Libro di Cielo - Volume 19°

Agosto 29, 1926 (52)

Sulla natura del vero bene, il quale si trova nella Volontà Divina. Benedizioni di Gesù al titolo da darsi agli scritti sulla sua Santissima Volontà.

La mia povera mente è sempre di ritorno nel centro supremo del Volere eterno; e se qualche volta penso ad altro, Gesù stesso con un suo detto chiama la mia attenzione a valicare il mare interminabile della sua Santissima Volontà. Onde siccome pensavo ad altro, il mio dolce Gesù, geloso, mi ha stretta a sé e mi ha detto:

“Figlia mia, sempre nella mia Volontà ti voglio, perché in essa c’è la natura del bene. Un bene allora si può chiamare vero bene, quando non finisce mai né ha principio né fine. Il bene, quando tiene il suo principio ed il suo fine, è pieno d’amarezze, di timore, d’ansietà ed anche di passione. Tutto questo rende infelice lo stesso bene, e molte volte si passa con facilità dal bene delle ricchezze alle miserie, dalla fortuna si passa all’infor­tunio, dalla salute alla malattia, perché tutti i beni che hanno principio sono vacillanti, passeggeri, caduchi e si risolvono nella fine del nulla.

Perciò la natura del vero bene la possiede la mia Volontà Suprema, perché non ha né principio né fine, e perciò il bene è sempre eguale, sempre pieno, sempre stabile, non soggetto a nessuna mutazione. Ecco perciò, tutto ciò che l’anima fa entrare nel Supremo Volere, tutti i suoi atti formati in esso acquistano la natura del vero bene, perché fatti in una Volontà stabile, non movibile, che contiene beni eterni senza misura. Sicché il tuo amore, la tua preghiera, i tuoi ringraziamenti e tutto ciò che puoi fare prendono posto in un principio eterno che non finisce mai, e perciò acquistano la pienezza della natura del bene. Quindi la tua preghiera acquista il pieno valore ed il frutto completo, in modo che tu stessa non potrai comprendere dove si stenderanno i frutti e i beni della tua preghiera. Essa girerà l’eternità, si darà a tutti e nel medesimo tempo resterà sempre piena nei suoi effetti. Il tuo amore acquista la natura del vero amore, di quell’amore incrollabile che mai vien meno e mai finisce, che ama tutti e si dà a tutti e resta sempre con la pienezza del bene della natura del vero amore. E così tutto il resto.

[A] tutto ciò che entra nella mia Volontà, la sua forza creatrice comunica la sua stessa natura e li[1] converte in atti suoi, perché non tollera in essa[2] atti dissimili dai suoi. E perciò si può dire che gli atti della creatura fatti nella mia Volontà entrano nelle vie imperscrutabili di Dio, né si possono conoscere tutti gli innumerevoli effetti. Ciò che non ha principio né fine si rende incomprensibile alle menti create, che hanno il loro principio, perché, mancando in loro la forza di un atto che non ha principio, tutte le cose divine e tutto ciò che entra nella mia Volontà si rendono ininvestigabili ed imperscrutabili.

Vedi dunque il gran bene dell’operare nella mia Volontà, in qual punto alto eleva la creatura, come le viene restituita la natura del bene, come la uscì dal suo seno il suo Creatore. Invece tutto ciò che si può fare fuori della mia Volontà, fosse anche bene, non si può chiamare vero bene; primo ché manca l’alimento divino, la sua luce, e [secondo] sono [atti] dissimili dagli atti miei, togliendo all’anima la somiglianza dell’immagine divina, perché la sola Volontà mia è quella che la fa crescere a mia somiglianza, e tolta questa si toglie il più bello, il valore più grande all’operato umano. Sicché sono opere svuotate di sostanza, di vita e di valore; sono come piante senza frutto, come vita senza sostanza, come statue senza vita, come lavori senza mercede, che stancano le membra dei più forti. Oh, la gran differenza tra l’operare nella mia Volontà e tra l’operare senza di essa! Perciò sii attenta né darmi questo dispiacere di farmi vedere in te un atto che non dà di mia somiglianza”.

Onde dopo di ciò è scomparso; ma dopo poco è ritornato come irrequieto per le offese ricevute, e rifugiandosi in me voleva prendere riposo. Ed io gli ho detto: “Amor mio, ho tante cose da dirti, tante cose da stabilire tra me e te. Tengo da chiederti che la tua Volontà sia conosciuta e che il suo regno abbia il suo pieno trionfo. Se tu riposi, io non posso dirti nulla, debbo tacere per farti riposare”.

E Gesù, spezzando il mio dire, con una tenerezza indicibile mi ha stretta a sé forte forte e baciandomi mi ha detto: “Figlia mia, com’è bella la preghiera sul tuo labbro sul trionfo del Regno del Supremo Volere! È l’eco della mia stessa preghiera, dei miei sospiri e di tutte le mie pene. Ora voglio vedere ciò che hai scritto nel titolo da darsi agli scritti sulla mia Volontà”.

E mentre ciò diceva, prendeva questo libro fra le sue mani e pareva che leggesse ciò che sta scritto il 27 agosto. Mentre leggeva restava pensoso, come se si mettesse in profonda contemplazione, in modo che io non ardivo dirgli nulla; solo sentivo che il suo cuore gli batteva forte forte, come se volesse scoppiare. Poi si è stretto al suo petto il libro, dicendo: “Benedico il titolo, lo benedico di cuore, e benedico tutte le parole che riguardano la mia Volontà”. Ed alzando la sua destra con una maestà incantevole, ha pronunziato le parole della benedizione, e fatto ciò è scomparso.

 



[1] gli atti della creatura

[2]

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