Sappi che mai permetterò che ti tentino sopra le tue forze.

Chi può dire come rimasi spaventata a tale annunzio. Mi sentivo gelare il sangue, arricciare i capelli, la mia immaginazione ripiena da neri spettri che pareva che mi volevano divorare viva. Mi pareva che il Signore, prima di mettermi in questo stato doloroso, dava libertà a tutto ciò che dovevo soffrire e mi vedevo da tutto circondata; ed allora a lui mi rivolsi e gli dissi: «Signore, abbi pietà di me! Deh! non lasciarmi sola e abbandonata. Veggo che i demoni è tanta la loro rabbia che non lasceranno di me neppure la polvere, come potrò resistergli? A voi è ben noto la mia miseria e quanto sono cattiva, dunque dammi nuova grazia per non offenderti. Mio Signore, la pena, e che strazia più l'anima mia, è il vedere che anche voi dovete lasciarmi. Ah! a chi potrò dire più una parola, chi mi deve insegnare? Ma però sia fatta sempre la vostra volontà, benedico il tuo santo volere!».

E lui, benignamente, così riprese a dire: «Non t'affliggere tanto, sappi che mai permetterò che ti tentino sopra le tue forze; se ciò permet­to è per tuo bene. Non mai metto le anime nelle battaglie per fare che periscano; prima misuro le loro forze, dono loro la mia grazia, e poi le introduco; e se qualche anima precipita, è perché non si tengono unite a me con la preghiera: non provando più la sensibilità del mio amore vanno mendicando amore dalle creature, mentre Io solo posso saziare il cuore umano; non si lasciano guidare dalla via sicura dell'obbedienza, credendo più al giudizio proprio, che a chi li guida in vece mia. Dunque, qual meraviglia se precipitano? Quindi, quel che ti raccomando è la pre­ghiera: ancorché dovessi soffrire pene di morte, mai devi tralasciare quel che sei solito di fare; anzi, quanto più ti vedrai nel precipizio, tanto più invocherai l'aiuto di chi può liberarti. Di più, voglio che ti metti cieca­mente nelle mani del confessore, senza esaminare quello che ti viene detto; tu sarai circondata da tenebre e sarai come uno che non ha occhi e che [ab]bisogna di una mano che la guida: l'occhio per te sarà la voce del confessore che come luce ti rischiarerà le tenebre, la mano sarà l'ubbi­dienza che ti sarà di guida e di sostegno per farti giungere a porto sicuro. L'ultima cosa che ti raccomando è il coraggio.

Voglio che con intrepidezza entri nella battaglia; la cosa che fa più temere un esercito nemico è il vedere il coraggio, la fortezza, il modo con cui disfidono i più pericolosi combattimenti, senza nulla temere. Così sono i demoni, nulla più temono che un'anima coraggiosa, tutta appoggiata a me, [che] con animo forte va in mezzo a loro non per esse­re ferita, ma con risoluzione di ferirli e di sterminarli; i demoni restano spaventati, atterriti e vorrebbero fuggire, ma non possono, perché legati dalla mia Volontà, e sono costretti a starvi per loro maggior tormento. Dunque, non temere di loro, ché niente possono farti senza il mio Vo­lere. E poi, quando ti vedrò che non puoi più resistere e starai per venir meno, se tu mi sarai fedele, subito verrò e metterò tutti in fuga e ti darò grazia e fortezza. Coraggio, dunque, coraggio... ».

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