capitolo (10)
Finalmente, un giorno, riprendendomi, mi disse: “Non voglio che ci pensi. Quando un’anima si è umiliata convinta d’avere fatto male ed ha lavato l’anima sua nel Sacramento della Confessione, ed è pronta a morire anziché offendermi, [il continuare a pensare al male commesso] è un affronto alla mia misericordia, è un impedimento a stringerla all’amore mio, perché sempre cerca, la sua mente, d’involgersi nel fango passato; m’impedisce ancora [di] farle prendere voli verso il Cielo, perché [sta] sempre con quelle idee racchiuse in se stessa, se cerchi di pensarvi. E poi, vedi, Io non ricordo più niente, Me ne sono perfettamente dimenticato. Ci vedi tu alcunché [di] rancore od ombra da parte mia?”
Ed io Gli dicevo: “No Signore, sei tanto buono”. Ma mi sentivo spezzare il cuore per tenerezza.
“Ebbene, vorrai portare tu innanzi queste cose?”
Ed io: “No, no, non voglio”.
E Lui: “Pensiamo ad amarci a vicenda ed a contentarci”.
D’allora in poi non ci pensai [più] tanto; facevo quanto più potevo per contentarlo, e Lo pregavo che Lui stesso m’insegnasse il modo come dovevo fare per riparare il tempo passato. E Lui mi diceva: “Sono pronto a fare quel che tu vuoi. Vedi, la prima cosa che ti dissi che volevo da te, era l’imitazione della mia Vita; dunque, vediamo che cosa ti manca”.
“Signore - Gli dicevo - mi manca tutto, non ho niente”. “Ebbene - mi diceva - non temere, a poco a poco faremo tutto. Conosco Io stesso quanto sei debole, ma è da Me che devi prendere forza”.
fonte audio: yahoo/group/ladivinavolonta