Libro di Cielo - Volume 19°

Luglio 26, 1926 (41)

I gradi che ci sono nel Supremo Volere.

Continuo il mio solito abbandono nel Supremo Volere, ed il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha detto: “Figlia mia, [vedi] come la luce del sole non viene goduta da tutti ugualmente, non da parte del sole, perché le opere mie contenendo il bene universale fanno il bene a tutti senza restrizione alcuna, ma da parte delle creature.

Supponi che una persona stia nella sua stanza. Questa tale non gode tutta la vivezza della luce, e se gode è una luce mite, non gode il suo calore. Invece se un’altra sta fuori dell’abitato, questa gode più luce, sente il calore del sole; il calore purifica, disinfetta l’aria putrida, e [essa] gode l’aria purificata, s’invigorisce e sente più sanità. Sicché la seconda gode di più dei beni che il sole porta alla terra.

Ma passa avanti. Una terza persona si va a mettere a quel punto dove i raggi solari battono la superficie della terra. Questa si sente investita dai suoi raggi, si sente scottare dal calore del sole; la vivezza della sua luce è tanta che [la persona] riempiendosi l’occhio stentatamente può guardare la terra. Si vede come trasfusa nella stessa luce, si può dire; ma perché poggia i piedi sulla terra, [si può dire] che [ancora un] poco sente della terra, di sé stessa, ma vive tutta per il sole. Vedi che gran differenza c’è tra la prima, la seconda e la terza?

Ma passa avanti ancora. Una quarta spicca il volo nei raggi solari, s’innalza fino al centro della sua sfera. Questa resta bruciata dall’intensità del calore che il sole contiene nel suo centro. L’intensità della luce l’ecclissa totalmente in modo che resta sperduta, consumata nello stesso sole. Questa quarta non può più guardare la terra né pensare a sé stessa, e se guarderà, guarderà luce, sentirà fuoco; sicché per lei tutte le cose sono finite, la luce e il calore si sono sostituiti alla sua vita. Che gran differenza c’è tra la terza e la quarta! Ma tutte queste diversità non sono da parte del sole, ma da parte delle creature, ed a secondo che[1] si espongono alla luce del sole.

Ora il sole è l’immagine della mia Volontà, che più che sole dardeggia i suoi raggi per convertire coloro che vogliono vivere nel suo regno tutti in luce ed amore. L’immagine di queste persone sono i quattro gradi di vivere nella mia Volontà.

La prima si può dire che non vive nel suo regno, ma solo alla luce che dal mio regno spande a tutti il sole del mio Volere. Si può dire che è fuori dei suoi confini e, se gode una scarsa luce, è per la natura della luce che si spande ovunque. La sua natura, le sue debolezze e passioni le formano come un’abitazione intorno e formano l’aria infetta e putrida, che respirandola [lei] vive malaticcia e senza vivezza e forza nel fare il bene. Ma con tutto ciò è rassegnata, sopporta alla meglio gli incontri della vita, perché la luce della mia Volontà per quanto mite porta sempre il suo bene.

La seconda è l’immagine di chi è entrato nei primi passi dei confini del Regno del Supremo Volere. Questo gode non solo più luce, ma gode pure il calore; quindi l’aria che respira è pura e respirandola si sente morire le passioni, è costante nel bene, sopporta non solo con pazienza le croci, ma con amore; ma siccome è ai primi passi dei confini, guarda la terra, sente il peso della natura umana.

Invece la terza essendo l’immagine di chi si è inoltrato nei confini di questo regno, è tale e tanta la sua luce, che le fa dimenticare tutto, non sente più nulla di sé stessa. Il bene, le virtù, le croci si cambiano in natura, l’ecclissano, la trasformano ed appena le lasciano guardare da lontano ciò che a lei più non appartiene.

La quarta è la più felice, perché è l’immagine di chi non solo vive nel mio regno, ma di chi ne ha fatto acquisto. Questa subisce la consumazione totale nel sole supremo del mio Volere; la forza della luce è tanto fitta, che essa stessa diventa luce ed amore.

Quindi ci sarà differenza di gradi nel Regno della mia Volontà, a secondo che le creature vorranno prendere dei suoi beni; ma i primi gradi saranno spinte e vie per giungere all’ultimo. Per te poi che lo devi far conoscere, c’è tutta la necessità che viva nell’ultimo grado”.

 



[1] di quanto

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