“Ci sentiamo come immobilizzati dall’uomo, perché vogliamo dare e non possiamo, vogliamo parlare e non Ci intende, mentre il nostro Amore, con accenti pietosi, non si stanca di dirgli: ‘O uomo, rientra in te stesso; richiama in te quella Volontà che respingesti!

Essa vuol ritornare per distruggere i tuoi mali e, se La inviti, è pronta a prendere il possesso ed a formare il suo Regno in te, il suo dominio di pace, di felicità, di gloria, di vittoria per Me e per te. 

Deh, non voler essere più schiavo, né vivere nel labirinto dei tuoi mali e miserie. Ricordati che tale Io non ti creai, anzi, ti creai re di te stesso, re di tutto.

Perciò chiama la mia Volontà come vita, ed Essa ti farà conoscere la tua nobiltà e l’altezza del posto in cui fosti messo da Dio. O, come ne sarai contento e contenterai il tuo Creatore!’ ”

(Volume 30 – Maggio 8, 1932)

“Tutti gli atti umani, secondo lo scopo della Creazione, dovevano aver vita nel mio Volere e formarvi il loro piano di tutti gli atti umani cambiati in atti divini, con l’impronta della nobiltà, Santità e Sapienza Suprema.

Non era nostra Volontà che l’uomo uscisse da Noi, ma che vivesse con Noi, crescendo a somiglianza Nostra ed operando con gli stessi Nostri modi. Perciò volevo che tutti i suoi atti fossero fatti nel mio Volere, per dargli il posto per poter formare il suo fiumicello nel mare immenso del Mio”.

(Volume 14 – Ottobre 6, 1922)

“Vedi, l’opera della Creazione è grande, l’opera della Redenzione è più grande ancora; il mio Fiat, il far vivere la creatura nella mia Volontà, supera l’una e l’altra, perché nella Creazione il mio Fiat creò e mise fuori le opere mie, ma non restò come centro di vita nelle cose create; nella Redenzione, il mio Fiat restò come centro di vita nella mia Umanità, ma non restò come centro di vita nelle creature, anzi se la loro volontà non aderisce alla Mia, rendono vani i frutti della mia Redenzione; invece col mio ‘Fiat Voluntas Tua’ sarà la vera gloria dell’opera della Creazione ed il compimento dei copiosi frutti dell’opera della Redenzione.

Ecco la causa perché non voglio altro da te che il mio Fiat, che Esso sia la tua vita e che non miri altro che il mio Volere, perché voglio essere come centro della tua vita".

(Volume 13 – Giugno 6, 1921)

“Figlia mia, la mia Umanità viveva come nel centro del Sole Eterno della mia Volontà Divina; e siccome da questo centro partivano raggi che portando con loro la mia immensità coinvolgevano tutto e tutti, il mio operato, partendo da questo centro, si trovava come in atto per ogni atto di creatura; ogni parola come in atto per ciascuna parola; ogni pensiero come in atto per ciascun pensiero; e così di tutto il resto.

E come ogni atto scendeva, come un atto solo risaliva di nuovo nel suo centro, portando con sé tutti gli atti umani per rifarli, per riordinarli, a seconda che voleva mio Padre.

Sicché, solo perché la mia Umanità viveva nel centro del Volere Eterno poté abbracciare tutti come un atto solo, per compiere con decoro e, degna di Me, l’opera della Redenzione; altrimenti sarebbe stata un’opera incompleta e non degna di Me. E siccome la rottura della volontà umana con la Divina fu tutto il male dell’uomo, così l’unione stabile della volontà della mia Umanità con la Divina doveva formare tutto il suo bene; e questo succedeva in Me come connaturale.

…L’anima che vive nel centro del mio Volere, lei abbraccia tutti e nessuno le sfugge, fa per tutti e niente omette. Insieme con Me non fa altro che spandersi a destra ed a sinistra, davanti e di dietro, ma in modo semplice e connaturale; e come opera nel mio Volere, fa il giro di tutti i secoli ed a tutti gli atti umani eleva il suo atto in modo divino, per virtù della mia Volontà.

Senti quello che voglio fare di te ed in te: quello che faceva la mia Umanità nella Divina Volontà voglio ripeterlo, ma voglio il tuo volere unito insieme, affinché ripeta insieme con Me ciò che facevo e faccio ancora.

