Gesù vuole che l’anima tocchi con mano il proprio nulla e si disponga alla più profonda umiltà, e perciò la priva d’ogni consolazione e grazia sensibile, occultandosi a lei.

E per questo appunto, prendendo un aspetto più serio, mi soggiun­geva: «E che ti voglio far ben capire chi sei tu. Vedi, lo faccio per tuo bene, non ti attristare, voglio preparare il tuo cuore a ricevere le grazie che ho disegnato sopra di te. Fino adesso ti ho assistito sensibilmente, ora [sarà] meno sensibile, ti farò toccare con mano il tuo nulla, ti fonderò bene nella profonda umiltà per poter edificare sopra di te altissime mura. Quindi, in­vece di affliggerti dovresti rallegrarti e ringraziarmi, ché quanto più presto ti farò passare il mare tempestoso, tanto più presto giungerai al porto della sicurezza, a quante più dure prove ti assoggetterò, tante grazie più grandi ti darò. Coraggio, adunque, coraggio, e poi verrò presto!».

E nel così dirmi mi pareva che mi benediva e si partiva.

Chi potrà dire la pena che sentivo, il vuoto che lasciava nel mio interno, le amare lacrime che versavo. mi rassegnavo però alla sua Santa Volontà; parea che da lontano gli baciavo la mano che mi aveva benedetta, dicendogli: «Addio, o Sposo Santo, addio» mi vedevo che tutto per me era finito, mentre lui solo tenevo, e che, mancandomi lui, non mi restava nessuna altra consolazione, ma tutto si convertiva in amarissime pene. Anzi le stesse creature mi stuzzicavano la pena, in modo che tutte le cose che guardavo parea che mi dicevano: « Vedì, siamo opere del tuo Amato; e lui, dov'è?». Se guardavo acqua, fuoco, fiori, anzi le stesse pietre, subito il pensiero diceva: «Ah! queste sono opere del tuo Sposo! Ah, loro ho il bene di vederle e lui non lo vedo! Deh! opere del mio Signore, datemi notizie, ditemi dove si trova? Mi disse presto che sarebbe venuto, ma chissà quando!».

Delle volte giungevo a tanta amara desolazione, che mi sentivo mancare la respirazione, gelare tutta ed un fremito per tutta la per­sona. Delle volte se ne avvertiva la famiglia, e l'attribuivano a male corporale e volevano farmi mettere in cura, chiamare medici; delle volte tanto insistevano che giungevano; ma io però facevo quanto più potevo di starmene sola, sicché poche volte avvertirono.

Mi ricordavo ancora tutte le grazie, le parole, le correzioni, i rim­proveri; vedevo con occhio chiaro che tutto l'operato fin qui, tutto, tutto era stato opera della Sua grazia, e che di me non restava altro che il puro niente e l'inclinazione al male; toccavo con mano che senza di lui non più sentivo l'amore così sensibile, quei lumi così chiari nella meditazione in modo che restavo le due e tre ore, ma però facevo quanto più potevo di fare quello che facevo quando me lo senti­vo, perché mi sentivo ripetere quelle parole: «Se mi sarai fedele verrò per premiarti, se ingrata per castigarti».

Così passavo, quando due giorni, quando quattro, più o meno come a lui piaceva. L'unico mio conforto era riceverlo in Sacramento... Ah, sì, certo, lì Lo trovavo, non potevo dubitare, e ricordo che poche volte non si faceva sentire, perché tanto Lo pregavo e ripregavo ed importu­navo che mi contentava; ma però, non amoroso e amabile, ma severo.

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