Libro di Cielo - Volume 19°

Settembre 3, 1926 (54)

Come il desiderio purga l’anima e stuzzica l’appetito. Come la Volontà Divina è penetrante e converte in natura i suoi effetti.

Mi sentivo tutta immedesimata col mio dolce Gesù e lo pregavo di cuore che vigilasse la povera anima mia, affinché nulla vi entrasse che non fosse di sua Volontà. Ora mentre ciò facevo, il caro mio Bene, la dolce mia vita, si è mosso nel mio interno e mi ha detto:

“Figlia mia, il desiderio di volere un bene e di volerlo conoscere purga l’anima e dispone la sua intelligenza a comprenderlo, la sua memoria a ricordarlo e la volontà sua si sente stuzzicare l’appetito di volerlo, per farne cibo e vita, e muove Iddio a darle quel bene e a farlo conoscere. Sicché il desiderio di volere un bene e di conoscerlo è come l’appetito al cibo; e siccome c’è l’appetito si sente il gusto, si mangia con piacere e si resta soddisfatti e contenti d’aver preso quel cibo e si resta col desiderio di gustarlo di nuovo. Invece se manca l’appetito, [di] quel cibo stesso, gustato con tanta avidità da una persona, l’altra che non ha appetito sente nausea, disgusto e giunge anche a soffrire.

Tale è il desiderio all’anima: è come l’appetito. Ed io, vedendo che il desiderio delle cose mie è il suo gusto, fino a farne cibo e vita, largheggio, largheggio tanto nel dare, che non mi stanco mai di dare. Invece chi non lo[1] desidera, mancando l’appetito, sentirà nausea delle cose mie. Si ripeterà il detto evangelico: sarà dato a chi tiene e sarà tolto quel poco che tiene a chi non appetisce i miei beni, le mie verità, le cose celesti (giusta pena per chi non desidera, non appetisce e non vuole saperne delle cose che a me appartengono), e se tiene qualche piccola cosa, è giusto che si tolga e si dia a coloro che possiedono molto”.

Onde dopo di ciò, stavo pensando, ed immedesimandomi col santo Voler Divino mi trovavo nella sua luce immensa, mi sentivo che i suoi raggi divini mi penetravano tanto da trasformarmi nella sua stessa luce. E Gesù uscendo dal mio interno mi ha detto:

“Figlia mia, com’è bella, penetrante, comunicativa, trasformatrice la luce della mia Volontà! Essa è più che sole, il quale battendo la terra dona con liberalità gli effetti che la sua luce contiene, né si fa pregare, ma spontaneo come la sua luce riempie la superficie della terra, dona a ciascuna cosa che trova ciò che tiene: dà al frutto la dolcezza ed il sapore, al fiore il colore e il profumo, alle piante lo sviluppo; a tutte le cose dà gli effetti ed i beni che contiene, non particolareggia[2] con nessuno; basta solo che la sua luce le tocca, le penetra, le riscalda, per fare l’opera sua.

Più che sole è la mia Volontà. Purché l’anima si esponga ai suoi raggi vivificanti e metta da banda le tenebre e la notte della sua volontà umana, la sua luce sorge ed investe l’anima e, penetrando nelle sue più intime fibre per purgarle le ombre e gli atomi dell’umano volere, come batte la sua luce e l’anima la riceve, comunica tutti gli effetti che contiene, perché la mia Volontà uscendo dall’Essere Supremo contiene tutte le qualità della natura divina. Quindi come la investe, così comunica la bontà, l’amore, la potenza, la fermezza, la misericordia e tutte le qualità divine, ma non in modo superficiale, ma reale, da trasmutare nella natura umana tutte le sue[3] qualità, in modo che l’anima sentirà in sé, come sua, la natura della vera bontà, della potenza, della dolcezza, della misericordia e così di tutto il resto delle qualità supreme. Solo la mia Volontà tiene questa potenza di convertire in natura le sue virtù, ma [solo] per chi si lascia in preda della sua luce e del suo calore e tiene lontano da sé la notte tenebrosa del proprio volere, vera e perfetta notte della povera creatura”.

 



[1] questo cibo

[2] probabilmente usa parzialità

[3] della Divina Volontà

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