Nel mio Volere ci sono tutti gli atti che fece la mia Umanità, sia interni che esterni. Degli atti esterni più o meno si sa ciò che Io feci, e la creatura, volendo, si può unire con Me e prendere parte a quel bene che feci, ed Io sento il contento perché vedo il mio bene in mezzo alle creature come moltiplicato, in virtù dell’unione che formano con Me; i miei atti sono messi come al banco e, ne riscuoto gli interessi. Invece, degli atti interni che fece la mia Umanità nella Divina Volontà per amor di tutti, poco o nulla si sa, e la creatura, non conoscendo né la potenza di questo Volere, né come la mia anima operava in Esso, né ciò che feci, come potrà unirsi con Me per prendere parte a quel bene? La conoscenza porta con sé il valore, gli effetti, la vita di quel bene… Ora, come si farà via questa conoscenza del vivere nel mio Volere, Esso sarà amato di più e l’amore assorbirà in loro tutto il bene che la conoscenza, come madre feconda, avrà loro partorito.

Io non sono il Dio isolato, no: voglio la creatura insieme con Me; l’eco mia deve risuonare nella sua e la sua nella mia, per farne una sola; e se ho aspettato tanti secoli per far conoscere il mio Volere operante nella creatura ed il suo operante nel Mio, quasi elevandolo al mio stesso livello, era perché dovevo preparare e disporre le creature a passare dalle conoscenze minori alle maggiori… Vedi, nel mio Voler Supremo stanno tutti i miei atti interni, che fece la mia Umanità, come in aspettativa per uscire come messaggeri, per mettersi in via. Questi atti sono stati fatti per le creature e vogliono darsi e farsi conoscere; e, non dandosi, si sentono come imprigionati e pregano, supplicano che il mio Volere li metta a conoscenza, per poter dare il bene che essi contengono…

Per tanti secoli ho contenuto in Me, più che parto, tutti i miei atti umani, fatti nella Santità del Volere Eterno, per darli alla creatura e, come si daranno, innalzeranno gli atti umani della creatura in atti divini e la fregeranno con le più vaghe bellezze, facendola vivere con la vita della mia Volontà, dandole il valore, gli effetti ed i beni che il mio Volere possiede. Perciò, più che madre spasimo, Mi addoloro, brucio, ché voglio far uscire questo parto della mia Volontà.

Il tempo è giunto… Il volere umano, potrei dire, Mi ha reso infelice in mezzo alle creature e la mia Volontà operante nella creatura Mi restituirà la mia felicità”.

(Volume 14 – Ottobre 19, 1922)

“Voglio insegnarti il modo come devi stare con Me:

Primo: devi entrare dentro di Me e, trasformarti in Me e, prendervi ciò che trovi in Me.

Secondo: quando ti sei riempita tutta di Me, esci fuori ed opera insieme con Me, come se Io e tu fossimo una cosa sola, in modo che se Mi muovo io, muoviti tu; se penso Io, pensa tu alla stessa cosa pensata da Me; insomma, qualunque cosa che faccio io farai tu.

Terzo: con questo operato insieme che abbiamo fatto, allontanati un istante da Me e va in mezzo alla creature, dando a tutti e a ciascuno tutto ciò che abbiamo operato insieme, cioè dando a ciascuno la mia Vita Divina e ritornando subito in Me per darmi a nome di tutti tutta quella gloria che dovrebbero darmi, pregando, scusandoli, riparando, amando… Sì, amami per tutti, saziami d’amore!”

(Volume 8 – Febbraio 9, 1908)

“Voglio te, tutta unita e stretta con Me; e questo non ti credere che lo devi fare quando soffri o preghi solo, ma sempre, sempre: se ti muovi, se respiri, se lavori, se mangi, se dormi, tutto, tutto come se lo facessi nella mia Umanità ed uscisse da Me il tuo operato, in modo che non dovresti essere tu altro che la scorza e, rotta la scorza della tua opera si dovrebbe trovare il frutto dell’opera divina. E questo devi farlo a bene di tutta quanta l’umanità, in modo che la mia Umanità si deve trovare come vivente in mezzo alle genti; perché facendo tu tutto, anche le azioni più indifferenti, con questa intenzione di ricevere da Me la vita, la tua azione acquista il merito della mia Umanità; perché, essendo Io Uomo e Dio, nel mio respiro contenevo i respiri di tutti, i movimenti, le azioni, i pensieri, tutto contenevo in Me, quindi li santificavo, li divinizzavo, li riparavo; onde facendo tutto in atto di ricevere da Me il tuo operato, anche tu verrai ad abbracciare ed a contenere tutte le creature in te ed il tuo operare si diffonderà a bene di tutti; sicché ancorché gli altri non Mi daranno niente, Io prenderò tutto da te”. 

(Volume 7 – Novembre 28, 1906)

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