Libro di Cielo - Volume 19°

Settembre 5, 1926 (55)

Come chi vive nella Volontà Divina possiede [il diritto di] una paternità grande ed una figliolanza lunga: è figlia a tutti. Conserva l’anima nel suo principio e non scende dalla sua origine.

Mi sentivo oppressa, anzi come senza vita, per la privazione del mio dolce Gesù. La sua pena è sempre nuova e più trafiggente, in modo da formare nuove ferite da far sanguinare di dolore la povera anima mia. Ora mentre mi trovavo sotto l’incubo del dolore della sua privazione, il mio amato Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha stretta al suo Cuore Santissimo dicendomi:

“La figlia mia, la figlia nostra, la figlia della Mamma celeste, la figlia degli angeli e dei santi, la figlia del cielo, la figlia del sole, delle stelle, del mare. Insomma sei la figlia di tutti; tutti ti son padri ed a tutti sei figlia. Vedi quanto è grande la mia divina paternità! Com’è lunga la tua figliolanza!

Invece d’opprimerti, dovresti godere pensando che tutti ti sono padri ed a tutti sei figlia. Solo chi vive nella mia Volontà può avere il diritto di sì grande paternità e di sì lunga figliolanza; d’essere amata da tutti con amore paterno, perché tutti riconoscono in lei la figlia loro, perché, essendo le cose create tutte investite della mia Volontà dove essa regna trionfante e dominante, [esse] vedono in te la stessa Volontà che regna in loro, perciò tutti ti tengono come figlia delle loro viscere. Ci sono tanti vincoli tra te e loro, da oltrepassare in modo infinito i vincoli naturali che ci sono tra padre e figlio.

Sai tu chi non ti è padre? Quelli solo che non fanno regnare la mia Volontà in loro, non hanno nessun diritto su di te né tu hai nessun dovere verso di loro; è come roba che a te non appartiene.

Ma sai tu che significa possedere sì grande paternità e sì lunga figliolanza? Significa essere vincolata con vincoli di giustizia a tutta la ricchezza, gloria, onore, privilegi che possiede sì grande paternità. Sicché, come figlia mia, il tuo Gesù ti fa dono di tutti i beni della redenzione. Come figlia nostra resti dotata di tutti i beni della Trinità Sacrosanta. Come figlia della Sovrana Regina, lei ti dona i suoi dolori, le sue opere, il suo amore e tutti i suoi meriti materni. Come figlia degli angeli e dei santi, fanno a gara tra loro a cederti tutti i beni loro. Come figlia del cielo, delle stelle, del sole, del mare e di tutte le cose create, si sentono onorati che finalmente hanno la figlia loro per poter dare la loro eredità, e la mia stessa Volontà, regnante in esse[1], con la sua luce interminabile ti forma la scrittura di tutta la creazione. E tutti sentono la felicità, la gioia di poter dare la loro eredità, perché col poter dare non si sentono più sterili, ma fecondi; la fecondità porta la gioia, la compagnia, l’armonia, la gloria, la ripetizione della stessa vita.

Quanti padri e madri sono infelici, ad onta che son ricchi, perché non hanno prole? Perché la sterilità porta di per se stessa l’isolamento, l’amarezza, la mancanza di ogni appoggio e di felicità; e se pare che godano apparentemente, nel loro cuore hanno le spine della sterilità, che amareggia tutti i loro godimenti.

Sicché la tua grande paternità che possiedi e la tua lunga figliolanza è causa di gioia a tutti e molto più alla mia Volontà, che bilocandosi regna in te e ti costituisce figlia di tutte le cose da essa create, in modo che tutti sentono il tuo appoggio ed il contento di poter dare i beni che possiedono. Perciò la tua oppressione non è giusta in mezzo a tanti beni e felicità ed a tanti che ti proteggono, ti difendono e ti amano da vera figlia”.

Dopo di ciò mi sono abbandonata nelle braccia di Gesù e nella corrente della Divina Volontà per fare i miei soliti atti; e Gesù ritornando mi ha detto:

“Figlia mia, la mia Volontà conserva l’anima nella sua origine e non la fa uscire dal suo principio, che[2] Dio è che mantiene integra l’immagine divina nel fondo di essa, che sta racchiusa nell’intelletto, memoria e volontà. E fino a tanto che l’anima fa regnare la mia Volontà in lei, tutto è vincolato, tutto è in rapporto tra Creatore e creatura, anzi vive ai riflessi della Maestà Suprema e sempre cresce la nostra somiglianza in essa, e questa la fa distinguere che è figlia nostra.

Invece la volontà umana fa disconoscere la sua origine, la fa discendere dal suo principio; l’intelletto, la memoria e la volontà restano senza luce e l’immagine divina resta deformata ed irriconoscibile; [la volontà umana] spezza tutti i vincoli e rapporti divini, e perciò la volontà umana fa vivere l’anima ai riflessi di tutte le passioni, in modo che [l’uomo] diventa bruto e figlia[3] del nemico infernale, il quale cerca di scolpirgli la sua brutta immagine. Quanti mali non fa il proprio volere, devasta ogni bene e produce tutti i mali!”

Dopo ciò il benedetto Gesù mi ha trasportata fuori di me stessa e mi faceva vedere nelle creature come si era deformata la sua immagine; faceva orrore a vederla com’era irriconoscibile e brutta. La santità dello sguardo di Gesù rifuggiva di guardarle, ma la compassione del suo Cuore Santissimo lo spingeva ad aver pietà delle opere delle sue mani, deformate così brutte per colpa propria. Ma mentre Gesù era addolorato al sommo nel vedere così trasformata la sua immagine, siamo giunti a un punto dove erano tante le offese che gli facevano, che non potendone più ha cambiato aspetto di bontà e prendeva aspetto di giustizia e minacciava castighi. Terremoti, acqua e fuoco venivano messi contro i popoli per distruggere uomini e città. Io l’ho pregato che risparmiasse i popoli, e Gesù riconducendomi nel letto mi ha fatto parte delle sue pene.

 



[1] cose create

[2] poiché

[3] figlio

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