Libro di Cielo - Volume 19°

Marzo 31, 1926 (9)

Chi fa la Divina Volontà deve possedere ciò che ad essa appartiene; come deve fare la Volontà di Dio come la fa Dio.

La mia povera mente si sperdeva nel Divin Volere ed una luce interminabile invadeva il piccolo cerchio della mia intelligenza, e mentre questa luce mi pareva come accentrata nella mia mente, si spandeva fuori e riempiva tutta l’atmosfera e penetrando fino nei cieli mi pareva come accentrata nella Divinità. Ma chi può dire ciò che si sentiva e comprendeva stando in quella luce? Si sentiva la pienezza della felicità, nessuna cosa poteva penetrare in quella luce, che potesse adombrare la gioia, la bellezza, la forza e la penetrazione dei segreti divini e la conoscenza degli arcani supremi.

Onde il mio sempre amabile Gesù, mentre io nuotavo in quella luce, mi ha detto:

“Figlia mia, questa luce, questo soggiorno così incantevole che non conosce né tramonto né notte, è la mia Volontà. Tutto è completo in essa: felicità, fortezza, bellezza, conoscenza dell’Essere Supremo, eccetera. Questa luce interminabile, che è la nostra Volontà, uscì dal seno della Divinità come retaggio dell’uomo, la più bella eredità che potevamo dargli. Essa uscì dall’intimo del nostro seno portando con sé parte di tutti i nostri beni, per farli ereditare dalla creatura e formarla tutta bella e santa ed a somiglianza di colui che l’aveva creata.

Vedi dunque, figlia mia, che significa fare e vivere nella mia Volontà, non c’è bene che esista e in cielo e in terra che essa[1] non possiede. Voglio che tu [questi beni] li conosci, altrimenti come puoi amarli e possederli e servirtene nelle diverse circostanze, se tu non li conosci? Se non sai che hai una fortezza divina a tua disposizione, per un nonnulla ti abbatterai; se non sai che una bellezza divina tu possiedi, non avrai il coraggio di stare con me alla famigliare, ti sentirai dissimile da me e non avrai l’arditezza di strapparmi che il Fiat venga a regnare sulla terra. Se [non] conosci che tutto ciò che ho creato è tuo, non mi amerai in tutte le cose e non avrai la pienezza del vero amore, e così di tutte le altre cose.

Se tu non conosci tutti i beni che possiede la mia Volontà, che non c’è cosa che ad essa non appartiene, e che tu devi possedere, succederebbe come ad un povero che gli fosse dato un milione, ma senza fargli conoscere che nel suo piccolo tugurio gli è stata messa quella somma. Poveretto, siccome non conosce il bene che possiede, continua la sua vita povera, mezzo digiuno, lacero vestito, e beve a sorsi le amarezze della sua povertà; ma se invece lo conosce, cambia la sua fortuna, cambia il tugurio in un palazzo, si ciba abbondantemente, veste con decenza e beve i dolci sorsi della sua ricchezza. Sicché per quanti beni uno può possedere, se non li conosce è come si non li avesse.

Ecco perciò la causa perché spesso spesso allargo la tua capacità e ti do altre conoscenze sulla mia Volontà e ti faccio conoscere tutto ciò che appartiene ad essa, affinché tu non solo possieda la mia Volontà, ma tutto ciò che ad essa appartiene.

D’altronde il mio Supremo Volere per venire a regnare nell’anima vuol trovare i suoi beni, i suoi domini, e l’anima deve farli suoi per fare che [il Supremo Volere], venendo a regnare in essa, trovi i suoi stessi domini dove poter distendere il suo regime, il suo comando; e se non trova cielo e terra nell’anima, su di che deve regnare? Ecco la necessità che tutti i beni il mio Volere vuole accentrare in te e tu devi conoscerli, amarli e possederli, affinché stando in te potesse trovare il suo regno, dominarlo e reggerlo”.

Onde stavo pensando a ciò che Gesù m’aveva detto, e più che mai vedevo la mia piccolezza e dicevo tra me: “Come poss’io accentrare tutto ciò che il Volere Divino contiene? Mi sembra che quanto più dice più piccola divento e più incapace mi sento, quindi come può essere ciò?”

E Gesù ritornando ha soggiunto: “Figlia mia, tu devi sapere che la mia Mamma celeste potette concepire me, Verbo eterno, nel suo seno purissimo, perché fece la Volontà di Dio come la faceva Dio. Tutte le altre prerogative che possedeva, cioè verginità, concepimento senza macchia originale, santità, mare di grazia che possedeva, non erano mezzi sufficienti per poter concepire un Dio, perché tutte queste prerogative non le davano né l’immensità né l’onniveggenza per poter concepire un Dio immenso e che tutto vede, molto meno la fecondità di poterlo concepire; insomma sarebbe mancato il germe per la fecondità divina. Invece col possedere il Supremo Volere come vita propria e col fare la Volontà di Dio come la faceva Dio, ricevette il germe della fecondità divina e con esso l’immensità, l’onniveggenza, e perciò in modo connaturale potette concepire[2] in lei, perché non mi mancava né l’immensità né tutto ciò che all’Essere mio appartiene.

Ora figlia mia, anche per te sarà come connaturale l’accentramento di tutto ciò che alla mia Volontà appartiene, se giungerai a fare la Divina Volontà come la fa lo stesso Dio. La Volontà di Dio in te e quella che regna in Dio stesso sarà una sola. Qual maraviglia dunque se tutto ciò che è di Dio e che questa Volontà regge, conserva e domina, sia anche tuo? Piuttosto quello che ci vuole è che conosci ciò che ad essa appartiene, affinché potessi amare i beni che possiedi ed amandoli acquisti il diritto di possedimento.

Questo fare la Volontà di Dio come la fa Dio fu il punto più alto, più sostanzioso, più necessario per la Mamma mia, per ottenere il sospirato Redentore. Tutte le altre prerogative furono la parte superficiale, la decenza, il decoro che a lei le conveniva. Così è per te; se vuoi ottenere il sospirato Fiat devi giungere a questo, di fare la Volontà di Dio come la fa Dio”.

 



[1] l’anima che vive nella Divina Volontà

[2] potette concepire, cioè potetti concepirmi

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