi potuto, mi riusciva più sopportabile soffrirli tutti io quei castighi anziché veder soffrire gli altri.

Cercai di compatirlo quanto più potetti e con tutto il cuore gli dis­si: «Oh! Sposo Santo, risparmiate i flagelli che la vostra giustizia tiene preparati. Se la molteplicità delle iniquità degli uomini è grande, vi è il mare immenso del tuo Sangue, ove potete seppellirle, e così la vostra Giustizia resterà soddisfatta. Se non avete dove andare per deliziarvi, venite in me, Vi do tutto il mio cuore, acciocché Vi riposate alquanto e Vi deliziate con esso. È vero che anch'io sono una sentina di vizi, ma voi mi potete purificare e far qual voi mi volete. Ma deh! placatevi. Se è necessario il sacrifizio della mia vita, oh, quanto volentieri Ve lo farei purché vedessi le stesse tue immagini risparmiate».

Ed il Signore, spezzando il mio parlare, riprese a dirmi: «Proprio qui ti volevo. Se tu ti offri a soffrire, non già come fino a questo punto, d'intanto intanto, ma continuamente, ogni giorno, per un certo dato tempo, Io risparmierò gli uomini. Vedi come farò: ti metterò in mezzo tra la mia Giustizia e le iniquità delle creature, e quando la mia Giusti­zia si vedrà ripiena delle iniquità, in modo da non poterle contenere, e sarà costretta a mandare i fulmini dei flagelli per castigare le creature, trovando te in mezzo, invece di colpire loro resterai tu colpita. In questo sol modo potrò contentarti di risparmiare gli uomini, diversamente no».

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